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Sezione Locale della Società Psicoanalitica Italiana

 

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Olafur Eliasson: Nel tuo tempo

Palazzo Strozzi - FIRENZE - dal 16/11/2022 al 22/01/2023

di Silvia Mondini

 

“Olafur Eliasson: Nel tuo tempo” è il titolo dell’esposizione in corso a Palazzo Strozzi fino al 23 gennaio 2023. Una ventina di opere in tutto, distribuite quasi simbolicamente nei diversi livelli del Palazzo – cortile, piano Nobile e sotterraneo della Strozzina – che ci invitano a giocare con questioni complicatissime quali il tempo, inteso come condizione metereologica (weather) e dimensione esperienziale (time), e il rapporto tra realtà, percezione e rappresentazione.

Le opere di Eliasson, danese di origini islandesi, classe 1967, sono rappresentazioni di “fenomeni effimeri” simbolo e frutto della continua rielaborazione di memorie originarie – la “terra del ghiaccio e del fuoco” – per il tramite dell’incontro con la tecnica e l’altro. Un lavoro inesauribile in cui elementi impalpabili quali la luce, l’acqua e la nebbia si combinano con sofisticate tecnologie per dar luogo, ogni volta, ad esperienze transitorie e cangianti in cui la presenza dello spettatore diviene parte attiva dell’opera.

"Beauty" (1993)
Foto Silvia Mondini

 

Di Olafur Eliasson, prima, mi era pervenuta qualche eco in risposta ad un mio interesse nei confronti della contemporaneità. Conoscevo così, per il tramite delle parole di altri e senza averne fatto esperienza, la sua visione tecno-umanista (G.B. Kvaran, 2007) del rapporto tra arte e natura e l’implicito doppio rimando all’unità uomo-ambiente e ad un’arte che necessita di un lavoro a più mani e di una precisione esecutiva resa possibile solo dall’impiego delle nuove tecnologie (A. Vettese, 2012)

Il profilo Istagram olafureliassonstudio condivide l’attività svolta nell’atelier di Berlino; uno spazio enorme che, sotto la supervisione dell’artista, riunisce un team multidisciplinare composto da novanta persone – architetti, scienziati, artigiani, filosofi, storici e psicologi dell’arte – che lavora alla realizzazione delle idee.

Olafur Eliasson – scrive Kvaran – “traspone la natura nell’arte e l’assoggetta al nuovo assetto socio-culturale, egli non interferisce mai con il mondo della natura ma assume un ruolo dominante (cambia il colore di un fiume, la direzione di una cascata, organizza un tramonto) e mette in rilevo, con mezzi e materiali delicati (luce, vapore, acqua, sostanze organiche) gli elementi naturali fragili” (p.76)

Si tratta di questioni infinite nella loro complessità che proverò ad avvicinare dal versante che più contraddistingue la produzione di Olafur Eliasson, ovvero, l’interattività tra opera/ambiente/spettatore e la singolare vicenda che in essa prende forma; avventura ineffabile, indissolubilmente legata al qui e ora e, per questo, destinata a lasciare una traccia chiamata esperienza…di sé, dell’oggetto e del “suo” autore; esperienza che, quasi per magia, oggettivizza lo spazio transizionale, inteso in senso winnicottiano, sino a renderlo tangibile e riproducibile nell’immediatezza del  gioco così voluto dall’artista.

“Il gioco e l’esperienza culturale sono cose a cui noi diamo un particolare valore; esse connettono il passato, il presente, il futuro; assommano tempo e spazio” (Winnicott, 1971a, p.172) e anche permettono di eludere la domanda “hai creato tu l’oggetto o lo hai trovato conveniente a portato di mano? (Winnicott, 1971b, p.155). L’oggetto, nel nostro caso l’opera artistica, è simbolo di un’unione che può essere localizzata, in termini di spazio e tempo, in un luogo antico che, quando va bene, sempre si rinnova: in quel punto da cui ha inizio la separazione tra il bambino e la madre e in cui “la madre è in transizione dall’essere, nella mente del bambino, fusa con il bambino all’essere per contro vissuta come un oggetto che viene percepito piuttosto che concepito” (p.155).

Che cos’è l’esperienza?

In un breve video che si incontra più volte durante la visita, l’artista stesso, invita a riflettere proprio su questo aspetto; che cos’è l’esperienza? E’ qualcosa che semplicemente accade o è qualcosa che “crei nel tuo tempo”, in questo presente che ti costringe a fare i conti con accadimenti precedenti e, al contempo, apre ad interrogativi futuri? Che impatto produci quando sperimenti il mondo, in che misura ti assumi la responsabilità di affermare il tuo modo di vedere la realtà e il mondo che ti circonda?

“Palazzo Strozzi ha viaggiato 500 anni prima di accoglierci e rispetto ad allora le cose sono cambiate. (…) Che cosa è successo? Come siamo arrivati qui? Dove andremo. Sono questi i pensieri e le idee su cui ho lavorato per questa mostra (…) il cui titolo si pone come un invito ad essere presente nel tempo in cui viviamo (Olafur Eliasson, 2022).

A Palazzo Strozzi, Olafur Eliasson, interagisce direttamente con l’architettura rinascimentale posizionandovi istallazioni storiche e nuove produzioni site-specific che ne sovvertono la percezione tramite l’utilizzo di luci, schermi, filtri e specchi. L’edificio diviene così co-produttore delle opere e i suoi elementi architettonici in tal modo attualizzati – cortile, finestre, soffitti e pareti – attraggono lo spettatore nell’arena di un’opera di cui, a sua volta, diviene co-produttore. Immerso nella luce e circoscritto dall’edificio egli dà forma e significato a quel che lo circonda, sperimenta sensazioni impreviste e imprevedibili, diviene transitoriamente attore di qualcosa per il pubblico presente.

“Just before now” (2022)
Foto Silvia Mondini

Muoversi all’interno di queste opere, magari colpiti da uno o più fasci di luce intensa – scrive Kvaran – comporta un’esperienza fisica e mentale che costituisce parte del lavoro stesso. Lo spettatore diviene così parte integrante dell’opera, la luce ne impregna la pelle e i vestiti, influenza lo sguardo, i sensi, il movimento. Entrare a far parte dell’opera implica una sorpresa.

Triple window (opera del 1999 ora riposizionata a Palazzo Strozzi)
Foto Silvia Mondini

E in questa sorpresa del qui e ora lo spettatore apre (o chiude) lo sguardo al futuro.

 

 

Bibliografia

Kvaran G. B. (2007). Umanesimo tecnologico. In (AA.VV) Olafur Eliasson: la memoria del colore e altre ombre informali. Postmedia Srl, 2007, Milano

Vettese A. (2012). L’arte contemporanea. Tra mercato e nuovi linguaggi. Ed. Il Mulino, Bologna.

Winnicott D.W. (1971a). Il luogo in cui viviamo. Una zona intermedia, uno spazio potenziale. In Gioco e realtà. Armando Editore, 2006, Roma.

Winnicott D.W. (1971b). La sede dell’esperienza culturale. In Gioco e realtà. Armando Editore, 2006, Roma

 

 

 

 

Silvia Mondini, Padova

Centro Veneto di Psicoanalisi

silvia.mondini@spiweb.it

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