Logo Centro veneto di psicoanalisi Giorgio Sacerdoti

Sezione Locale della Società Psicoanalitica Italiana

 

Sezione Locale della Società Psicoanalitica Italiana

Search

Passaggi misteriosi. Identificazione sintomo legamento

di Franca Munari

In Psicologia delle masse e analisi dell’Io l’identificazione è uno dei cardini della riflessione di Freud, la sua intrinseca, e anche misteriosa, complessità viene qui dichiarata ed elencata, in particolare nel paragrafo ad essa dedicato.

Vediamone i vari punti: la questione dell’identificazione tramite un sintomo – quella che poniamo nel novero delle “identificazioni isteriche”; la questione dell’immedesimazione, Einfühlung, quella condizione che letteralmente ci consente di entrare dentro l’altro e “sentirlo”, meglio “sentirsi” per suo tramite; la questione dell’identificazione all’oggetto d’amore, come “in un gran numero di casi” di omosessualità maschile, la cui potenza arriva a trasformare l’Io nel carattere sessuale; e infine, come accade nella melanconia, l’identificazione con l’oggetto perduto, “l’introiezione di tale oggetto nell’Io”, precisa Freud parificando i due termini, identificazione e introiezione arriva a determinare una scissione nell’Io, nel quale “una delle due parti infierisce sull’altra”.

Il tema della identificazione è però in realtà diffuso in tutto questo testo, a partire dalla basilare asserzione per cui l’identificazione è la prima forma di relazione, continui sono i riferimenti a quella con il padre delle origini, con il leader, con i fratelli e a quella operante nella massa, che sembra esitare prevalentemente in un esproprio dell’Io anziché in un suo appropriarsi dell’oggetto. Perché, non di un oggetto si tratta, ma di un feticcio che una volta introdotto nell’Io ne limita e coarta funzioni e potenzialità. Il funzionamento della massa, insomma, sarebbe il fallimento e il collasso del, basilare per l’Io, processo di identificazione.

L’Identificazione isterica

Nell’Interpretazione dei sogni, a partire dal sogno della (bella) macellaia[1], Freud supponendo che la paziente nel sogno “si sia sostituita all’amica o, in altre parole, si sia identificata con lei. – si chiede – Ma che significato ha l’identificazione isterica?”(144) Da questa domanda che Freud si pone procedono le sue considerazioni sull’identificazione nell’isteria: ”L’identificazione è un momento estremamente importante dei meccanismi dei sintomi isterici;  per mezzo suo gli ammalati riescono a esprimere nei loro sintomi non soltanto le esperienze proprie, ma quelle di molte persone, a soffrire, in un certo senso, per un’intera moltitudine e a rappresentare senz’altrui concorso, tutte le parti di una commedia … E’ un atto un po’ più complesso di quello che si ama indicare come imitazione isterica e corrisponde … a un processo deduttivo inconscio … “Se una causa come questa può provocare un attacco di questo tipo, anch’io posso avere lo stesso tipo di attacco, perché cause come questa, sono valide anche per me.” L’identificazione non è quindi semplice imitazione, bensì appropriazione in base alla stessa pretesa etiologica. Essa esprime un “come”, e si riferisce a qualche cosa di comune che permane nell’inconscio (Corsivo aggiunto) (144-145)”.

La prospettiva della condivisione opera qui nella direzione opposta il funzionamento della massa, “la moltitudine” viene assunta nell’Io, ed esso non vi soggiace. Uguale direzionalità troviamo nel concetto di “identificazione multipla” di Osservazioni generali sull’attacco isterico (1908), quella che permette di essere e fare contemporaneamente il maschio e la femmina, di essere allo stesso tempo attivo e passivo, sé e l’altro, di usare insomma del doppio rivolgimento.

In relazione a queste vie dell’identificazione, gli elementi fantasmatici che ne fanno parte vengono scelti e mantenuti attivi per permettere di negare il desiderio e contemporaneamente di realizzarlo. (de Mijolla, 1981) Identificazione e sintomo, possono quindi essere strettamente apparentati in quanto formazioni di compromesso soddisfacimento punizione, come verranno compiutamente definite in Psicologia delle masse e analisi dell’Io, dove Freud appunto elenca le tre forme del processo di identificazione nella formazione di un sintomo nevrotico (sempre di conversione?). L’identificazione può derivare dal complesso edipico e significare il desiderio di sostituirsi all’oggetto odiato per avere l’amore dell’altro genitore con la colpa che ne consegue. Oppure il sintomo è identico a quello della persona amata, in questo caso l’identificazione subentra al posto della scelta oggettuale e la scelta oggettuale regredisce fino all’identificazione. Si tratta di un’identificazione parziale che si appropria soltanto di un aspetto della persona che è oggetto dell’identificazione. Nel terzo caso particolarmente frequente e importante l’identificazione prescinde dal rapporto oggettuale con la persona copiata scrive Freud, che qui sembra non tener conto del transfert. “Il meccanismo è quello dell’identificazione indotta dalla possibilità o dalla volontà di trasporsi nella medesima situazione. … Uno dei due Io ha percepito un’analogia significativa con l’altro in un punto preciso … su tale fondamento si instaura una identificazione in quel punto … L’identificazione tramite il sintomo attesta così che esiste fra i due Io un luogo di coincidenza che va tenuto in stato di rimozione. Ciò che abbiamo appreso da queste tre fonti può venir compendiato nel modo seguente: in primo luogo l’identificazione è la forma più originaria di legame emotivo con un oggetto; in secondo luogo essa può diventare per via regressiva il sostituto di un legame oggettuale libidico in certo modo mediante introiezione dell’oggetto nell’Io; in terzo luogo essa può insorgere in rapporto a qualsiasi aspetto posseduto in comune – e in precedenza non percepito – con una persona che non è oggetto delle pulsioni sessuali. Quanto più significativo è tale aspetto posseduto in comune, tanto più riuscita deve divenire questa identificazione parziale, così da corrispondere all’inizio di un nuovo legame (295-296) (corsivo aggiunto)”

Ma quali potrebbero essere allora le ragioni che presiedono a questa scelta? In parte Freud stesso risponde a queste questioni proprio in apertura di paragrafo quando afferma: “L’identificazione è nota alla psicoanalisi come la prima manifestazione di un legame emotivo con un’altra persona.” e subito dopo: “L’identificazione è comunque ambivalente fin dall’inizio; può tendere tanto all’espressione della tenerezza quanto al desiderio dell’allontanamento. Si comporta come un derivato della prima fase orale della organizzazione libidica, nella quale l’oggetto bramato e apprezzato veniva incorporato durante il pasto e perciò distrutto in quanto tale.” (293).

Già in Freud appare la poliedricità funzionale di questo meccanismo che se può dare luogo a dei sintomi fino a giocare sulla plasticità del corpo nel produrre forme di conversione, può anche permettere semplicemente il soddisfacimento di un desiderio nella scena del sogno, o gestire affetti complessi e difficili quali l’invidia e la competizione, o addirittura aspetti dell’identità maschile e femminile, ma anche stabilire o ripristinare sia la condivisione, sia alla bisogna l’indifferenza, nei confronti dell’oggetto. Proprio per la sua parzialità, per la sua economia e per la sua rapida soluzione della conflittualità, risulta quindi immediatamente e spesso felicemente efficace, non solamente a scopo difensivo, ma anche proprio per riavviare il lavoro psichico e creare nuovi legami, operando quindi all’insegna di Eros.

Einfühlung

L’Einfühlung che noi traduciamo con empatia e immedesimazione è un processo che Freud mutuò da Theodor Lipps (1851-1914) professore di psicologia e di estetica a Monaco.

“… provo godimento per me stesso in un oggetto sensibile diverso da me. Di questa specie è il godimento estetico. E’ godimento di sé oggettivato.

Ora il fatto che io provi godimento per me stesso in un oggetto sensibile presuppone che io abbia, trovi o senta me stesso in esso. Ci imbattiamo così nel concetto fondamentale dell’estetica odierna: il concetto di empatia [Einfühlung]. (…) Essa significa che, nel momento in cui colgo un oggetto, appunto in tale oggetto, così come esiste e solo può esistere per me, vivo un’attività o una modalità dell’auto-attivazione come qualcosa che gli appartiene.” (Lipps 1906, 31-37)

Ma affinché si realizzi un rapporto di Einfühlung, non si può prescindere dalla contestuale necessità dell’impossessamento, dell’emprise. Il motore del bisogno, del penetrare nell’altro, dell’appropriarsi, e dell’assumere su di sé, dell’assimilare a sé, del trattenere tramite l’altro. Cercando di definire metapsicologicamente questo processo, potremmo dire che si tratta di una forma molto elaborata di lavoro psichico a partire da una oscillazione generata dalla necessità di ridefinire un legame o di costituirne uno nuovo, basculante fra narcisismo e oggettualità, fra acquisizione e perdita. In questo senso l’Einfühlung potrebbe essere una delle forme della identificazione isterica. (Munari 2014)

L’identificazione con l’oggetto perduto

Se fino a questo punto abbiamo pensato a un Io in grado di governare in qualche modo la situazione e anche di trarne dei vantaggi, con l’identificazione melanconica assistiamo alla sua débâcle.

In questo caso accade che quando l’oggetto investito narcisisticamente viene portato e mantenuto all’interno, ripristinando regressivamente con esso una condizione di indifferenziazione, si realizza un processo che tenta di conservare un oggetto (che era buono e che tale si vorrebbe mantenere) trattenuto per non percepire la differenza separatezza da esso, e poi perduto (e di conseguenza divenuto cattivo). Si tratta inoltre di un oggetto che viene incorporato e divorato e quindi anche attaccato e distrutto, senza che a questo possa conseguire un distacco da esso più o meno colpevole e più o meno riparativo, e quindi una vera identificazione. Il processo si arresta sul tentativo di eliminazione dell’oggetto cattivo (perché perduto e/o abbandonante e reso doppiamente cattivo perché attaccato) tramite un paradossale tentativo di conservazione di esso all’interno assimilandolo narcisisticamente a sé. Accade così che sia il soggetto a divenire per se stesso, cattivo  (Munari, 2019).

Ciò che il lavoro della melanconia ci mostra, è una situazione nella quale l’identificazione resta la sola possibilità di elaborazione. Da questo punto di vista, il lavoro della melanconia è una esperienza cruciale, nella quale l’identificazione è la sola all’opera, la sola capace di fornire una via d’uscita all’Io messo all’angolo tra l’impossibilità di disinvestire l’oggetto e l’impossibilità a continuare a investirlo (Rosenberg, 1991, 105).

Accade cioè, con dinamiche e presupposti molto differenti, qualcosa di simile a ciò che Freud nell’innamoramento ha definito come autosacrificio dell’Io: “L’oggetto ha per così dire divorato l’Io.” (Freud, 1921, 301) e ancora qualcosa di simile a ciò che Marco La Scala (2017) ha descritto come “incorporazione passiva” quando l’oggetto intrude nell’Io e lo occupa a forza.

Potremmo comunque affermare che tutti i tipi di identificazione, non solo la potente difesa imitativa (Gaddini, 1969), ma anche la precaria e parziale identificazione isterica o la elaborata identificazione secondaria, sono volti a stabilire, o ristabilire, una qualche quota di indifferenza (disinvestimento) e di indifferenziazione nei confronti dell’oggetto: o imitandolo, o appropriandosi di qualcosa di lui o diventando lui. Si tratta infatti in tutti questi casi, con strategie e processi anche molto diversi fra di loro, di tentativi di eliminare la differenza, l’alterità, la dipendenza, l’ambivalenza e la conflittualità con l’oggetto, insomma si tratta proprio di ritornare all’indifferenza nei suoi confronti, e di farlo tramite l’indifferenziazione.

Da tutto questo possiamo dedurre con un ragionevole grado di certezza e un enorme numero di interrogativi che con l’identificazione l’Io cerca di impossessarsi dell’oggetto “bramato e apprezzato” e che, in conseguenza di questo, per far fronte alla conflittualità, si trova a dover produrre dei sintomi e a ridistribuire gli investimenti narcisistici fra Io e Ideale dell’Io, operando slegamenti e rilegamenti. Non sempre gli va bene!

 

 

 

Bibliografia

 

De Mijolla A. (1881). Les visiteurs du Moi.  Paris, Les Belles Lettres.

Freud S. (1899). L’Interpretazione dei sogni. OSF 3.

Freud S. (1908). Osservazioni generali sull’attacco isterico. OSF 5.

Freud S. (1921). Psicologia delle masse e analisi dell’I., OSF 9.

Gaddini E. (1969). Sulla imitazione. In: Eugenio Gaddini. Scritti. Milano, Raffaello Cortina Editore, 1989.

Green A. (2010). Aspects du champ depressif. In: (sous la direction de) Braconnier A., Golse B. Dépression du bébé, dépression de l’adolescent. Toulouse, Éditions érès.  

La Scala M. (2017). Percepire allucinare immaginare. Milano, Franco Angeli.

Lipps T. (1906). Empatia e godimento estetico. In: Discipline filosofiche. Una “scienza pura della coscienza”: L’ideale della psicologia in Theodor Lipps. XII, 2, 2002, 31-45.

Munari F. (2014). L’emprise. L’azione necessaria. In: (a cura di) Munari F. Mangini E.. Metamorfosi della pulsione. Roma, Franco Angeli.

Munari F. (2019). (a cura di) EROS & THANATOS. Sui processi di legamento. Roma, Alpes Editore.

Rosenberg B. (1991). Masochisme mortifère et masochisme gardien de la vie. “Monographies de la Revue française psychanalyse”, Paris, PUF.

 

 

NOTA

[1] “Voglio offrire una cena, ma non ho altre provviste tranne un po’ di salmone affumicato. Penso di uscire a comprare qualcosa, ma mi ricordo che è domenica pomeriggio e che tutti i negozi sono chiusi. Voglio telefonare a qualche fornitore, ma il telefono è guasto. Così devo rinunciare al mio desiderio di fare un invito a cena. (p.142)”

Le associazioni della paziente conducono ad un’amica che spesso suo marito loda nonostante sia molto magra e il marito prediliga le donne formose. Questa amica, che le ha direttamente espresso il desiderio di ingrassare e il cui cibo preferito è il salmone affumicato, le ha anche recentemente chiesto di essere da lei invitata a cena perché da lei si mangia sempre tanto bene. L’appagamento del desiderio del sogno è quindi quello di non voler nutrire questa amica che se diventasse più formosa piacerebbe ancora di più a suo marito.

 

 

 

Franca Munari, Padova

Centro Veneto di Psicoanalisi

franca.munari.ls@gmail.com   

Condividi questa pagina: