Rolling Stones – L’eterno mito tra distruzione e rinascita

Tour1975

di Paola Ferri

"Paolo Conte, via con me" Documentario di Giorgio Verdelli 2020, Italia

Viva la musica che ti va

Fin dentro all’anima, che ti va

Penso di credere che finirò

Sempre di vivere di te ……

(Paolo Conte – Dal Loggione, 1979)

Siamo al cinquantesimo di un celebre tour in cui la famosissima (e da me amatissima band) suonò negli Stati Uniti d’America e in Canada. Dopo l’abbandono da parte di Mick Taylor, questo fu il primo tour dei Rolling Stones con il nuovo chitarrista Ronnie Wood, che suona con loro da allora. L’abituale sezione fiati del gruppo costituita da Bobby Keys e Jim Price non prese parte al tour, sostituita da Billy Preston alla tastiera e da Ollie E. Brown alle percussioni. Keys fece solo un’apparizione ospite in You Can’t Always Get What You Want e Brown Sugar durante gli spettacoli di Los Angeles. Il Tour of the Americas ’75 non fu di supporto a nessun nuovo album. Famoso l’exploit di un camion con gli Stones a bordo sul pianale che avanzava lungo la Fifth Avenue, con i loro strumenti e gli amplificatori. Il camion si fermò davanti all’ingresso dell’hotel in cui erano alloggiati e la band suonò una versione estesa di Brown Sugar in strada. Era stato Charlie Watts (da poco scomparso) a suggerire questo espediente promozionale spesso usato dai musicisti jazz di New Orleans. L’album dal vivo Love You Live, pubblicato nel 1977, include le esecuzioni di Fingerprint File e It’s Only Rock ‘n Roll provenienti dal concerto del 17 giugno 1975 a Toronto, e Sympathy for the Devil tratta dal concerto del 9 luglio a Los Angeles. Nel 2012, l’intero show di Los Angeles del 13 luglio 1975 è stato pubblicato come parte della serie “Rolling Stones Archive”, con il titolo L.A. Friday (Live 1975). Le esibizioni durarono di più rispetto a quelle dei precedenti tour e la scaletta dei brani variò più di frequente e la loro canzone più celebre, Satisfaction, scritta esattamente 60 anni fa non venne mai eseguita.

Ci fu un primo viaggio americano nel 1964 e una tournée dei primi anni 70, che purtroppo li esporrà anche al consumo massiccio di droga pesante, contribuendo all’alone di “dannati e persi sempre sul punto di morire”. Cosa che di fatto non avverrà, per ironia del destino o per il famoso patto col diavolo, che Mick Jagger rappresenta teatralmente così bene durante i concerti che introducono Simpathy for the devil (1968, anno di uscita della canzone).

Grossi successi come Sticky fingers (1971) ed Exile on main street (1972) lasciano il segno e li consacrano nella mitologia musicale moderna.

Questi sono fatti utili da riportare per celebrare (come ho già fatto nel Knotgarden Adolescenti e musica, 135, 2024) ancora una volta la potenza di una band tuttora attiva, rappresentativa di personaggi mitici del rock, che testimoniano ancora oggi la forza del desiderio e della passione.

Come già scrissi allora, nei momenti bui la musica è l’unica a rappresentare il confine tra rinuncia e rilancio: quel languore blues da cui anche il rock proviene, esprime il difficile equilibrio tra depressione, tendenza a lasciarsi andare fino alla decadenza quasi totale, e rinascita attraverso una spinta creativa che fa tornare in piedi.

Peraltro sono quasi tutti ancora vivi i membri della band, e mi piace pensare sia stata la passione per la musica a tenerli in vita, nonostante la sregolatezza e una vita molto turbolenta (Richards, 2014). Forse si può pensare che le grandi passioni ti fanno vivere, che non devi smettere mai di sentirti proiettato verso il desiderio e un progetto importante, qualcosa di intenso e molto personale, oltre che sociale e condivisibile.

I fans degli Stones ancora oggi cantano e ballano una rabbia e una disperazione mai sopiti, perché interni alla natura umana e alla sofferenza di vivere. Il dolore che siamo abituati ad accogliere nei nostri pazienti – e pure il nostro – forse può essere temperato dalla musica, può essere mitigato dal fluire di una melodia triste, vitale, disperata, rabbiosa e infine salvifica, come accade per il rock. Come dice un mio amico musicista, suonare è una esperienza di sospensione e di meditazione, la possibilità di accesso a una dimensione “altra” ma al tempo stessa familiare, una sorta di area transizionale, che apre le porte alla creatività e alla possibilità di accedere a differenti pensieri e mentalità.

La “simpatia per il Diavolo” non è una attrazione verso il male, ma la possibilità di trattare i propri demoni, senza averne eccessiva paura, perché Eros e Thanatos sono più vicini di quanto si pensi e solo la dialettica tra loro crea la possibilità di vivere e amare. L’amore non è esente da conflitti e la pace non è raggiungibile senza guardare alle radici e alla “naturalezza” dell’odio.

Nel rock è contenuta l’idea che tutto potrebbe finire, ma poi questa fantasia non avviene. Proprio come succede nei nostri percorsi terapeutici: il male, i nostri demoni non ci possono distruggere, ma possono diventare spazio potenzialmente creativo. Ognuno a modo suo, dovrebbe trovare la strada per la sopravvivenza, per rimodulare la propria tormentata esistenza.

Rollings Stones photo by Annie Leibovitz 1975 Tour of the Americas

Bibliografia:

De Mari M. (a cura di), Knotgarden 2024/1 Musica e adolescenza. ISBN: 9791281865075

Richards K., Life, Milano, Feltrinelli, 2014.

Paola Ferri, Milano

Centro Milanese di Psicoanalisi

paolasilvia.ferri@gmail.com

rolling stones 75 A

Distruttività e rinascita: dal mito degli Stones alla difficile sopravvivenza dell’essere giovani - Paola Ferri

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