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‘Freud dopo l’ultimo Freud. Per una psicoanalisi sempre nuova’ di Patrizio Campanile

Approfondimento di Andrea Mosconi

Copertina Freud dopo l’ultimo Freud di Patrizio Campanile
Freud dopo l’ultimo Freud di Patrizio Campanile

Autore: Patrizio Campanile

Titolo: ‘Freud dopo l’ultimo Freud. Per una psicoanalisi sempre nuova” 

Editore: Franco Angeli

Collana: Le vie della psicoanalisi/Saggi

Anno pubblicazione: 2021

Pagine: 250

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Nel suo scritto l’Autore ci richiama e invita a un «laboratorio di riflessione» che parte dall’idea che Il disagio della civiltà possa rappresentare un momento di svolta verso ciò che Patrizio Campanile chiama l’«ultimo Freud» (p. 11), ovvero il periodo coincidente con la nuova stagione di pensiero che il padre della psicoanalisi sviluppa dopo quella della prima topica e quella dell’ultima teoria delle pulsioni e della teoria strutturale.

Ripercorrendo i passi dell’opera dell’“ultimo Freud”, in cui assistiamo al compimento della teoria e della teoria della genesi del Super-io, l’A. ci accompagna nella rilettura della “traccia” freudiana, dove lo scatenarsi della distruttività acquista un suo statuto specifico che non sarebbe riconducibile solamente al disimpasto pulsionale, ma dipenderebbe anche da uno squilibrio dell’investimento libidico a favore del soggetto e dell’oggetto, quest’ultimo sacrificato a vantaggio e potere del soggetto.

Campanile, con il suo solito garbo, sembra quasi scusarsi con il lettore della fatica che dovrà fare rivedendo alcune tematiche nella direzione della complessità suggerita quando, nella parte seconda del suo lavoro, compie un’operazione che definisce «osservazione in parallelo» (p. 11), aprendo alla possibilità di rivisitazione della “traccia” sotto una nuova luce.

Penso che questa fatica debba essere fatta: si tratta di oscillare tra “ripetizione e novità”, come ha fatto con altrettanta fatica e continuamente nella sua opera lo stesso Freud che, in Analisi terminabile e interminabile, propone il medesimo invito, chiarendo che tutti i fenomeni di cui si occupa la psicoanalisi devono essere ripensati e rivisti sulla base dell’azione dei due gruppi di pulsioni e del loro impasto: «Sorge il quesito […] se non occorra procedere ad una revisione di tutte le nostre conoscenze sul conflitto psichico da questo nuovo punto di vista».[1]

Campanile prende quindi in esame la risposta che Freud diede ad Einstein sulla natura della guerra (tema peraltro molto attuale): precisando che i due gruppi di pulsioni, quelle che tendono a “conservare e unire” e quelle che tendono a “distruggere e uccidere”, possono essere spiegati nella contrapposizione tra amore e odio, quest’ultima coppia essendo originariamente connessa con la polarità attrazione-repulsione di cui si occupa Einstein. Queste due tendenze fondamentali, regolatrici del rapporto soggetto-oggetto e fondamentali per la rappresentazione e la costanza d’oggetto, qualora si manifestassero, nei loro gradi estremi, porterebbero all’autodistruzione del soggetto e dell’individuo stesso. Tutto ciò porta anche a ripensare il concetto di sublimazione; attraverso una rigorosa rivisitazione dei concetti originari, evitando derive e impieghi intuitivi delle nozioni, vengono ripercorsi gli spostamenti di interesse di Freud che in momenti successivi dirige la sua attenzione su fonte, meta, oggetto.

Il lavoro che Campanile compie nel suo libro, sembra perseguire intrinsecamente la polarità costruttiva e unificante, suscitando intensa partecipazione. Si coglie il suo gusto e la sua passione per la ricerca psicoanalitica, la puntuale sistematicità dei riferimenti epistolari e l’affettuosa attenzione con cui si riferisce all’uomo Freud e alla sua biografia, dimostrando empatia e simpatia verso il nostro Maestro, come quando afferma che lo stato d’animo provato da Freud in questa nuova stagione – di arrivo e, allo stesso momento, di partenza di sviluppi che egli stesso sa di poter realizzare solo parzialmente – potrebbe essere descritto affine all’esperienza del perturbante (p. 16).

L’emergere di nuove locuzioni-nozioni, quella di costituzione psichica e di permanenza nello psichico, riproposte da Campanile, riprendono proprio la responsabilità di “riunire i pezzi” per essere ricondotti all’auspicata visione d’insieme. Tale necessità sembra richiamare quanto nella clinica uno psicoanalista è chiamato a fare di fronte alle frammentazioni del paziente: ricomporre gli oggetti parziali nella direzione di una costanza oggettuale.

Trovo assai rilevante e, al tempo stesso, un importante spunto di riflessione l’affermazione dell’A. quando parla – in riferimento alla divisione degli psicoanalisti sulla formulazione freudiana del dualismo pulsione di vita-pulsione di morte – dei diversi punti di vista che “producono” teorie per interpretare la realtà sulla base di diverse concezioni dell’uomo.

In questo libro la considerazione attenta dell’aggressività, come espressione di forze distruttive”, rivisita il lavoro di Freud nell’arco di un decennio, ripercorrendo la traiettoria dell’evoluzione del pensiero freudiano per guardare al futuro: si tratta di un ripensamento e rinnovamento che  risentono di un ritardo di cui l’A. è consapevole; per questo si fa promotore di una sollecitazione che affronta i fenomeni di attrito che ostacolano l’obbiettivo di afferrare la complessità e le determinazioni che definiscono e circoscrivono le idee e i concetti.

L’articolazione freudiana della nuova teoria pulsionale è progressiva e integra il livello astratto, che l’A. pensa possa rappresentare la componente più profonda e inconscia, con quello più prossimo alla realtà osservabile. Partendo dalle forze che agiscono oltre il principio del piacere – ripetizione e reazione terapeutica negativa – vengono rintracciate le condizioni da cui si sviluppa la nuova teoria pulsionale, che troverà nella seconda topica un suo chiarimento.

Da qui parte il “ripensamento-rinnovamento” che si prefigge l’A.: «Sono, questi, tutti elementi da integrare nel momento in cui ci si rifà all’ultima teoria delle pulsioni» (p. 36).

Campanile parla di peso diverso, assegnato, in momenti differenti, da Freud alla polarità, e che va considerato poiché conduce a due processi opposti: costruttivo-anabolico e distruttivo-catabolico (Hering e Schopenhauer).

L’intenzione di sviluppare una metapsicologia procede in modo incerto, fino a quando Freud pone la questione della distruttività: un pensiero in continuo e graduale incremento che articola piani con diversi gradi di astrazione, sottolinea Campanile, dove distingue le pulsioni sessuali-Eros (pulsioni di vita, dell’Io e oggettuali) indirizzate all’oggetto, che spingono per tenere unite le diverse parti della sostanza vivente, dalle pulsioni di morte, distruttive (presenti nell’Io). A mio avviso, sulla base di quanto esplicitato, si potrebbe arrivare a ritenere che l’apparato psichico leghi i moti pulsionali per assicurare il dominio del piacere e, liberandosi dell’eccitamento, ritorni alla quiete del mondo inorganico (principio del piacere al servizio della pulsione di morte).

Ripensando l’odio freudiano, l’A. riprende, rivedendolo, un suo articolo pubblicato sulla Rivista di Psicoanalisi[2] e, in coerenza con il progetto che si prefigge, integra le idee precedentemente considerate.

Questo lavoro attesta un rilievo sempre diacronico, mai sincronico, dello sviluppo del pensiero: «È di grande importanza che la teoria sia in grado di intercettare termini e nozioni capaci di parlare l’esperienza dei singoli individui e che tali termini, entrando a far parte delle formulazioni teoriche, anche le più astratte, costituiscano un tramite perché la teoria possa mantenere legami significativi con le vicende che cerca di descrivere e comprendere e sulle quali, nella clinica, desideriamo intervenire» (p. 63).

Il richiamo agli “interessi” dell’Io che verrebbero a coincidere con quelli dell’Es (Freud) e l’idea di una “dittatura dell’istante” (Campanile, p. 89) priva di futuro che distingue l’Io-ideale dall’Ideale dell’Io, dove il narcisismo e l’onnipotenza riducono progressivamente il riconoscimento dell’oggetto, fanno pensare ad una sorta di sparizione dell’identità dell’Altro.

Mi chiedo quale sia il destino dell’oggetto interno: sembra di assistere ad una sorta di processo contrario alla melanconia dove è una parte dell’Io che rimane nell’oggetto e che diviene il motivo della grande sofferenza del melanconico; in questo caso l’Io sembra inglobare completamente in se stesso l’oggetto e per questo non si accorge della sua esistenza, non lo “vede”, il corpo dell’Altro viene privato della sua interiorità, ne risulta un corpo “vuoto”, senz’anima, che non merita nessuna considerazione, una carcassa-pelle che può essere violata proprio perché priva di un contenuto identitario. Di fatto l’autonomia di una collettività si fonda sul riconoscimento della sua storia, dell’origine e delle sue caratteristiche distintive e quando ne viene privata viene a mancare il presupposto stesso del limite, di un confine; riprendo le parole di Campanile: «Avevo ricordato prima come Freud riconosca all’odio il compito di tracciare i confini tra sé e l’altro; l’oggetto diceva nasce dall’odio che rileva, pone e afferma distanza e io aggiungevo che, in questo modo, reciprocamente, si istituisce l’Io. Il confine è e resta sempre luogo di negoziazione, di tensione e frizione […]: la distinzione viene in entrambi i casi garantita dall’odio»  (p. 89).

Questo libro propone un’apertura e un ripensamento dell’apparato freudiano, che deve necessariamente ripartire da strutture collettive e attrezzature ordinate, richiamando l’idea di una trasformazione dello spazio di lavoro dove lo studio, il recupero sistematico e la rivisitazione della traccia freudiana è indispensabile per capire come noi essere umani “siamo fatti”, il complesso delle caratteristiche somatiche, funzionali e psichiche che ci costituiscono: si tratta di un cambiamento nella comprensione delle idee.

La chiave di lettura per orientarci clinicamente parte dall’idea che pulsione di vita e pulsione di morte concorrano a determinare l’andare verso e il ritrarsi nella relazione soggetto-oggetto. Due tendenze spiegate dalle pulsioni ma che non coincidono con esse.

Come mostra il testo del carteggio sulla guerra che ha avuto con Einstein, il pensiero di Freud si sviluppa in modo progressivo; le tre coppie significative legare-slegare, amore-odio, “attrazione-repulsione”, vengono formalizzate concettualmente a partire dalla clinica e ancora una volta Campanile, riferendosi a Freud, riporta un rilievo diacronico che ritengo sia imprescindibile perché parte fondante dell’attrezzatura: «In fine compaiono le ragioni che lo hanno portato a sviluppare, passo dopo passo, questa teoria e cioè l’essersi dovuto cimentare con i fenomeni di ripetizione e con la reazione terapeutica negativa» (p. 232).

All’interno dello spazio di lavoro auspicato, va sottolineato l’ampio respiro che si prova nella ripresa e recupero della Grecia Antica, della filosofia moderna e della fisica: i riferimenti ad Empedocle, Schopenhauer, Nietzsche e lo stesso carteggio Freud-Einstein vengono rivisitati dall’A. poiché sostanziano la congiunzione operata da Freud tra la metapsicologia e i fenomeni della clinica. In questo senso è centrale la figura di Mosè: il processo che starebbe alla base della formazione di ogni religione e il ritorno del rimosso come forza persuasiva di quest’ultime sono tematiche che riprendono quanto sostenuto da Freud in Totem e tabù, ossia il peso della verità “storica” sull’impianto religioso.

Campanile “rilegge”, elencandole, le circostanze storiche che frenano Freud nella sua intuizione e che potrebbero costituire una situazione traumatica: nazismo, persecuzione, credenze altrui che impediscono l’espressione della diversità, la perdita della protezione necessaria e il conseguente trovarsi inermi e in balia degli eventi, la possibile rottura dei legami e quindi, alla fine, la messa in pregiudizio della stessa sopravvivenza.

A tali circostanze mi permetto di aggiungere il peso di quelle figure intellettuali e filosofiche del tempo, che hanno sposato l’ideologia nazista, contribuendo ad amplificare il senso di impotenza, peraltro ben considerato dall’A., e il vissuto di isolamento che porteranno Freud ad accettare l’esilio, temi questi di sconvolgente attualità.

Le parole di Campanile riferite ai collegamenti temporali fatti da Freud in relazione alla verità storica sono un passaggio che va letto con attenzione (p. 100).

Anche nel cap. 4., dedicato alla verità storica (p. 120 e ss.), l’A. riprende un suo testo già pubblicato[3] e integra le idee precedentemente considerate.

Rimanderei alla lettura del libro per le specifiche considerazioni sulla teoria del trauma, sorvegliando quanto sottolineato da Campanile sull’arco temporale occorso per la scrittura del Mosè e sullo stile di scrittura di Freud, che viene associato alla necessaria-prolungata e ripetuta elaborazione delle evenienze traumatiche, in una parola: ripetizione.

Alcune parole sul “movimento” che descrive il pensiero di Freud (p.134): l’A. ci ricorda come l’intreccio tra la teoria e la clinica e il lavoro psichico di elaborazione della psicoanalisi debba svilupparsi nell’alternanza tra livelli di astrazione-costruzione che poggiano sull’esperienza clinica.

L’ astrazione ha la funzione di aprire a nuovi campi di ricerca, poiché le costruzioni che ad essa si accompagnano sono prossime ai fenomeni osservabili nella clinica e in quest’ultima possono ricevere risposte.

Il linguaggio della metapsicologia descrive il funzionamento dei processi psichici attraverso simbolismo e metafora ripresi anche dai concetti della fisica e in questo modo fondano le costruzioni che mirano a ipotizzare le ragioni alla base dei fenomeni clinici. Campanile, nel suo libro, ci accompagna e aiuta ad ascoltare il linguaggio metapsicologico, ospitando la necessità, non la scelta, di considerare che l’impianto della metapsicologia freudiana risiede nel simbolismo e nella metafora e che da quest’ultime debba ripartire il processo di ripensamento e rinnovamento di cui si fa portavoce. Penso agli importanti contatti con la filosofia e l’intera scienza psicologica. Come a dire: difficile sbarazzarci della metapsicologia.

Risulta effettivamente utile il consiglio di Semi (nella Prefazione, p.10) di perdersi nel testo, o perlomeno, per me lo è stato: l’utilizzo degli schemi come riferimento per spostarsi avanti e indietro nell’ascolto delle pagine dell’opera aiuta.

Il capitolo sulla sublimazione (cap. 5, parte seconda) riassume i livelli di lavoro e di studio dell’A. e andrebbe attentamente affrontato, perché  rivede i livelli di astrazione (che, come ritiene necessario Campanile, vanno mantenuti distinti) e i loro collegamenti, nel dare risposte, con la clinica. Il concetto di sublimazione si sviluppa nell’ambito del punto di vista economico strettamente connesso con il principio del piacere: «La scoperta della mobilità che caratterizza gli investimenti libidici portò Freud a introdurre il concetto di sublimazione» (p. 138). L’A. ci parla di una mobilità ampia poiché le mete pulsionali e gli oggetti per raggiungerle mutano sia a beneficio dell’individuo che della società; per le pulsioni distruttive, siano esse originarie o secondarie, non si verifica il fenomeno della sublimazione; rimane tuttavia necessario elaborare una teoria per farvi fronte nella clinica. Gli interrogativi su tale concetto vengono ripresi e analizzati partendo dalla deriva concettuale e dall’impiego intuitivo delle nozioni a cui si assiste in psicoanalisi (fenomeni che l’A. critica esplicitamente). Ripercorrendo la storia del concetto di sublimazione, l’A. ci accompagna nella definizione del concetto di desessualizzazione e agli interrogativi che ad essa sottendono, tema imprescindibile parlando di sublimazione. Anche in questo caso, il richiamo ad un’analisi metapsicologica fa da cornice ai contenuti concettuali, giacché: «Ma che senso avrebbe un uso fenomenologico [come suggerisce invece Le Guen C. (2008). Dizionario freudiano. Borla, p. 331] e non metapsicologico di una nozione che compare ad un certo punto della ricerca metapsicologica ed in un contesto in cui non solo l’ancoraggio al corpo era centrale, ma non era bandita l’idea che prima o poi della pulsione si potranno rintracciare le componenti biochimiche?» (Campanile, pp. 141-142). Sarebbe probabilmente contento Freud di sapere, aggiungo ora io, che, dalla sua traccia, oggigiorno si è riusciti ad individuare le basi anatomiche e chimiche delle pulsioni.[4] L’ipotesi del funzionamento dell’apparato psichico che ne consegue, poggia le sue basi su idee astratte (sul modello delle scienze fisico-chimiche) che hanno il compito di rappresentarci il legame tra il somatico e i fenomeni della coscienza: il conflitto nevrotico viene spiegato nel dualismo tra pulsioni dell’Io (autoconservazione) e pulsioni sessuali. L’A. allora pone una nuova questione: «La prima osservazione riguarda il duplice orientamento delle pulsioni: esse possono comportare mete attive e passive» (pp. 144-145).

Come rileva l’A., da notare il passaggio dell’attenzione di Freud dalla fonte alla meta e il legame tra desessualizzazione, identificazione e narcisismo, elementi che costituiscono l’impalcatura su cui poggia la teoria dell’Io e l’intreccio tra le pulsioni di vita e di morte.

In questo libro Freud e la sua opera sono “ospitati” da Campanile senza mai sottrarsi dall’impegno della riaffermazione dell’Altro e della differenza (p. 236) e la riflessione coinvolge qualsivoglia prospettiva dell’esistenza e ci riporta all’attualità; il mio invito al lettore e di farsi anch’egli ospitante-ospite del testo.

Il mio auspicio, che nasce dalla necessità che ho sentito, è quello di un abbecedario che aiuti chi legge a districarsi nelle elaborazioni concettuali che mano a mano dipanano le idee all’interno del laboratorio di riflessione.

 

 

 

 

 

[1] S. Freud, Analisi terminabile e interminabile. OSF , 11, p. 527.

[2] P. Campanile, Ripensare l’odio freudiano, «Rivista di Psicoanalisi», 60, 4, 2014, pp. 860-894.

[3] P. Campanile, Verità storica: un nome alla cosa, «Psiche», 2, 2017, pp. 427-445.

[4] Vedi, per es., J. Panksepp-L. Biven, Archeologia della mente. Origini neuroevolutive delle emozioni umane, Milano, Raffello Cortina, 2014.

Andrea Mosconi, Padova

Centro Veneto di Psicoanalisi

mosconi.cabianca@gmail.com 

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