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9 aprile 1938, S. Freud: “Traduzione di Topsy è finita”

La verità dello psicoanalista

di Patrizio Campanile

freud and jofi
Freud e il suo cane

Per chi fosse rimasto con la curiosità, avendo letto qui nel sito, in occasione del ricordo dello scioglimento della Società Psicoanalitica Viennese, l’accenno che feci a Topsy, eccone la spiegazione.

Oggi è sabato 9 aprile e nel 1938, oggi, nel suo diario Cronaca minima Freud annotò “Traduzione di Topsy è finita”.

Topsy era il cane di Marie Bonaparte e lei ne parla in un libro dal titolo Topsy, Chow-Chow au poil d’or (Parigi, 1937). Del libro Freud, assieme alla figlia Anna, ha curato la traduzione e suggellò la fine dell’impresa con l’annotazione in questione. Aveva intrapreso il lavoro quando ancora si trattava di un manoscritto in corso di lavorazione, cioè fin dal 1935. Un giorno, scrivendo alla Principessa, e dopo aver parlato dei sentimenti che si provano di fronte alla propria morte ed a quella degli altri, conclude: “Lün [uno dei suoi amati Chow-Chow] dopo il bagno si è rifugiata da me. Se la capisco bene, vuole che la ringrazi affettuosamente dei Suoi saluti”. E conclude: “La Sua Topsy sa di essere tradotta?” (Lettera del 13/8/1937).

Bisogna sapere qualcosa della vicenda di Topsy per poter spiegare il senso che ha per me ripensare a questa vicenda. E’ sufficiente leggere la nota di Michael Molnar che ha curato la pubblicazione della Cronaca Minima (vedi la mia nota precedente) dotandola di un prezioso apparato esplicativo (il testo di due annate – 1938 e 1939 – è stato ripreso dalla Rivista di Psicoanalisi, 2009,LV,3 ed introdotto da Alberto Luchetti): “Marie Bonaparte scrisse questo libro tra il maggio 1935 e il giugno 1936. Fu spinta a scriverlo dalla malattia di Topsy: un tumore canceroso alla gola, che fu infine guarito grazie ad un trattamento ai raggi X. Questo libro non è frivolo: si tratta in realtà di una meditazione sulla malattia, l’amore e la morte. I traduttori [Freud e la figlia] non potevano evitare di tracciare dei paralleli con la situazione di Freud nel mentre lavoravano su passi come il seguente: ‘ Il verdetto di Topsy mi è stato consegnato: sotto il labbro che ricomincia a gonfiarsi, ha un linfosarcoma, un tumore che crescerà, si ingrosserà, si diffonderà altrove, si ulcererà, la soffocherà, votandola alla più atroci delle morti, che sopraggiungerà in pochi mesi” (634).

Come ben si sa, Freud subì più di trenta interventi alla mandibola per una formazione cancerosa per la quale soffrì moltissimo.

Con Max Shur, il suo medico, aveva stretto un patto di verità chiedendogli la garanzia di non esser tenuto all’oscuro delle sue condizioni e gli aveva precisato: “Posso tollerare un dolore intenso e odio i sedativi, ma ho fiducia che lei non mi lascerà soffrire invano” (Jones, III, 176).

Merita di essere letta per intero la lettera che aveva scritto a Marie Bonaparte il 6 dicembre 1936:

Mia cara Marie,

ho ricevuto le Sue cartoline da Atene e il Suo manoscritto su Topsy. Mi è molto caro, ed è commovente nella sua sincerità e autenticità. Non è un lavoro analitico, ma l’impulso verso la verità e il sapere, proprio dell’analista, si sente anche in questa creazione. In realtà le ragioni per cui si può volere bene con tanta singolare intensità a un animale come Topsy (o Jofi [un altro dei Chow-Chow di Freud]), sono una simpatia senza ambivalenza, la semplificazione della vita, – liberata dal conflitto difficilmente sopportabile con la civiltà, – la bellezza di un’esistenza in sé compiuta. E, nonostante l’eterogeneità dello sviluppo organico, il sentimento di un’intima parentela, di una incontestabile affinità. Spesso nel carezzare Jofi mi son sorpreso a mugolare una melodia che io, uomo assolutamente non musicale, ho dovuto riconoscere come l’aria dell’amicizia di Don Giovanni.

E se Lei, nella Sua giovinezza di cinquantaquattro anni, non riesce ad evitare di pensare così spesso alla morte, si meraviglierà se io, a ottanta anni e mezzo, mi sto lambiccando per sapere se vivrò quanto mio padre e mio fratello, o se arriverò all’età di mia madre, tormentato dal conflitto tra il desiderio di pace e l’angoscia per nuove sofferenze che comporta la prosecuzione della vita, da una parte, e il dolore anticipato, dall’altra, della separazione da tutto quello a cui si è ancora legati?

Affettuosi saluti a lei (e a Topsy) dal

Suo Freud

 

Le “formazioni cancerose” in Europa purtroppo erano in crescita in quel momento (e non solo!) e si preannunciavano nuove e terribili difficoltà (non solo di salute!) per Freud (e non solo per lui certamente!) e di questo ho fatto un cenno nella precedente nota. Resta però da dire perché collego questa vicenda della traduzione del libro con la questione della verità dello psicoanalista: quando un analista è vero e che rapporto ha con la verità ed infine di che verità si tratta.

Nel testo dell’amica, Freud riconosce un impulso verso la verità e il sapere che ritiene caratteristiche fondamentali dell’analista, dico proprio fondamentali giacché stanno a fondamento della possibilità stessa che si abbia un analista. Sono i medesimi attributi che aveva assegnato a Leonardo nel suo scritto del 1910.

In Analisi terminabile e interminabile (1937) Freud è molto chiaro: “la relazione analitica è fondata sull’amore della verità, ovverossia sul riconoscimento della realtà” (531). Verità quindi come modo di disporsi aderente alla realtà sia essa materiale, psicologica, psichica o storica, tenendole distinte ed apprezzandone le diversità pur essendo tutte, tra loro, intrecciate” (vedi Campanile, 2020, 124).

Facile a dirlo.

Ostacolano questa possibilità le personali caratteristiche di ciascuno di noi. Per questo, certamente per diventare psicoanalista, ma credo per poter offrire in qualsiasi forma una relazione di aiuto, è indispensabile sperimentare su di sé il metodo psicoanalitico attraverso l’analisi personale. Non è un toccasana, ma quanto di meglio si può mettere a disposizione.

 

 

Bibliografia

Campanile P. (2020). Freud dopo l’ultimo Freud. Per una psicoanalisi sempre nuova. Milano, Franco Angeli.

Campanile P. (2022). 13 marzo 1938. viene sciolta la Società Psicoanalitica di Vienna. https://www.centrovenetodipsicoanalisi.it/13-marzo-1938-viene-sciolta-la-societa-psicoanalitica-di-vienna/

Bonaparte M. (1937). Topsy. Le ragioni di un amore. Torino: Bollati Boringhieri, 1990.

Freud S. (1910). Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci. O.S.F., 6.

Freud S. (1937). Analisi terminabile e interminabile. O.S.F., 11.

Freud S. (1929-39). Cronaca minima 1938. Rivista di psicoanalisi. LV,3, 619-661,2009.

Freud S. (1873-1939). Lettere. Torino, Boringhieri.

Jones E. (1953). Vita e opere di Freud. Milano, Il Saggiatore, 3 voll., 1962.

 

 

Patrizio Campanile, Venezia

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patrizio.campanile@libero.it

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