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DELTA

di Silvia Mondini

Titolo: “Delta”

Dati sul film: regia di Michele Vannucci, Italia, 2023, 105.

Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=mbClF9gcNM0&ab_channel=FilmIsNowTrailer%26ClipinItaliano

Genere: drammatico

 

 

“Delta”, di Michele Vannucci, è un film di frontiera. Un “western contemporaneo” — come lui ama definirlo — in cui motore dell’azione è l’incontro/scontro tra il bisogno di conquista di un territorio e la necessità di proteggerlo dalla presenza/azione dell’Altro.

Ne deriva un viaggio intimo e perturbante alla scoperta di sé, dell’altro da sé, dell’altro in sé, che permette di pensarlo (anche) come un “western psicoanalitico” intorno a quell’“essere di frontiera” chiamato Io (Freud 1922, 1932; La Scala 2012).

 

Il Delta è quello del Po e l’azione, sin dalla prima suggestiva immagine, si svolge tra l’acqua, la terra e il cielo, tra il silenzio di una barca che scivola fra la boscaglia della foce e il rumore di un elicottero che le dà la caccia, tra il calpestio di due ambientalisti e il silenzio immobile dei tanti, troppi, pesci morti che infestano le acque e le rive.

Sono immagini di predatori, prede e vigilantes che, in un continuo oscillare tra l’immersione nella scena e la presa di distanza da essa, ci invitano ad entrare in contatto con Osso (Luigi Lo Cascio) ed Elia (Alessandro Borghi) protagonisti di una storia originale, slegata da fatti di cronaca e tutta da scoprire.

In ogni caso è una trama reale che coniuga l’elemento storico, ovvero i disagi della nostra società contemporanea (crisi ambientale, migrazione, detenzione impropria di armi), all’elemento a-storico legato all’eterna e universale battaglia dell’Io; di quell’Io “che soggiace ad un triplice servaggio” — realtà esterna, Es e Super-Io — (Freud, 1922 p. 517) e che l’inconscio costringe a sentirsi estraneo anche in casa propria.

Elia, personaggio apparentemente senza storia, torna nella sua terra natale dopo una misteriosa permanenza nel Delta del Danubio. Torna e porta con sé la sua famiglia adottiva, quei bracconieri che, in Romania, lo avevano fatto sentire nella sua patria.  Insieme a loro pesca di frodo utilizzando generatori elettrici al posto delle reti.

Elia si muove con agilità ferina tra le fredde acque del fiume, in mezzo al fango o circondato dal buio, indifferente, imperturbabile, estraneo a sé stesso. Solo l’incontro con Anna, ex fidanzata di Osso, che lo riconosce e se ne innamora, sembra scuoterlo dalla sua autarchia, da quel “io non ho bisogno di nessuno” che urlerà nel buio di una tragica notte d’inverno.

Osso è un uomo mite, ancora innamorato di Anna. Dopo la morte del padre deceduto per gli effetti a lungo termine dell’inquinamento, ha iniziato una pacifica lotta ambientalista che condivide con la sorella minore.

Sue ragioni di vita sono il rispetto della legge e la tutela del fiume: regole, dettami di coscienza che si sente obbligato a rispettare anche quando i pescatori del luogo e Nani (la sorella) dichiarano guerra ai bracconieri rumeni che devastano il Delta.

Uno scontro che lui cerca di scongiurare e che, comunque, assume la piega imprevedibile e tragica di una no win situation che porta i due protagonisti ad incontrarsi ai margini del fiume.

E lì, ai confini di quel fiume/pulsione che fa esplodere quel che la civiltà e il potere normativo vorrebbe contenere, i volti dei due uomini si incontrano, si specchiano, sino a riconoscere nell’altro la parte ignota di sé.

Un’immagine potente che per un attimo pare ricongiungere Osso, “l’uomo addomesticato” dalla coscienza morale (Super-Io) ed Elia, “l’essere indomito” che dà libero sfogo alla parte più oscura di sé (Es) portando in primo piano l’interrogativo intorno al quale si declina questo secondo lungometraggio di Vannucci: “Chi sono, dove sono Io in questa storia?”.

Ma anche una scena che suggerisce che l’unico vero vantaggio di questa situazione apparentemente senza vincitori né vinti sta nel recupero di una parte di sé, nel ricongiungimento delle parti, nell’integrazione di quell’Io che si sviluppa dall’Es a seguito dell’influsso della realtà esterna (Freud, 1922, p.488; 1932 p.186) e che l’inconscio, spesso, costringe a sentirsi estraneo in casa propria.

 

 Bibliografia 

Freud S. (1922). L’Io e L’Es. OSF, IX.Freud S. (1932). Lezione XXXI. Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni). OSF, XXI. La Scala M. (2012). Spazi e limiti psichici. Fobie spaziali, funzionamento borderline, la vergogna, la melanconia. Franco Angeli, Milano.

Silvia Mondini, Padova

Centro Veneto di Psicoanalisi

silvia.mondini@spiweb.it

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