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Sezione Locale della Società Psicoanalitica Italiana

 

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Note introduttive alla relazione di Vincenzo Bonaminio

di Maria Ceolin

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Continua il nostro ciclo di incontri sul tema del segreto, un tema che pone molti interrogativi soprattutto dal punto di vista clinico perché, come analisti e come psicoterapeuti, la presenza di un segreto nella stanza d’analisi, in particolare nel lavoro con bambini e adolescenti, ci pone in una posizione sensibile e delicata, e non sempre è possibile avere sicurezza rispetto al modo migliore di affrontarla.

Se da una parte possiamo parlare di ‘diritto al segreto’, perché la possibilità di tenere segreto un proprio pensiero è la condizione per poter pensare, per costruire uno spazio privato che permetta di appartenere a se stessi, dal lato opposto, è proprio questo spazio privato ad essere violato quando il segreto da tenere non è proprio. Quando un bambino viene fatto depositario di un segreto degli adulti, sente di dovere ‘tenere il segreto‘, può essere assoggettato a questo compito, che occupa il suo mondo interno come un terribile peso.

Ed eccoci giunti all’ultimo Seminario nel quale potremo ascoltare la relazione, davvero ricca e articolata, di Vincenzo Bonaminio che collega il tema del segreto alla trasmissione transgenerazionale.

Negli scritti di autori francesi – Kaes, Fainberg, Racamier, ed altri ancora – la trasmissione transgenerazionale può spesso implicare l’intrusione, il sequestro, l’impossessamento dello spazio psichico del soggetto da parte di un altro o d’altri, dei propri ascendenti.

Ma per primo fu Sandor Ferenczi, sempre attento ai rapporti di forza nelle relazioni, a mettere in rilievo come non sempre ciò che proviene dall’adulto, o dall’analista, sia appropriato o buono. Anche con le migliori intenzioni.

Ferenczi chiamò ‘innesto’, ciò che Laplanche, circa 50 anni dopo, definirà (quando le cose vanno bene) ‘impianto’ o, nella sua variante più violenta, ‘intromissione’.

Veicolo centrale del legame tra le generazioni è, per Laplanche, l’esistenza di una seduzione originaria generalizzata, seduzione involontaria, ineluttabile, necessaria, che si colloca però in un instabile crinale seduzione-violazione, vista la disparità dei partecipanti.

Piera Aulagnier, neLa violenza dell’interpretazione’, pone in luce come “molto prima della nascita del soggetto gli preesiste un discorso che lo riguarda, una specie di ombra parlata, e supposta dalla madre parlante, che, non appena l’infans è lì, si proietterà sul suo corpo” (1975, 161), vestendolo di pensieri e desideri non suoi.  

Qualche anno fa, in una intervista a un quotidiano, Alberto Semi scrive: ‘…il fatto drammatico dell’essere umano è che il pensiero proprio è sempre anche pensiero dell’altro, fin dalla nascita …… perciò la disidentificazione è ancora più importante dell’identificazione, che pure ci consente di pensare…’

 

Il discorso di oggi apre questioni fondamentali sulla costituzione dell’umano ed anche della cura.

Possiamo pensare di possedere un vero sé, pur se nascosto e talvolta soffocato? o siamo più simili a cipolle, che portano in ogni loro foglia solo una delle nostre tante maschere?

Sono grata a Bonaminio per questo suo lavoro nel quale, sottotraccia, scorrono i temi del determinismo, della libertà, della responsabilità individuale che ci introducono a delle questioni davvero complesse, forse anche non del tutto districabili.

Egli riferisce un discorso di Baranes che segnala come la prospettiva ‘transgenerazionale’ possa celare una doppia tematica profondamente non analitica: quella di una causalità eziologica lineare che assegna ad una precisa origine esterna le impasse della simbolizzazione nella cura, e quella, complementare alla precedente, di una mira riparatrice o proiettiva che intenta un processo alle generazioni precedenti sostituendolo alla più difficile assunzione dell’intima estraneità che ognuno ospita al proprio interno.

Introduco allora Vincenzo Bonaminio con un pensiero di Sartre:

“Ero un bambino cioè uno di quei mostri che gli adulti fabbricano con i loro rimpianti … ma poi, nella vita… ognuno è responsabile di ciò che fa di ciò che è” (1964, 58) e di ciò che gli altri hanno fatto di lui…  

 

 

Bibliografia

AULAGNIER P. (1975). La violenza dell’interpretazione, Roma,  Borla, 1994, 161. 

BARANES, J.J. (1993) Diventare se stessi: vicissitudini e statuto del transgenerazionale. In: KAES R. et al.Trasmissione della vita psichica tra generazioni. Roma, Borla, 1995.

FERENCZI S. (1932). Confusione delle lingue tra gli adulti e il bambino. Opere, 4, Milano, Cortina, 2002.

LAPLANCHE J.J. (1987) Nuovi Fondamenti per la psicoanalisi. Roma, Borla, 1989.

SARTRE J. P. Le Parole. Milano, Il Saggiatore, 1964.

SEMI A. A. Intervista. Il foglio, 15-8-2019.

Maria Ceolin, Padova

Centro Veneto di Psicoanalisi

maria.ceolin@spiweb.it

 

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