Sezione Locale della Società Psicoanalitica Italiana
di patrizia Montagner
Venerdì 12 aprile presso lo Spazio Arte di Bejaflor a Portogruaro è stata inaugurata la mostra delle opere di Michela Sbuelz Farsi seme.
Si tratta di una raccolta di una quarantina di sculture lignee e xilografie.
Lo stile e i contenuti delle opere di Sbuelz hanno una loro profonda e particolare espressività, che tocca aspetti inediti, sui quali, credo, meriti soffermarsi.
E’ sempre molto difficile descrivere la particolarità di un’opera o di un gruppo di opere d’arte.
Conobbi questa artista attraverso una sua istallazione lignea collocata davanti al tavolo degli oratori ad un convegno sulle problematiche dei migranti.
Mi colpì per la intensità che la permeava e per come era stata costruita: si trattava di pezzi diversi accostati, che raccontavano una storia di uso e di deterioramento subiti, ma che insieme davano una immagine di forza, di armonia e di una possibilità di essere nuovamente usati.
Tra loro qualche accenno di oro, che lessi come materiale di riparazione e di valorizzazione.
Scoprii poi che era stata ordita raccogliendo pezzi di barconi arenati sulle spiagge di Lampedusa.
“Sono andata là, volevo capire il viaggio, volevo rappresentare il viaggio e il fatto che siamo tutti in viaggio.” Mi disse quando ebbi modo di conoscerla.
Quella installazione riuniva gli elementi che sono lo specifico della sua arte:
i frammenti di legno da lei reperiti,
la loro intrinseca bellezza,
la loro ricomposizione,
la loro riparazione ed evidenziazione con piccole parti di oro
Gli elementi che comparivano in quella prima installazione nella quale ebbi modo di imbattermi, tornano, in modo diverso anche nelle opere successive.
Dirò di alcuni.
La riparazione
Il legno, le sue fenditure, i suoi tagli, le sue venature, i cerchi concentrici della sua storia sono “materia viva”, in continua trasformazione; legno trovato, raccolto, esibito, riparato con l’oro, facendo riferimento alla tecnica giapponese kintsugi; kintsugi che è anche una filosofia che esalta l’imperfezione e la resilienza.
La riparazione è un aspetto centrale nella nostra crescita psichica.
Il bambino ama e quindi ripara il suo oggetto di amore. Il tempo, l’usura, i danni umani hanno deteriorato e intaccato la materia viva dell’oggetto legno.
Il tempo, la rabbia, l’odio, il risentimento intaccano l’oggetto umano, ma esso può essere riparato. (Klein 1953)
La riparazione non può mai essere totale, e della riparazione, come del precedente danno, l’oggetto conserva i segni, anzi, non è più lo stesso perché da essi viene inevitabilmente trasformato. (Lupinacci a al. 2024)
Ma la riparazione è preziosa, gli inserti di oro di Michela Sbuelz, ne testimoniano.
La natura e il seme
I suoi lavori partono sempre da elementi della natura. Alcuni pezzi sono stati cercati e trovati, altri sono stati costruiti a partire da un elemento naturale, come le xilografie in cui il taglio dei tronchi, i cerchi concentrici che sono la storia dell’albero, diventano l’immagine su cui segnare e riparare la storia.
L’uso costante di elementi naturali è una delle cifre dell’arte di Michela Sbuelz. La leggo come la necessità di sottolineare che la nostra prima appartenenza è radicata nella natura. La cultura si sviluppa e si evolve su questo comune essere. La natura questo elemento apparentemente così altro da noi viene ricondotta a degli aspetti comuni, un comune substrato vitale, e soprattutto dice della necessità di essere in collegamento con questa entità che ci cresce intorno, questo ambiente non umano in cui stiamo.
Il seme è un elemento fortemente carico di energia, che rappresenta in nuce, appunto, la possibilità di una ricreazione della vita.
I semi che ci presenta l’artista ci propone sono delle sue invenzioni, dei grandi semi, molto potenti, in forma naturale: quando li guardo ho desiderio di toccarli, di accarezzarli, di prenderli. Penso che sarebbe molto bello averne qualcuno in casa. Che sia davvero una felice possibilità poterli ammirare, conservarli e farli germogliare in uno spazio possa poi ospitate la pianta fantastica a cui daranno vita.
L’opera di questa artista ben rappresenta questa considerazione che Winnicott fece a proposito di Bacon.
“Quando guardo sono visto, così io esisto.
Ora posso permettermi di guardare e vedere.
Ora guardo creativamente e ciò che io appercepisco lo percepisco anche.” (Winnicott 1971, 194)
Per questa ragione la bellezza di cui facciamo esperienza guardando queste opere è toccante e allo stesso tempo dolorosa.
Ma tutto questo lavoro rappresenta un gesto di speranza. La speranza che viene anche dalla vita della natura, quella intorno a noi e quella in noi.
La speranza che viene dalla forza della natura.
Bibliografia
Klein M. e Riviere J ( 1953) Amore odio e riparazione . Astrolabio 1969
Lupinacci M.A., Rossi N. , Ruggero I. La riparazione dentro e fuori la stanza di analisi. Astrolabio 2024
Winnicott D.W (1971) Gioco e realtà. Armando 1985
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