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Sezione Locale della Società Psicoanalitica Italiana

 

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Volazioni dei diritti umani nel mondo

Intervista a Riccardo Noury, Portavoce di Amnesty Internetional

di Patrizia Montagner

L’intervista che segue è nata da una serata del Ciclo sulle “Violazioni dei diritti Umani”, in cui abbiamo avuto come ospite Riccardo Noury, portavoce di Amnesty international.

Il tema della serata era “Volazioni dei diritti umani nel mondo”

 

Nella conversazione svoltasi su zoom, Noury ci ha raccontato qual’è la missione di Amnesty e in quale modo l’Associazione Internazionale, molto attiva in Italia, ha scelto di operare. Ci ha parlato anche della storia e della sua lunga esperienza in diversi Paesi del Mondo.

Il ricchissimo materiale e la straordinaria esperienza che ci ha presentato non sono certamente riassumibili in poche righe, tuttavia, come psicoanalista sono stata particolarmente interessata ad alcuni aspetti emersi nel lavoro di Amnesty che sono comuni al lavoro psicoanalitico, pur essendo naturalmente il metodo e gli obbiettivi che l’Associazione segue, totalmente diversi da quelli della psicoanalisi.

Il primo dei temi comuni riguarda la ricerca della Verità, non la verità interiore e la verità psichica dell’individuo, alla quale guarda lo psicoanalista, ma quella concreta: che cosa succede realmente in uno stato, quali azioni vengono commesse contro i diritti umani? Quali persone ne sono vittime e quali i perpetratori? Questa due verità si congiungono in una sola, complessa.

Un secondo elemento davvero importante riguarda la speranza: essa viene fatta germogliare e crescere creando un contesto di supporto sia alla persona che al gruppo con la presenza e la vicinanza, e ribadendo che il rispetto della legge è un diritto. Questo pare scontato, ma in realtà per chi è vittima di violenze e abusi sapere che essi prima di tutto sono riconosciuti come tali è un grande sollievo. E’ il primo passo per uscirne.  Amnesty poi lavora a ripristinare il rispetto della Legge, intervenendo sia a livello più locale, che confrontandosi con Organismi nazionali e internazionali. Fortunatamente molti interventi hanno buon esito: leggi in favore dei diritti vengono promulgate, al contrario leggi che li limitano vengono abolite, prigionieri di coscienza vengono liberati. Un esempio è l’intenso lavoro che Amnesty ha svolto e continua a svolgere a favore di Patrick Zaki, intenso e silenzioso. Lavoro che non ha ancora portato ad un buon esito, ma che dà speranza. Perchè proprio questo è il punto che accomuna il loro lavoro al nostro, il mantenimento della fiducia che ci sarà un futuro diverso e che la condizione attuale di sofferenza avrà fine.

 Per Amnesty la speranza che la persona o l’intero popolo possano recuperare concretamente una maggiore libertà, per noi psicoanalisti la speranza che la persona sofferente, che non può beneficiare di una libertà interiore, che è limitata e costretta nelle sue scelte da catene interiori, se ne liberi, o almeno le allenti abbastanza da poter iniziare a scegliere.

Il terzo punto è proprio l’attenzione alla persona, come facciamo noi, anche quando lavoriamo nei gruppi o nei contesti sociali: il lavoro clinico è attenzione alla persona.  Così anche Amnesty pone in primo piano ciascuno di coloro che subiscono o che invece sono perpetratori di violazioni. Noury ha chiamato per nome ciascuno di coloro alla cui liberazione ha lavorato, li conosce e li ha in mente, così come sentiamo e facciamo noi, con ognuno dei nostri pazienti, nelle loro necessità, nella loro diversità, nella loro individualità.

Riccardo Noury
Dal 2003 il portavoce di Amnesty International Italia, organizzazione per la difesa dei diritti umani di cui fa parte dal 1980. Ha scritto “Non sopportiamo la tortura” (Rizzoli Libri Illustrati, 2001), “Poesie da Guantánamo” (2007), “La testa altrove” (Infinito Edizioni, 2020), “La stessa lotta, la stessa ragione” (People Pub, 2020), “Molla chi boia. La lenta fine della pena di morte negli Usa” (Infinito Edizioni, 2022) e “Qatar 2022. I Mondiali dello sfruttamento” (Infinito Edizioni, 2022).
È coautore di “Un errore capitale” (Edizioni Cultura della pace, 1998) e “Srebrenica. La giustizia negata” (Infinito Edizioni, 2015). Ha curato “I dimenticati. Coloro che non sono ripartiti dopo la pandemia” (Infinito Edizioni, 2020) e “Le donne di Minsk” (Infinito Edizioni, 2021).
Dal 2003 è responsabile dell'edizione italiana del Rapporto annuale di Amnesty International. Scrive, attraverso i suoi blog, su Corriere della Sera, Fatto quotidiano, Focus on Africa, Articolo 21 e Pressenza. Collabora al quotidiano Domani.

PM-  Lei è Portavoce di Amnestry International Italia dal 2003, e ne fa parte dal 1980.

Siamo interessati a conoscere che cosa fa Amnesty e che compiti si è data. Mi è parso che un modo efficace di fare conoscenza sia parlare del vostro lavoro più recente.  È stato presentato in questi giorni il Rapporto di Amnesty International sulla situazione dei diritti umani nel mondo nel 2022-2023.  Esso riguarda una vostra indagine su ben 156 Paesi. Un testo molto ricco e argomentato. Voi parlate delle violazioni suddividendole come: Guerra, Protesta, Patriarcato. Vuole illustrarci questo Rapporto?

 

RN- Il rapporto del 2022-2023 evidenzia il fatto che ancora oggi, dopo 75 anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, si continua ad assistere a violazioni dei diritti umani in tutto il mondo, soprattutto nei confronti di minoranze, donne e minori.

Uno dei temi centrali che è stato sottolineato dal rapporto è l’atteggiamento ipocrita degli Stati Occidentali, che abbiamo definito “doppi standard”, soprattutto per quanto riguarda l’accoglienza dei migranti, in cui vi è stato un atteggiamento opposto nell’accoglienza in base alla nazionalità di chi cercava rifugio.

Un altro degli elementi chiave del Rapporto è la repressione delle proteste pacifiche in molti paesi, che in questi ultimi anni è aumentato in maniera significativa, grazie anche all’emergenza della pandemia che è stata un’arma usata da molti governi autoritari per aumentare il loro potere e reprimere il dissenso.

Inoltre, proprio il 2022 è stato l’anno dello scoppio della guerra in Ucraina, che abbiamo sentito come molto vicina a noi, anche se nel frattempo nel mondo continuano a combattersi numerose guerre e ad esserci repressioni e violenze, come ad esempio in Siria.

La questione del patriarcato rimane purtroppo ancora attuale: in tutto il mondo le donne continuano a subire gravi violazioni dei loro diritti, violenze, omicidi e discriminazioni. In Italia, solo nel 2022, ci sono state oltre 100 donne vittime di violenza domestica. In aggiunta a ciò, il diritto all’aborto nel nostro paese è reso sempre meno accessibile, soprattutto in alcune regioni. In sostanza guerra, protesta e patriarcato sono le tre parole chiave che riassumono i temi centrali che caratterizzano la situazione attuale dei diritti umani a livello globale oggi.

 

PM Ci sembra che il lavoro di Amnesty si muova nella direzione di cercare di ristabilire dei confini di verità rispetto ai fatti e che stia cercando di ottenere che la legge intervenga per ristabilire i diritti violati. Quali sono gli ostacoli più grandi che trovate rispetto a verità e giustizia? E che ruolo ha l’opinione pubblica in questi processi di chiarificazione?

Amnesty International si impegna attivamente per chiedere verità e giustizia e cercare di ottenere che la legge intervenga per ripristinare i diritti violati.

Abbiamo una sezione interna di lobbying politico-istituzionale, con lo scopo di intervenire direttamente sui governi e le autorità. Spesso gli ostacoli più grandi che incontriamo rispetto a verità e giustizia includono l’impunità, la mancanza di accesso alle informazioni e alle prove, nonché la disinformazione.

Per questo lavoriamo sull’attirare l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale attraverso le nostre campagne, le manifestazioni pubbliche e la mobilitazione sociale. Crediamo che la pressione da parte dell’opinione pubblica sia il mezzo più efficace per ottenere dei risultati.

 

-PM Uno degli aspetti che interessa noi psicoanalisti è la ripetizione dei comportamenti e degli avvenimenti problematici e/o patologici che noi osserviamo sia nei nostri pazienti che nelle situazioni di gruppo. Lei riconosce una tendenza alla ripetitività nei meccanismi che stanno alla base delle violazioni dei diritti umani?

 

RN-Ogni situazione di violazione dei diritti umani richiede una comprensione approfondita del contesto specifico.

Esistono purtroppo dei meccanismi che spesso si ripetono nella violazione dei diritti umani, che riflettono dinamiche di potere, discriminazione, repressione e mancanza di responsabilità. La tortura e i maltrattamenti, l’uso della violenza da parte delle forze di sicurezza, la detenzione arbitraria, le esecuzioni extragiudiziarie, la limitazione della libertà di espressione e di associazione, la discriminazione di genere, etnia o religione, e molte altre violazioni dei diritti umani, si verificano in diverse parti del mondo, spesso seguendo schemi simili.

 

– PM Lei ci ha ricordato, nella serata insieme, che fortunatamente Amnesty raccoglie anche molti successi, e che quotidianamente lei dà notizia di prigionieri liberati, di nuove leggi promulgate, di violazioni fermate ecc.

Vuole raccontarci un pò di queste cose buone che stanno avvenendo grazie al vostro lavoro?

 

RN- All’inizio di aprile è stato approvato in Uzbekistan il reato di violenza domestica, dopo anni di campagne.

Qualche giorno prima in Malesia era stata cancellata l’obbligatorietà della pena di morte per ben 12 reati.

Un’altra delle storie a cui siamo più affezionati è quella di Hakamada Iwao, un uomo di nazionalità giapponese di 87 anni, che da 45 anni si trovava ne braccio della morte per un reato che non aveva commesso. Finalmente, dopo anni di ingiustizie subite, gli è stato concesso il diritto a un nuovo processo e quindi la possibilità anche di uscire dal carcere.

Un altro grande traguardo che Amnesty è riuscita ad ottenere con l’appoggio dei suoi sostenitori e attivisti è il rilascio di Ghassan al-Sharbi, 49enne di nazionalità saudita, che per 21 anni è stato detenuto nel centro di detenzione di Guantanamo.

 

PM- E’ di grande interesse per noi conoscere un pò di più la storia del suo personale lavoro in Amnesty. Ci sono stati dei momenti particolarmente difficile che ha attraversato o delle situazioni che l’hanno particolarmente toccata? E dei momenti belli che ricorda con piacere e che la sostengono nel proseguo del suo lavoro?

 

RN- Ogni giorno accadono fatti, riguardanti i diritti umani, che possono abbattere o esaltare. È come stare perennemente su un’altalena, tra alti e bassi. Certamente, la mattina del 24 febbraio 2022, quando la Russia invase l’Ucraina, ho provato sensazioni terribili che mi hanno riportato indietro a quel giorno del marzo 2003 quando cadde la prima bomba statunitense sull’Iraq. Situazioni del tutto diverse ma col medesimo scenario: l’inizio di un periodo drammatico per i diritti umani, come poi è stato nell’uno e nell’altro caso.

I momenti belli per fortuna sono tanti e sono legati ai tanti incontri con ex prigionieri alla cui scarcerazione Amnesty International ha contributo. Ogni volta racconto il più recente: quello con Issa Amro, difensore dei diritti umani palestinese, che siccome non fa sconti a nessuno ogni tanto viene imprigionato dalle autorità israeliane e, prima o dopo, da quelle della Palestina. In tutte queste occasioni, avverto grande riconoscenza nei confronti di Amnesty International.

 

PM Le chiedo infine che cosa ciascuno di noi potrebbe fare per aiutare il rispetto dei diritti umani. E nello specifico che cosa si può fare per collaborare con Amnesty?

 

RN- Sono tante le possibilità per collaborare con Amnesty: si può innanzitutto sostenere le nostre campagne con una semplice firma ai nostri appelli.

Inoltre, si può anche partecipare in maniera più attiva prendendo parte alle nostre azioni e manifestazioni pubbliche, diventando un vero e proprio attivista.

Alla base della partecipazione attiva però vi deve essere la consapevolezza e la conoscenza dei diritti umani e delle modalità che la nostra associazione utilizza per cercare di difenderli, quindi, prendere parte ad incontri o laboratori è un ottimo modo per conoscere da vicino la nostra realtà e per diventare partecipanti attivi.

Patrizia Montagner, Portogruaro (Ve)

Centro Veneto di Psicoanalisi

patmontagner28@gmail.com

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