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Sezione Locale della Società Psicoanalitica Italiana

 

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Introduzione

di Lucia Fattori

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Il tema del segreto è molto complesso e presenta molte sfaccettature. La stessa etimologia della parola “segreto” contiene sia l’aspetto, per così dire, positivo che quello negativo. Infatti secretum è il participio passato del verbo secernere, che significa mettere da parte, ed è composto da cernere che significa distinguere, vagliare e dal prefisso se che indica separazione: si tratta in definitiva, come scrive Petrella (2019) di un mettere da parte rispetto ad un terzo. Il terzo può essere “il resto del mondo” escluso da un segreto che intercorre fra due persone, oppure può essere una parte di sé scissa, esclusa dal segreto condiviso a livello inconscio con un’altra persona o, ancora, può essere l’altra persona che viene esclusa da un segreto serbato fra sé e sé. In questo terzo caso il segreto rappresenta   un passaggio fondamentale nel processo di sviluppo di una mente separata, costituendo un pensiero prezioso da conservare in uno spazio intimo, protetto dalle intrusioni. D’altra parte, seguendo la ricchezza dell’etimologia di questa parola il secretum può essere, come ci ricorda Zapparoli (1987) nel suo libro La psicosi e il segreto, anche escrezione di sostanze inutili, tossiche, secrezione che può essere rimanere pericolosamente in circolo nel corpo umano. Una curiosità: Zapparoli fa risalire allo stesso Freud il riferimento al secernere qualcosa di sgradevole come etimologia della parola segreto, quando nell’Interpretazione dei sogni riporta un proprio sogno in cui la parola “secerno”, che compare in un telegramma, viene associata all’etimologia di segreto e nello stesso tempo alla propria irritazione verso l’amico Fliess che gli ha tenuto, appunto, segreto per tanto tempo il suo soggiorno in Italia.

La complessità del concetto viene efficacemente avvicinata da Nicasi (2019) alla contraddittorietà della stessa parola segreto a livello onomatopeico: “quel sussurro iniziale, quel comando a tacere veicolato dalla s, con la quale siamo soliti intimare il silenzio portando l’indice alle labbra e quell’effetto sonoro che richiama il grattare e lo sgretolare prodotto dalla g seguita dalla r” (p.338). E Petrella (ibid.) definisce quello di segreto un concetto strutturalmente ambiguo.

Questo numero del KnotGarden si basa nella prima e nella seconda parte sui contributi che sono stati presentati ai tre seminari che il Centro Veneto di Psicoanalisi ha organizzato sul tema del segreto e su alcuni lavori che sono stati discussi all’interno del gruppo di studio che si occupa dell’area della psicoanalisi del bambino e dell’adolescente. La riflessione viene poi arricchita nella terza parte da brevi contributi che sviluppano spunti emersi durante la discussione avvenuta nel corso dei seminari o che sono stati stimolati “a posteriori” dal confronto con questo tema così complesso.

G.M. Mazzoncini apre questo numero del KnotGarden sottolineando gli aspetti positivi che il segreto ha nella strutturazione della mente, mentre gli altri lavori mettono piuttosto l’accento su alcune situazioni in cui il segreto sembra avere effetti patologici. In particolare una prima situazione potenzialmente patologica riguarda la presenza di un segreto che  il bambino conosce, ma che deve proteggere perché non trapeli  e quindi verrà preso in considerazione il peso psicologico del “tenere un segreto”; una seconda situazione è quella in cui il bambino è escluso dal segreto: c’è un segreto che aleggia, ma  il bambino non ne è a conoscenza, se non inconsapevolmente; la terza situazione riguarda il momento della rivelazione o della scoperta di un segreto da parte del bambino e il trauma che ne può conseguire.

Riguardo alla prima situazione, quella in cui il bambino viene caricato di un segreto che non deve trapelare fuori dalla famiglia abbiamo due contributi: Camilla Pozzi presenta una riflessione sui casi in cui il segreto ha potenzialmente un forte impatto sociale, come nei casi che presentano un risvolto giudiziario, per cui il bambino deve proteggersi da una vergogna che rischia di diventare pubblica, trasformando il segreto, attraverso una mezza bugia, in qualcosa di dicibile. Sempre nell’ottica del bambino che si trova gravato dal peso di dover tenere un segreto Andrea Mosconi    farà riferimento ad una ragazzina che protegge i genitori con una importante reticenza nei confronti dell’analista all’interno di un clima familiare omertoso.  Caterina Olivotto porterà l’attenzione sulla seconda situazione con una riflessione centrata sul rapporto fra segreto e sviluppo di una fobia. Una mia riflessione sulla differenza, suggerita da Racamier (1992) tra segreto libidico ed antilibidico contiene tre brevi esempi clinici dei possibili effetti di blocco dello sviluppo cognitivo ed emotivo da parte dei segreti antilibidici, mentre il segreto libidico per eccellenza, quello del rapporto sessuale fra i genitori, viene collegato con i moderni “miti” dei personaggi che portano regali ai bambini.

 Per quanto riguarda il momento della rivelazione di un segreto, momento potenzialmente traumatico, il contributo di Carla Busato mette l’accento sulla necessità di trovare da parte dei genitori i tempi e i modi adeguati per la delicata operazione di disvelamento e su quanto possa essere di aiuto l’analista nel sostenere la “danza relazionale” fra genitori e figlio.

La seconda parte di questo KnotGarden è relativa all’ultimo seminario. Si apre con l‘introduzione di Maria Ceolin al lavoro di Vincenzo Bonaminio, che affronta un altro importante aspetto del segreto, quello della trasmissione transgenerazionale. Questo aspetto viene esemplificato attraverso il riferimento al film “Ritorno al futuro” e attraverso l’esposizione di un caso clinico.  A conclusione di questa seconda parte Andrea Braun e Guglielmina Sartori commentano il lavoro di Bonaminio ponendo ancora nuove domande.  Segue la videoregistrazione, che oltre a questi contributi, contiene la discussione che concluse quel seminario.

La terza parte di questo numero comprende commenti e riflessioni che si intrecciano e si diramano nel nostro “giardino”, offrendo ulteriori punti di vista.

Rossana Gentile riporta le sue riflessioni personali suscitate dalla partecipazione ai tre seminari aggiungendo l’accenno a due casi clinici da lei trattati.

Mariagrazia Capitanio e Diego Spiller nei loro lavori riprendono il tema del segreto transgenerazionale in riferimento ad alcuni scenari della storia italiana del secolo scorso trattando dei segreti che hanno gravato sull’infanzia e sull’adolescenza di discendenti di ex fascisti o di reduci della seconda guerra mondiale.

Infine concludono questo KnotGarden due lavori teorici, quello di Maria Stanzione Modafferi e quello di Franca Munari, che, come in una specie di après coup, gettano luce sul complesso e variegato tema del segreto che abbiamo cercato di esplorare.

 

Bibliografia

Nicasi S. (2019). Editoriale. Psiche, 2.

Petrella F. (2019). Intervista a cura di Alessia Fusilli. Psiche, 2.

Racamier P.C (1992). Il genio delle origini. Milano, Raffaello Cortina, 1993.

Zapparoli G.C. (1987). La psicosi e il segreto. Torino, Boringhieri.

 

Lucia Fattori, Padova

Centro Veneto di Psicoanalisi

fattori.lucia@libero.it

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