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Sezione Locale della Società Psicoanalitica Italiana

 

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L’Es a cent’anni da L’Io e l’Es: introduzione

di Patrizio Campanile

(Venezia), Membro Ordinario con funzioni di Training della Società Psicoanalitica Italiana, Presidente del Centro Veneto di Psicoanalisi.

Le due parti che compongono questo volume rispecchiano due momenti: la prima risposta al progetto di lavoro sulla tematica Es nel momento in cui è stata programmata la giornata di studio che poi si è svolta a Padova presso il Centro Veneto di Psicoanalisi (3/12/2022) e, poi, successivi contributi e approfondimenti. La ricerca potrebbe certamente proseguire, ma penso che ciò che ne è risultato possa dare un apporto per consolidare la base di partenza di ulteriori riflessioni sull’argomento, chiarire almeno alcuni dei punti nodali che sono rimasti o rimangono insoluti, aprire possibili prospettive di pensiero e ricerca senza escludere uno sguardo su come questa tematica può evocare peculiari reazioni sulla base di personali sensibilità, inclinazioni o esperienze. L’insieme credo possa ben affiancare quanto è stato prodotto sull’argomento in questi cent’anni e spero possa offrire spunti per proseguire nello studio e nella elaborazione.

Per avviare la riflessione era stata distribuita agli invitati una messa a punto dell’argomento in cui erano delineati interrogativi e prospettive da approfondire. Questa ‘sollecitazione preliminare’ che si potrà leggere qui di seguito era stata anche messa a disposizione degli iscritti al Convegno come introduzione ai lavori della giornata ed era stata data per conosciuta da parte dei partecipanti.

La prima parte del volume riporta quindi i materiali presentati in quell’occasione nell’ordine in cui sono stati proposti alla discussione: dopo l’apertura di Sarantis Thanopulos – Presidente della SPI –, la Relazione che l’Esecutivo del Centro Veneto ha deciso di chiedere ad Antonio Alberto Semi ed i contributi di alcuni Soci del Centro Veneto. Seguono tre lavori che sono stati chiesti agli analisti che nelle diverse Sezioni dell’Istituto Nazionale di Training della S.P.I. da anni tengono corsi su L’Io e l’Es. Si è voluto, in questo modo, mettere assieme orientamenti e sensibilità che potessero dare una panoramica di ciò che viene messo a disposizione dei futuri psicoanalisti. Nella Sezione Veneto-Emiliana per molti anni questo insegnamento era stato affidato ad Angelo Battistini cui, solo negli ultimi anni, ero subentrato. Avevo pertanto pensato che a lui andasse chiesto di portare la voce della nostra Sezione di Training assumendo io il compito di amministrare il confronto sotto forma di tavola rotonda. Purtroppo, la malattia che poi lo ha portato alla morte gli ha impedito di essere tra noi e per chi gli è stato collega e amico è stato un grande dolore, per tutti certamente una perdita.

Il dibattito che ha concluso la tavola rotonda ha messo in evidenza una notevole diversità di approcci tanto che è risultato difficile farne una sintesi come ci eravamo inizialmente prefissati di fare.

La seconda parte riunisce i lavori che si sono aggiunti successivamente: si tratta, per la maggior parte, di articoli da me richiesti interpellando Autori ai quali è stato proposto, sulla base delle loro specifiche competenze, di integrare la panoramica e così approfondire l’argomento.

Messa a punto dell’argomento

Quando, negli ultimi tempi della sua vita, scrive il Compendio di psicoanalisi ove riprende in modo sistematico e definitorio la materia che, presentata nel L’Io e l’Es, ha sistematizzato nella seconda topica o teoria strutturale, Freud ribadisce che per affrontare ciò che ci è sconosciuto (e sconosciuto è tutto ciò che sta tra il corpo in senso stretto, biologico, e il suo funzionamento da una parte, ed i nostri atti di coscienza, dall’altra) non possiamo che ricorrere a costruzioni ausiliarie. Per questo, da sempre, aveva cercato di mappare tale spazio intermedio e sconosciuto proponendo le sue rappresentazioni topiche. Lo svolgimento di questo compito, dice, “non è potuto avvenire senza la formulazione di nuove ipotesi e la creazione di nuovi concetti […] Tali ipotesi e concetti possono rivendicare lo stesso valore di approssimazione alla verità di analoghe costruzioni ausiliarie in altri campi delle scienze naturali, e sono in attesa di modifiche, rettifiche e determinazioni più rigorose grazie all’accumulo e alla selezione delle esperienze. È inoltre in perfetto accordo con le nostre aspettative che i concetti fondamentali della nuova scienza, i suoi princìpi (pulsione, energia nervosa eccetera) rimangano indeterminati per un periodo di tempo piuttosto lungo, come lo sono stati i concetti e i princìpi delle scienze più antiche (forza, massa, attrazione)”.

È stato sufficiente un secolo per arrivare a determinazioni più rigorose ed eventualmente pervenire a modifiche e rettifiche come Freud aveva previsto e forse auspicato? Quanto la psicoanalisi del dopo Freud si è cimentata in questo compito e quanto lo sta tuttora ritenendo necessario?

Questi alcuni interrogativi di carattere generale che stanno sullo sfondo ad ogni approfondimento, ma intento di questa giornata è dedicare attenzione a quella che appare a tutt’oggi l’istanza più oscura, meno chiarita, probabilmente meno usata come punto di riferimento per sviluppare la teoria e la teoria della clinica: l’Es. Dall’eredità arcaica alle pulsioni … si aprono miriadi di interrogativi e difficoltà per i diversi orientamenti psicoanalitici.

Eppure, affrontare questo terreno potrebbe essere un buon tramite per sviluppare confronti e collaborazione con chi si occupa del corpo in senso stretto, del suo funzionamento e delle relative alterazioni e quindi delle malattie che per lo psicoanalista in seduta sono una realtà che affronta sempre come fenomeno psicosomatico giacché è comunque il soggetto di quel tale corpo che viene incontrato e di cui la coppia analitica si deve prendere cura.

La psicosomatica non è certo uno dei campi universalmente più approfonditi e la nozione di conversione, che pure serviva a legare i destini di impulsi e rappresentazioni ad eventuali loro esiti nel corpo, è pressoché scomparsa come concetto ritenuto utile e per questo impiegato. 

Si tratta di questioni che possono esser liquidate come troppo astratte nella loro valenza teorica, ma che potrebbero essere un terreno di sviluppo per la ricerca psicoanalitica e non trascurabile nella clinica.

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Freud ha ripetutamente lamentato che il punto di vista economico fosse erroneamente trascurato; quanto la nozione di energia psichica è utile nella clinica? E quanto una generica considerazione dell’energia psichica può eventualmente essere sufficiente in assenza del riferimento alla pulsione?

Questo riferimento è ancora riconosciuto come strettamente legato alla biologia? Biologia che, accanto alle vicissitudini della specie umana, creano, per Freud, un deposito nell’Es. Lì, dice, dobbiamo supporre “un processo che non essendo né conscio né preconscio si svolge fra importi energetici in un substrato di cui non riusciamo a farci un’idea” (1932, 199).

Questa energia è energia pulsionale? E cosa intendere per pulsione? Di per sé va considerata pulsionale o va supposta un’energia indifferenziata, depulsionalizzata, neutralizzata? Ed allora, prima o dopo, può esser utile raffigurarsi un’energia non pulsionale?

La supposta da Freud ed eventuale regressione dell’Es (1922, 516) può essere in qualche modo collegata al venir meno della qualità pulsionale a causa di un ritorno a mera istintualità?

Questi alcuni interrogativi derivanti dalla lettura de L’Io e l’Es.

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Dieci anni dopo la stesura di questo saggio, Freud nella Lezione XXXI precisa: “Questo pronome impersonale sembra particolarmente adatto a esprimere il carattere precipuo di questa provincia psichica, la sua estraneità all’Io” (1932, 184). In questo modo viene indicato “quanto nel nostro essere vi è di impersonale e, per così dire, di naturalisticamente necessitato” (ibid.), essendo questa “la parte oscura, inaccessibile della nostra personalità” (1932, 185). Se quel ‘naturalisticamente necessitato’ ripropone le questioni ora citate, la considerazione di un percorso dall’impersonale al personale ha aperto un orizzonte che nei decenni successivi ha portato al centro della ricerca psicoanalitica la questione del soggetto, del suo costituirsi, degli eventuali sviluppi o regressioni.

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Nello stesso testo Freud introduce un’idea che complica ulteriormente la materia: l’Es, dice, va pensato come stratificato (185). Ne ricaviamo un’immagine complessa ed articolata. Non solo: Es ed Io non vanno pensati come nettamente distinti; anzi dopo aver distinto, dice Freud, dobbiamo riunire e per rappresentarne i confini, volendo usare i colori, andrebbero individuate “aree cromatiche sfumanti l’una nell’altra” (190). E’, però, lo stesso Es che va pensato come stratificato per rappresentare, si può supporre, diversi gradi in cui si strutturano diversi livelli della realtà psichica e dell’intreccio somatopsichico.

Quanto la supposta resistenza dell’Es (vedi Analisi terminabile e interminabile, 1937) va ascritta agli ‘strati’ più profondi, dove eventualmente la pulsione di vita non ha ancora preso il controllo, sempre da supporre parziale, della pulsione di morte?

Si aggiunga: nella rappresentazione che dà dell’apparato psichico nella Lezione XXXI (189) l’Es è rappresentato “aperto all’estremità verso il somatico, da cui accoglie i bisogni pulsionali” (185). Cioè: l’Es mira a rappresentare un momento ipotetico (con uno spostamento dal temporale allo spaziale) in cui le spinte provenienti dal corpo trovano una prima collocazione nell’apparato psichico? Entrano cioè a far parte del sistema articolato, stratificato e mobile inconscio↔preconscio↔conscio. Dirà Freud nel Compendio (1938): nell’Es le pulsioni “trovano, in forme che non conosciamo, una prima espressione psichica” (572).

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Un problema non da poco è la collocazione del rimosso: “confluisce con la parte rimanente dell’Es” (188). I contenuti respinti vanno collocati nel corpo o in uno degli ‘strati’ più profondi dello psichico, laddove maggiormente psichico e corporeo coincidono. Sono riconducibili a questi interrogativi la questione della conversione ed ancor più quella della psicosomatica.

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Anche la questione tempi non è da poco: quando avviene la differenziazione iniziale dell’Io dall’Es? Iniziale, in quanto poi i rapporti tra i due ‘territori’ non sono definitivamente e rigidamente stabiliti (“Wo Es warsoll Ich werden“, tradotto da OSF “Dove era l’Es, deve subentrare l’Io”, Lez. XXXI, 190). Iniziale, ma non così primaria se, come dice Freud “la differenziazione si compie all’epoca della piccola infanzia” e se, come spiega Musatti nell’Avvertenza Editoriale ai Tre Saggi (1905), la locuzione usata da Freud, früher Kindheit, rinvia ad un periodo che va dai due anni e mezzo ai sei anni (cfr. OSF, vol. IV, 445-6)

Per affrontare ciò che ci è sconosciuto (e sconosciuto è tutto ciò che sta tra il corpo in senso stretto, biologico, e il suo funzionamento da una parte, ed i nostri atti di coscienza, dall’altra), secondo Freud, non possiamo che ricorrere a costruzioni ausiliarie. Per questo, da sempre, ha cercato di mappare tale spazio intermedio e sconosciuto proponendo le sue rappresentazioni topiche. Lo svolgimento di questo compito, dice, “non è potuto avvenire senza la formulazione di nuove ipotesi e la creazione di nuovi concetti […] Tali ipotesi e concetti possono rivendicare lo stesso valore di approssimazione alla verità di analoghe costruzioni ausiliarie in altri campi delle scienze naturali, e sono in attesa di modifiche, rettifiche e determinazioni più rigorose grazie all’accumulo e alla selezione delle esperienze”.

È stato sufficiente un secolo per arrivare a determinazioni più rigorose ed eventualmente pervenire a modifiche e rettifiche come Freud aveva previsto e forse auspicato? Quanto la psicoanalisi del dopo Freud si è cimentata in questo compito e quanto lo sta tuttora ritenendo necessario?

 

Bibliografia

Freud S. (1922). L’Io e l’Es. O.S.F., 9.

Freud S. (1932). Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni). O.S.F., 11.

Musatti C. (1970). Avvertenza editoriale ai Tre Saggi OSF, 4.

Freud S. (1937). Analisi terminabile e interminabile. O.S.F., 11.

Freud S. (1938). Compendio di psicoanalisi. O.S.F., 11.

 

 

Patrizio Campanile, Venezia

Centro Veneto di Psicoanalisi

patrizio.campanile@libero.it

 

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