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Frattura di Adreas Neuman

Recensione di Maria Tallandini

Frattura

Andreas Neuman

2018 , Alfaguara ed. , Madrid

2019, Einaudi, Torino

pagg. 408

Il titolo e’ costituito da una sola parola “Frattura”, in giapponese Kin-tsu-gi .

Mi e’ stato regalato da un amico che riconosco essere un lettore intelligente. Mi disse che era “particolare”.

Il titolo mi parve duro ed inquietante, tuttavia ne fui incuriosita.

Kin-tsu-gi e’ un’antica pratica giapponese che provvede a rimettere assieme, ad aggiustare, gli oggetti di porcellana non in modo da celare l’evento distruttivo, come accade nella nostra tradizione, quanto piuttosto rendendo tale evento piu’ evidente e, nel caso dei giapponesi, piu’ prezioso.

Infatti, nella frattura riparata e’ inserita una sottile foglia d’oro; in questo modo il danno, la rottura non diminuisce il valore dell’oggetto,  all’opposto, lo incrementa.

 

Il protagonista e’ Yoshie Watanabe, giapponese. Yoshie aveva 5 anni quando è andato con suo padre ad Hiroshima per una questione di affari. 

Era un giorno come gli altri, ma non lo fu. Ad un tratto ogni cosa divenne diversa in modo orribile.

Yoshie sente una fiammata scorrere sulla sua schiena, sulle sue gambe che si copriranno con evidenti e permanenti cicatrici: “La detonazione si espandeva e non aveva fine… Quando Yoshie apri’ gli occhi , era talmente buio che penso’ di essere morto.

Le persone attorno a lui si disfacevano, privati della loro sagoma, come dei fantasmi.

Oppure ne scompariva bizzarramente una parte sola e ugualmente accadeva per le cose: tutto sembrava esistere e scomparire in modo irrazionale. 

Yoshie vede una parte del corpo di suo padre uscire da sotto un palo ma non c’è nessuno che lo possa aiutare a tirarlo fuori mentre altri esseri umani che gli passano accanto si sfaldano sotto i suoi occhi.

Non sa come sia lui stesso.

Hiroshima è scomparsa e una grande piana sta al posto della collina, degli alberi. Yoshie incontra una ragazzina sopravvissuta e insieme senza parole vanno alla stazione.

Vuole ritornare a casa, a Nagasaki, ma scopre che anche lì dove c’era la sua casa, sua madre, sua sorella, è successa la stessa cosa.

Sarà raccolto da una coppia di zii ed allevato a Tokyo ma, adolescente, sente la necessità di andare lontano, non sa perché ma sa che non vuole restare.

Convince gli zii a lasciarlo andare in Europa e si reca a Parigi dove studia economia. Diventera’ un uomo d’affari.

 

Il libro ci inserisce nella sua vita con una interessante ed inusuale modalita’ narrativa.

Continuiamo a seguire la vita di Yoshie, nella descrizione del narrante, nelle diverse parti del mondo in cui si reca a vivere :“Le visite a Tokyo erano molto sporadiche…Con l’eta’, tuttavia, i suoi ritorni si fecero piu’ frequenti e prolungati. …Quanto piu’ passato accumulava, piu’ urgente si rivelava la necessita’ di riequilibrare la bilancia con una dose di presente …”. 

Questo racconto e’ inframezzato dal racconto delle quattro donne con le quali Yoshie costruisce una relazione amorosa in ciascuna delle citta’ in cui va a lavorare.

Esse lo descrivono raccontando in prima persona la loro relazione con lui.

A Parigi si innamora di Rose con cui condivide la sua vita di studente. Ma, quando si stanno guardando attorno per acquistare una casa, egli decide di accettare una buona proposta di lavoro a New York, dove stringe una nuova relazione, questa volta con una giornalista.

La cosa si ripete: dopo qualche tempo lascia New York e si reca a Buenos Aires e quindi a Madrid da dove infine prende l’aereo che lo riporta a Tokyo.

Ogni capitolo della sua vita  e’ un’immersione in una cultura nuova in cui, nel contempo, il suo essere giapponese viene solo apparentemente modificato ed adattato ma dove lo accompagnano le sue cicatrici.

Con le donne che incontra intreccia relazioni durature ma non tali da sentirsi di condividere con loro quanto gli era accaduto. Ciascuna racconta come l’hanno conosciuto, il modo in cui il suo essere giapponese entrava nella loro relazione e come Yoshie si inseriva nell’ambiente.

Tutte le relazioni si chiudono quasi senza ragione ma con la stessa giustificazione: un lavoro in un altro angolo del mondo.

Infine, Watanabe ritorna a Tokyo dove si accorge di non avere legami. Persino la pronuncia del suo giapponese non ha mantenuto l’intonazione locale e deve sforzarsi di caricare gli accenti per non essere guardato come uno straniero, a casa.

E’ in questa solitudine che, accendendo la televisione, apprende e segue gli eventi di Fukushima dove, rispondendo ad una irresistibile spinta interiore, decide di recarsi.

Mi fermo qui per lasciare al lettore la scoperta della conclusione.

 

In apertura l’autore cita alcuni versi di Shinoa Shoda* “Mi domando/ se esista qualche operazione/ per estirpare i ricordi”, non dice rielaborare! Leggendo il libro, la parola kin-tsu-gi ha assunto per me un aspetto familiare e, successivamente, ho cominciato a vedere molti kin-tsu-gi nella mia vita, nella vita dei miei amici, nella vita dei miei pazienti.

Tutto il libro si chiede, senza dirlo, se il ricordo intollerabile sia una frattura che, riparata, puo’ divenire un kin-tsu-gi,  Freud (1914) direbbe “rielaborato”, diventando quindi qualcosa di prezioso.

Sta al lettore comprendere se il protagonista sia riuscito a ricomporre la frattura dalla quale non dover necessariamente fuggire e a trovare l’oro che gli permetta di riappropriarsi del suo ricordo.

Andres Neuman e’ uno scrittore argentino, nato a a Buenos Aires, vive a Madrid.

Il cognome  tedesco suggerisce la sua origine ebraica. Il suo stile non riporta alla fantasiosa tradizione narrativa sudamericana ma piuttosto ad una analisi introspettiva accurata e ad un confronto con la realta’.

Il modo di raccontare e’ vivido, accurato, penetrante. I suoi libri sono stati tradotti in piu’di venti lingue e, tra gli altri riconoscimenti e premi,  l’autore è stato anche selezionato dalla rivista Granta come il migliore giovane scrittore in lingua spagnola.

*Shinoe Shōda (1910 –1965) e’ stata una poetessa giapponese conosciuta per i suoi scritti e le sue poesie sulla bomba atomica.

Bibliografia

Freud S. (1914). Ricordare, ripetere e rielaborare. O.S.F.7, 353-361.

Maria Anna Tallandini, Padova

Centro Veneto di Psicoanalisi

mariatallandini@gmail.com

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