KnotGarden 2025/3 – Tradurre Freud Oggi

Al margine di alcune opere freudiane pubblicate dalla BUR

di Nelly Cappelli

(Milano) è Membro Ordinario con Funzioni di Training della Società Psicoanalitica Italiana.

*Per citare questo articolo:

Nelly Cappelli (2025), Al margine di alcune opere freudiane pubblicate dalla BUR. Rivista KnotGarden 2025/3, Centro Veneto di Psicoanalisi, pp. 65-73.

Per una lettura più agile e per ulteriori riferimenti di pagina si consiglia di scaricare la Rivista in formato PDF.

Nel 2010 ricevetti la proposta, da parte della Biblioteca Universale Rizzoli, di curare una nuova edizione di traduzioni, rimaste nel cassetto per anni, di alcune opere di Freud. Mi domandai per quale ragione avrei dovuto accettare, visto che le traduzioni “ufficiali” a cura di Cesare Musatti erano così ben riuscite.

Ma la curiosità e l’entusiasmo sono una spinta formidabile.
Mi fu proposta la curatela di sei volumi… da redigere in tre mesi. «Impossibile», risposi. Proposi allora di coinvolgere, nell’operazione, Alberto Luchetti, che accettò di curare tre testi. Allora sì, l’impresa diventava affrontabile.
Mi incaricai di tre opere: Psicopatologia della vita quotidiana (1901), Il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio (1905), e una piccola raccolta di saggi, a cui avremmo dovuto dare un nome. Infine, fu scelto: Io, la psicoanalisi. Sigmund Freud

Riflettendo sul da farsi, preoccupata dei plichi in tedesco, disorientata dal ricco corredo di cui ciascun volume era dotato (Prefazione, Note, Postfazione, ecc.), lasciai che la mia attenzione si posasse sui traduttori. La traduzione, questo lavoro che si svolge dietro le quinte, così determinante per il successo o il fallimento di un romanzo, per la comprensione di un saggio, per il godimento nella lettura di una poesia.

Questi traditori seriali.

Pensavo in grande, ovviamente: a Calvino, traduttore di Les Fleurs bleues di Raymond Queneau, a Giaime Pintor e le poesie di Rainer Maria Rilke. Immaginavo Pavese, alle prese con Moby Dick… 

Calvino scrive che tradurre è il vero modo per leggere un testo.  Aggiunge «che non abbiamo da lamentarci troppo dell’italiano; qualche vantaggio dobbiamo ammettere d’averlo. Per esempio, quello che la grande duttilità dell’italiano (questa lingua come di gomma con la quale pare di poter fare tutto quel che si vuole) ci permette di tradurre dalle altre lingue un pochino meglio di quanto non sia possibile in nessun’altra lingua».

Bene, come se la sarebbero cavata, i nostri traduttori, alle prese con Freud? In fondo, a me spettava solo di rivedere le traduzioni, soprattutto verificare l’adeguatezza della terminologia specifica, contattare nuovi studiosi e psicoanalisti per offrire nuove Introduzioni a ciascun volume. Un po’ come il compito di “rinfrescare” le stanze, prima che arrivino gli ospiti: i lettori.

Farò qualche breve osservazione, partendo dal primo testo col quale mi cimentai: Psicopatologia della vita quotidiana

Maria Novella Pierini, già redattrice e traduttrice per Laterza, aveva tradotto grandi opere dal francese. Mi colpirono l’acume, la grande competenza, la duttilità, la disponibilità a confrontarsi e la benevolenza nell’accettare, persino, alcune piccole modifiche proposte dal curatore, ossia da me. La traduttrice aveva rispettato il linguaggio chiaro e colto di Freud. Le differenze stilistiche rispetto alle OSF sono veramente minime. Mi piaceva la scelta forte che aveva adottato di inserire nel corpo del testo anche l’espressione originale, anziché relegarla in nota a piè di pagina. I termini tecnici, specifici, sono mantenuti come nell’edizione curata da Musatti, e sono esatti.

La traduzione di Psicopatologia della vita quotidiana, per le OSF, è stata fatta da Federico Piazza, Michele Ran, Ermanno Sagittario, pseudonimo di Paolo Boringhieri.
Abbiamo esempi in cui le due traduzioni divergono lievemente perché, nelle OSF, alcuni frammenti di dialoghi vengono riportati in forma diretta, mentre nell’altra traduzione, talvolta, sono in forma indiretta. 

Si presenta, poi, una di quelle situazioni in cui è il testo originario a indurre in qualche lieve imprecisione. Nelle OSF, riferendosi alle dita del piede, i traduttori parlano di «pollice». Mentre nella traduzione BUR abbiamo un aspecifico «dita dei piedi». Comunque, dubito che i medici polacchi non abbiano la nomenclatura esatta per ciascun dito del piede (Zehe).

Vi mostro l’esempio:


OSF 4, p. 143, Lapsus verbali:

«A proposito di dita viene fornita con lieve esitazione l’associazione: “Nella famiglia di mio marito alcuni sono nati con sei dita ai piedi (in polacco non esiste una parola specifica per pollice). Quando nacquero i nostri figliuoli, vennero subito esaminati per vedere se avessero sei dita”.

 

BUR, p. 119, Lapsus verbali:

«A proposito di “dita” viene fornita, con lieve esitazione, l’associazione: “Nella famiglia di mio marito ci sono casi di nati con sei dita dei piedi (in polacco non esiste una parola specifica per indicarle [le dita del piede]). Quando nacquero i nostri figli, vennero subito esaminati per vedere se avessero sei dita”.

 

Freud G.W. Vol.4 p. 114

«Zu Finger wird unter einem leichten Zögern die Assoziation geliefert: ‘In der Familie meines Mannes kamen sechs Finger an den Füßen (im Polnischen gibt es keinen eigenen Ausdruck für Zehe) vor. Als unsere Kinder zur Welt kamen, wurden sie sofort darauf untersucht, ob sie nicht sechs Finger haben.’»

 

Nel parlare di questa traduzione, non voglio omettere l’importanza che, secondo me, ha costituito il saggio introduttivo di Mario Lavagetto, intitolato “Fantasmi del quotidiano”, in cui viene esposto l’attacco radicale alla teoria dei lapsus verbali fatto da Sebastiano Timpanaro, nel libro: Il lapsus freudiano, psicoanalisi critica testuale. Non è difficile riconoscere a Timpanaro i meriti come eminente linguista. La psicoanalisi trovò, su questo punto, una blanda difesa, in Francesco Orlando. La puntigliosa disamina di Timpanaro mi parve venata di sarcasmo e così colsi l’occasione per studiare a fondo la questione, approfondirla e “replicare”, nelle pagine dedicate alla “Nota del curatore”, in particolare a pagina XXXVII, prima edizione.

Il volume vanta anche una buona introduzione di Domenico Chianese e si conclude con saggio di Riccardo Steiner, intitolato “Le fonti della psicopatologia della vita quotidiana”. È un articolo gustoso e significativo.

Psicopatologia della vita quotidiana pubblicata da BUR è giunta, nel 2024, alla settima edizione, confermandosi così, l’opera freudiana più venduta in Italia.

 

Mi soffermo ora sulla traduzione di Sossio Giametta de Il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio (1905). 

Com’è noto, Giametta era un intellettuale a tutto tondo, filosofo, scrittore, giornalista, traduttore. Ha collaborato con Giorgio Colli e Mazzino Montinari. Ha tradotto in italiano tutto Nietzsche e i quattro volumi di Frammenti postumi. Ha tradotto Spinoza, Goethe, Hegel, Schopenhauer. E Freud. La sua traduzione del Motto di spirito è godibile, elegante e rende la lettura assolutamente piacevole. Se volessimo raffrontare, solo per fare un esempio, le pagine dedicate a Lichtenberg (che, nelle OSF. 5, troviamo da pagina 67 in avanti), con quelle tradotte da Giametta (da pagina 89 dell’edizione del 2010), ci rendiamo conto, da un lato, di trovarci di fronte a una traduzione senza dubbio corretta e onesta (quella delle OSF), ma, dall’altra, abbiamo una traduzione che ha uno stile raffinato, calibrata, modulata, meditata in ogni sua parte, da rendere la lettura quanto mai gradevole.

In questo volume, troviamo una interessante prefazione di Nadia Fusini, intitolata: “Senso e non-senso. Tra psicoanalisi e letteratura” e un indimenticabile saggio di Fausto Petrella: “Freud, il riso e il motto di spirito”. Segue la Nota del curatore e, come postfazione, furono scelti due articoli, rispettivamente di Baker: “Alcune riflessioni sull’umorismo in psicoanalisi” e di Diatkin: “Il riso”, intervento presentato alla Società Psicoanalitica di Parigi, nel 2005.

I traduttori del Motto di spirito per le OSF sono Silvano Daniele e Ermanno Sagittario, pseudonimo di Paolo Boringhieri.

 

Come dicevo sopra, ho curato anche una breve raccolta di saggi composta da: Autobiografia, Il problema dell’analisi profana. Il titolo, a mio avviso, felice, fu: Io, la psicoanalisi. Sigmund Freud. L’introduzione è di Alberto Luchetti. La traduzione è di Lucia Taddeo.

Per quanto riguarda il secondo saggio, la versione OSF si intitola: Il problema dell’analisi condotta da non medici. È noto che la questione se i non medici potessero esercitare la professione di psicoanalista fu molto dibattuta, soprattutto negli Stati Uniti. Si trascinò per anni. Ne ho scritto ampiamente altrove (Cappelli,2014).

Il titolo dato dalla BUR gioca su un’ambiguità: Il problema dell’analisi profana. Profano è ciò che sta fuori dal tempio. Allora, vuol dire che c’è un’analisi ortodossa e una profana? No. Ma si deve arrivare a intendere l’aggettivo “profana” come sinonimo di rivoluzionaria, fuori dagli schemi, dai canoni: ecco allora che si esce dal vicolo cieco e ci si può dedicare alla lettura. Rimane l’oscurità rispetto all’”analisi selvaggia”, ma questo è un altro discorso. A parte questo, la traduzione BUR è puntuale e scorrevole.

Ad ogni modo, nessuna delle due versioni traduce il titolo Die Frage der Laienanalyse alla lettera. Un’occasione mancata, a mio avviso.

Passo, ora, a documentare alcuni punti, presi da Autobiografia. Se vogliamo sottolineare qualche differenza fra le due traduzioni potremmo andare a pagina 94 del volume edito da BUR nel 2011 e confrontarlo con OSF 10, pagina 123.  La traduzione OSF di Autobiografia è di Renata Colorni.

 

 

 

OSF 10, p. 123

«Nel complesso edipico la libido si era mostrata legata alla rappresentazione delle figure parentali. Su ciò si era fondata una concezione fondamentale per la nostra teoria della libido, quella che afferma che esiste una situazione in cui la libido si concentra sull’Io del soggetto, assumendolo come proprio oggetto.  Questa situazione poteva essere chiamata “narcisismo” o “amore di sé”.».

 

 

BUR, p. 94

«Nel complesso di Edipo, la libido si mostrava legata alla rappresentazione dei genitori. Tuttavia, anteriormente c’era stato un periodo privo di tali oggetti. Da ciò deriva la concezione, basilare per la nostra teoria, di uno stadio nel quale la libido colma il proprio lo, avendolo assunto come oggetto. Si può definire questa situazione “narcisismo” o “amore di sé”».

 

Freud S. G.W. Vol. 14, p. 82.

«Im Ödipus-Komplex zeigte sich die Libido an die Vorstellung der elterlichen Personen   gebunden. Aber es hatte vorher eine Zeit ohne alle solche Objekte gegeben. Daraus ergab sich die für eine Libidotheorie grundlegende Konzeption eines Zustandes, in dem die Libido das eigene Ich erfüllt, dieses selbst zum Objekt genommen hat. Diesen Zustand konnte man “Narzißmus” oder Selbstliebe nennen».

 

Se vogliamo, in questa traduzione riscontriamo maggiori differenze, per lo più stilistiche.  Entrambe le traduzioni sono chiare e scorrevoli. Quella “classica” ha sfumature più dotte. Nella traduzione BUR, il termine “traslazione” è definitivamente sostituito da “transfert”.

 

A me sembra che l’operazione di traduzione sia particolarmente interessante. Amo tradurre e mi sto mettendo alla prova con diverse, impegnative, traduzioni che, a breve, andranno in stampa. Sebbene non concepisca la traduzione come l’unica area in cui ci misuriamo, nella clinica, non si può negare che il nostro lavoro di psicoanalisti comporti che traduciamo continuamente. E dunque, non può esserci trasparenza assoluta. Il linguaggio è opaco e chi traduce ha una propria singolarità incontrollabile. La traduzione veicola modelli teorici e opzioni estetiche. Si oscilla tra il fraintendere, l’omettere, l’amplificare.

 

Bibliografia

Cappelli N. (2014).  Motivi freudiani, Borla, Roma.

Freud S. (1901). Psicopatologia della vita quotidiana. Milano, BUR, 2010, a cura di Nelly Cappelli, traduzione di Maria Novella Pierini. Prefazione di Mario Lavagetto, introduzione di Domenico Chianese, con un saggio di Riccardo Steiner.

Freud S. (1905). Il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio. Milano, BUR, 2010, a cura di Nelly Cappelli, traduzione di Sossio Giametta. Prefazione di Nadia Fusini, introduzione di Fausto Petrella, con saggi di Gilbert Diatkine e Ronald Baker.

Freud S. (1924). Autobiografia. O.S.F., 9.

Freud S. (2011). Io, la psicoanalisi. Milano, BUR, 2011, a cura di Nelly Cappelli, traduzione di Lucia Taddeo. Introduzione di Alberto Luchetti. Questo volume contiene due saggi di Freud: Autobiografia; Il problema dell’analisi profana.

 

 

Nelly Cappelli, Milano

Centro Milanese di Psicoanalisi

nellycappelli48@gmail.com

 

 

*Per citare questo articolo:

Nelly Cappelli (2025), Al margine di alcune opere freudiane pubblicate dalla BUR. Rivista KnotGarden 2025/3, Centro Veneto di Psicoanalisi, pp. 65-73.

Per una lettura più agile e per ulteriori riferimenti di pagina si consiglia di scaricare la Rivista in formato PDF.

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