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Sull'Immagine

di Alberto Schön

Come dice il molto citato Terenzio “sono uomo, non considero estraneo niente di quanto possa essere umano”. Lo trovo umano anche perché lo dice in modo complicato. Poteva dire “qualunque cosa umana la sento mia”. Sarebbe stato più o meno umano? E se avesse pensato “ogni cosa umana e disumana mi riguarda?” Meglio rifletterci. Anche il più convinto terrorista, il no vax estremo, il dipendente da sostanze, sono tutti umani. Ci riguardano. Siamo esseri umani, abbiamo trasformato il mondo. Il mondo sarebbe stato meglio senza di noi? Non ho una buona risposta. Non lo so. So che ci si può pensare. 

L’immagine può aiutarci a fare ordine. 

Per esempio questa 

Alberto Schön - Sull'Immagine
Alberto Schön (2021)

E’ la riva del Brenta a Limena. 

Credo che la prima impressione derivi dall’aspetto antropomorfo (ci riguarda) della strana costruzione, dove è facile vedere occhi, naso, bocca, capelli. Non si vede l’interno, che in realtà credo sia una centralina elettrica. Dietro la faccia c’è qualcosa che non appare ed ha a che fare con l’energia. 

Guardando con più attenzione si colgono vari contrasti. In primo piano c’è una folta erba e una parte asciutta sabbiosa. L’edera ha un fogliame rigoglioso, mentre sul lato sinistro gli alberi hanno una trama esile e priva di foglie. 

Le due “finestre” pongono il dubbio se quello che si vede nei vetri sono rami che si specchiano o se invece i rami sono dipinti. 

E’ un insieme più complesso di quello che può sembrare a prima vista, dove piante spontanee si mescolano a piante poste dall’uomo. La spianata, l’argine, la casetta con base in cemento sono tutte opere umane, in parte messe a contenere il fiume, che sulla destra si intravede appena. Credo che l’antica parola “brenta” indichi sia un contenitore di liquido, sia una corrente d’acqua che può diventare potente e pericolosa, brentana vuol dire alluvione, o utile canale di irrigazione, brentella, che diventa un toponimo, noto ai padovani. 

Questa immagine non mi pare bella, però contiene qualcosa che colpisce e può indicare alcuni processi di pensiero che si intrecciano, partendo da semplici impressioni e si vanno complicando fino a diventare un labirinto. Lo scopo è di orientarsi, di trovare qualche ordine nel disordine, corrispondenze tra sé e l’oggetto fatto dalla mano dell’uomo, che a sua volta ci permette di capire qualcosa che sta dentro nell’uomo. 

 

Piccola nota

La frase citata all’inizio è di Publio Terenzio Afro nella commedia Heautontimorùmenos (Il punitore di sé stesso, v. 77) del 165 a.C. Afro, cioè africano, probabilmente berbero come Agostino di Ippona. Due ottimi immigrati. 

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