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“La seconda nascita. Fenomenologia dell’adolescenza ”
di Giuseppe Pellizzari

La seconda nascita

Presentato da Ilaria Binotto

Autore: Giuseppe Pellizzari

Titolo: “La seconda nascita, fenomenologia dell’adolescenza”

Editore: Franco Angeli

Collana: Psicoanalisi Psicoterapia analitica

Anno pubblicazione: 2010

Numero pagine: 158

Quarta di copertina:

 

Dopo un lungo silenzio l’adolescenza è diventata un argomento di moda. Sono in molti a parlarne: giornalisti, sociologi, psicologi, psicoanalisti.

Ma perché proprio ora? Perché l’adolescente con il suo smarrimento, col suo sentirsi orfano dei genitori dell’infanzia ci restituisce un’immagine impietosa, ma vera, del nostro smarrimento e del nostro sentirci orfani dei grandi ideali politici e religiosi del passato: che in forma di genitori simbolici sostenevano la vita degli individui.

In quest’ottica l’interesse per l’adolescenza diventa non solo studio “scientifico” ma interrogazione sulla complessità del nostro essere di soggetti. L’adolescenza non è solo un’ “età difficile”: più ancora dell’infanzia rappresenta l’origine drammatica dell’uomo come essere pensante.

In questo libro ci si propone di liberarla di sociologici e psicologismi che tendono a produrre ricette rassicuranti, per restituirla alla sua dura essenzialità universale.

Il modello freudiano e kantiano di “rivoluzione copernicana” e quello bidoniamo di “cambiamento catastrofico” costituiscono dei vertici privilegiati da cui guardare il dramma dell’adolescenza, perché esso esprime in maniera paradigmatica l’essenza di ogni crisi, cioè di ogni rivolgimento strutturale della percezione del mondo. Ripensare questo dramma può gettare nuova luce tanto sulla nostra concezione di esseri umani – chiamati all’incontro con la realtà ed il dolore – quanto sul concetto stesso di “esperienza”.

La psicoanalisi che da più di un secolo indaga il mistero e la complessità del soggetto, non può non trovare nell’adolescenza e nelle sfide che essa pone ad ogni progetto di cura, mettendo in crisi tutti i dispositivi precostituiti, l’occasione affascinante di una perpetua rifondazione.

 

Biografia dell’autore:

Giuseppe Pellizzari (1946-2019) è stato uno psicoanalista milanese, membro ordinario con funzioni di training della Società Psicoanalitica Italiana (SPI) e dell’International Psychoanalitycal Association (IPA). E’ stato inoltre presidente del centro milanese di Psicoanalisi “Cesare Musatti” e tra i primi consulenti del “Progetto A” di S. Donato Milanese, centro di consultazione per adolescenti (ASL Milano 2).

Ha pubblicato con G. Giaconia e P. Rossi, Nuovi fondamenti per la tecnica psicoanalitica (Borla, Roma, 2007); L’apprendista terapeuta. Riflessioni sul “mestiere” della psicoterapia  (Bollati Boringhieri, Torino, 2002); L’oggetto. Viaggio di uno psicoanalista ai confini dell’esperienza (Antigone, Milano, 2015).

Recensione:

 

L’importanza di questo libro la si legge già nel titolo “La seconda nascita – fenomenologia dell’adolescenza”. Esso non vuole essere suggestivo, ma il modo per descrivere/definire il fenomeno dell’adolescenza nella sua funzione genetica, appunto di seconda nascita, nascita del sé adulto che emerge dall’infanziarispetto alla prima biologico/psichica alla quale per tradizione anche psicoanalitica si è sempre dato in primis primaria importanza. Ecco che l’infanzia non la si potrebbe neppure pensare come categoria senza le successive conquiste dell’adolescenza. “La psicoanalisi ha enfatizzato l’infanzia come il luogo originario del malessere psichico che più tardi si manifesterà nelle nevrosi dell’adulto. … Ebbene il mondo adulto non si sviluppa armonicamente dall’infantile attraverso un processo continuativo e graduale, ma si genera attraverso una rottura drammatica e vulcanica, un salto, una discontinuità violenta e improvvisa: l’adolescenza (pag. 11-12).

Pellizzari ha dedicato gran parte della propria vita professionale proprio a far nascere progetti e spazi terapeutici per gli adolescenti, contribuendo così a dare identità teorico/tecnica a questa tappa dello sviluppo. L’identità è proprio un processo che l’adolescenza stessa inaugura ed a cui l’autore dedica a ragion veduta un capitolo. Gli altri capitoli trattano i temi che legano l’adolescenza al pensiero, all’etica, al tempo e alla società. Il legame tra adolescenza e società è particolarmente interessante per la sua nota inedita che sottolinea come l’adolescenza sia diventata di moda “oggetto” di studio scientifico. Adolescente ed adulto hanno etimologicamente la stessa radice. Il primo è una persona impegnata in un processo di crescita, l’altro lo “ha completato” con un completo sviluppo fisico e psichico.
Fino agli anni ’60 la distinzione tra adolescenti e adulti era invece più definita, senza pensare ai veri e propri riti di iniziazione e passaggio da un’età ad un’altra delle culture più primitive, già nelle nostre società agrarie e all’inizio dell’epoca industriale, il passaggio tra adolescenza e età adulta era definito almeno sul piano sociale e normativo. Agli inizi del secolo lo stesso Freud parla solo di pubertà (Tre saggi, 1905), e l’adolescenza, come processo di crescita innescato dalle trasformazioni puberali, non aveva uno status proprio. Dal punto di vista sociale si ipotizza così che l’adolescenza sia nata con il prolungamento dell’obbligo scolastico, come un effetto collaterale dello stesso. Da allora si è dilatato il tempo che l’adolescenza occupa nella vita dell’uomo tanto da perdere anche la sua caratteristica principe di fase di elaborazione delle trasformazioni fisiche della pubertà. L’adolescenza è così da considerarsi non più tappa dello sviluppo ma una struttura evolutiva sempre attiva, non solo una fase portatrice di maturazione puberale; essa è fermento vivo che porta un’attività psico/affettiva che può essere senza fine al processo di soggettivazione. Essa viene ad essere una neo funzione della mente che rimanda a una crescita insatura dell’esperienza e che alimenta l’apparato psichico nell’età adulta. Nella realtà psichica dell’adulto è attiva una tensione a “finire l’adolescenza” senza “farla finita” con essa, che è il felice paradosso di un’adolescenza terminata e di un travaglio adolescenziale in parte interminabile (Zilkha, 2013).

L’autore nel corso degli anni ha progressivamente rafforzato la convinzione che l’adolescenza sia il cuore stesso della vita dell’uomo. Egli afferma che gli “piacerebbe usare il termine posizione adolescenziale nel senso kleiniano, che non definisce una fase temporale destinata a esaurirsi , salvo essere recuperata tramite la regressione, ma una funzione della mente, una capacità emotiva che caratterizza la condizione umana come essenzialmente incompleta e quindi infinitamente aperta all’esperienza.

Concludendo, è utile la lettura di questo testo per mettere a fuoco come l’adolescenza sia l’organizzatrice della storia del soggetto e non solo un passaggio tra l’infanzia e l’età adulta ma il momento generativo di entrambe che avvia la costruzione naturale dell’identità umana.

Zilkha Nathalie: “Finir” l’adolescence, sans “en finir”. Quelques réflexions. Revue Francaise de Psychanalyse 2013/2 (Vol. 77), pages 427-432.

 

Ilaria Binotto, Padova e Treviso

Centro Veneto di Psicoanalisi

ilariabinotto@gmail.com

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