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Sezione Locale della Società Psicoanalitica Italiana

 

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Gruppo Procreazione Medicalmentre Assistita (PMA)

Oggetto: Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) e il punto di vista psicoanalitico. 

Ad inizio 2021 è stato dato avvio ad un gruppo di studio sulle implicazioni psicoanalitiche e psicologiche della procreazione medicalmente assistita nei pazienti e nelle pazienti che affrontano il problema dell’infertilità attraverso l’uso di tecnologie che si basano sulle risorse recenti messe a disposizione dalle scienze biologiche e mediche.

Le metodologie di PMA sono delle procedure mediche finalizzate ad indurre o facilitare la fecondazione qualora sia presente una situazione di sterilità relativa ad uno o entrambi i componenti la coppia. L’intervento medico consiste nel produrre la fertilizzazione in laboratorio dei gameti, maschile e femminile, attraverso metodiche diverse (per esempio la fertilizzazione in vitro) escludendo quindi dal processo procreativo il rapporto sessuale.

 Quando lo sperma e l’ovulo utilizzati provengono da entrambi i componenti la coppia, quindi il bambino eventualmente generato si trova in una relazione genetica con entrambi i genitori, la PMA e’ definita omologa, quando invece lo sperma e/o l’ovulo utilizzati provengono da una terza persona si parla di PMA eterologa. Nel nostro Paese l’utilizzo delle tecniche di PMA è regolamentato dalla Legge 40 del marzo 2004 con la successiva importante revisione derivante dalla decisione della Corte Costituzionale (sentenza 162/2014). 

La fecondazione eterologa, prima proibita dalla legge 40, è percorribile in Italia solo dalle coppie eterosessuali. Le coppie omosessuali, o le donne e uomini “single” che desiderino avere un figlio, sono esclusi da questa procedura, cosa ammessa invece in molti paesi europei e, per esempio, in USA.  In Italia inoltre non e’ permesso l’uso dell’utero in affitto e quindi è vietato chiedere ad una donna esterna alla coppia di condurre la gravidanza.

Le procedure PMA sono lunghe e difficili con una limitata percentuale di successo (tra il 30-40%), percentuale che va crescendo con il perfezionarsi delle tecnologie utilizzate in laboratorio che sostituendo il rapporto sessuale nel processo di generatività entrano negli aspetti più intimi della relazione di coppia. 

L’entità dell’intervento della PMA nella vita dello stato italiano, è dato dal numero di nati con tale procedura: nell’anno 2018, sono stati 10.751 i bambini nati per mezzo di procedure omologhe e 2.002 da quelle eterologhe (Ministero della Salute, Relazione al Parlamento, 2018). Si tratta quindi di un fenomeno molto ampio che risente dei mutamenti strutturali della nostra società e a sua volta ne produce. Ne sono un esempio l’accentuata tendenza delle coppie, in particolare delle donne, a spostare ad un’età più avanzata il progetto di avere un figlio; le modificazioni delle relazioni familiari legate all’introduzione di legami genetici esterni alla coppia; la distinzione della genitorialità sociale e di quella biologica, già presente nei casi di adozione, che assume nel caso della PMA, aspetti diversi.

La prospettiva psicoanalitica su questo argomento è molto lontano dal raggiungere una posizione univoca. La psicoanalisi ha da tempo intrecciato una relazione complessa con l’infertilità femminile e maschile, ora si trova di fronte ad una realtà che mette addirittura in discussione la presenza del rapporto sessuale finalizzato alla soddisfazione del desiderio di maternità/paternità (Marion, 2017). Sono argomenti che vanno al cuore della struttura del pensiero psicoanalitico di fronte ai quali noi psicoanalisti ci troviamo in difficoltà.

L’infertilità è un’esperienza la cui narrativa coinvolge aspetti personali, sociali, familiari e culturali. I conflitti psicologici che la accompagnano raggiungono i più profondi strati della psiche dell’individuo, invadono lo spazio interpersonale della coppia allargandosi al contesto familiare e culturale. Indipendentemente dal modo in cui la coppia raggiunge la decisione di ricorrere alla PMA, essa si trova di fronte a procedure complesse, che richiedono molto tempo ed un alto coinvolgimento emotivo. Inoltre, spesso, quando le cose vanno male, non c’è modo di lasciare lo spazio ad un lutto appropriato. Tuttavia, quando gli ostacoli sono superati e il bambino nasce quasi sempre si apre una visione diversa. Le sofferenze passate sono compensate dal raggiungimento dello scopo e dalla presenza di un nuovo individuo, un neonato, con esigenze pressanti. In un seminario tenuto alcuni anni fa al Centro Veneto di Psicoanalisi uno dei relatori osservò che, quando dopo tutte le traversie legate alla PMA, la coppia raggiunge lo scopo, la nascita del bambino costituisce un evento così importante da far cambiare radicalmente lo scenario di sostanziale angoscia vissuto durante l’attesa (Vigneri 2011). 

 

Marion, P. (2017). Il disagio del desiderio, Donzelli Ed., Roma, 2017.

Vigneri, M.(2011). I bambini che vengono dal freddo. Sulla donna infertile e le nuove frontier procreative, Rivista italiana di psicoanalisi, 1, 117-145.

 

Composizione: il gruppo al momento è composto da psicoanalisti SPI ed è aperto a nuove partecipazioni da parte dei soci.

 

FREQUENZA: Il gruppo si riunisce con cadenza mensile (il secondo martedì del mese dalle 20 e 45 alle 22 e 15) per discutere materiale clinico e procedere ad approfondimenti teorici con la lettura e discussione di articoli e/o libri sull’argomento.

 

Referente: Prof. Maria Anna Tallandini.

mariatallandini@gmail.com 

 

Attività del gruppo: Il gruppo ha in programma di produrre contenuti teorico-clinici e giornate di studio.