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Il tempo nella clinica psicoanalitica

di Andrea Mosconi

«Il rapporto della fantasia col tempo è in genere molto significativo. Si deve dire che una fantasia ondeggia quasi tra tre tempi, i tre momenti temporali della nostra ideazione. Il lavoro mentale prende le mosse da un’impressione attuale, un’occasione offerta dal presente e suscettibile di risvegliare uno dei grandi desideri del soggetto. Di là si collega al ricordo di un’esperienza anteriore, risalente in genere all’infanzia, in cui quel desiderio veniva esaudito; e crea quindi una situazione relativa al futuro la quale si configura come appagamento di quel desiderio: questo è appunto il sogno a occhi aperti o fantasia, recante in sé le tracce della sua provenienza dall’occasione attuale e dal ricordo passato. Dunque passato, presente e futuro, come infilati al filo del desiderio che li attraversa».(Freud, 1907, Il poeta e la fantasia. In: Il motto di spirito e altri scritti.)

 

Sono partito da una citazione di Freud per pensare al tempo nella clinica psicoanalitica; sarà il tema del seminario teorico che si terrà a Verona l’1 aprile 2023, a cui parteciperanno alcuni maestri della psicoanalisi attuale: Stefano Bolognini, Marco La Scala ed Enrico Mangini che saranno accompagnati nelle loro riflessioni da Maria Ceolin (Segretario Scientifico del Centro Veneto di Psicoanalisi ‘Giorgio Sacerdoti’).

                  

 

Il tempo, ci riporta alla traccia infantile dell’appagamento del desiderio, come sottolinea Freud che, a partire dal 1920, a proposito del rapporto tra piacere-dispiacere scrive: «Ci siamo decisi a mettere in rapporto il piacere e il dispiacere con la quantità di eccitamento che, senza essere in qualche modo “legata”, è presente nella vita psichica, talché il dispiacere corrisponde a un incremento e il piacere a una riduzione di tale quantità. […]; probabilmente il fattore che determina la sensazione è la misura della riduzione o dell’aumento in un dato periodo di tempo».

          (Freud, 1920, Al di là del principio di piacere. In:  L’Io e l’Es e altri scritti.)

 Ora, nel rapporto piacere-dispiacere all’interno della relazione d’oggetto primaria,  il bambino in assenza dell’ oggetto, in un momento quindi caratterizzato da dispiacere con incremento della quantità di eccitamento, presentifica il seno allucinandolo e dando luogo ad una situazione caratterizzata da piacere con decremento della quantità di eccitamento; questo fenomeno allucinatorio fissa, nell’attuale dell’attività psichica del bambino, una gratificazione che permette   di superare il tempo dell’attesa deludente  dell’oggetto assente. In realtà questa fantasia allucinatoria nel suo presentificare (ovvero rendere presente l’oggetto), instaura un tempo presente che sottende inevitabilmente un passato, in cui si c’era stata una gratificazione del desiderio, e un futuro in cui la possibilità di gratificazione del desiderio può esserci o mancare: in altre parole inizia l’esistenza psichica e con essa la sensazione di finitezza di ogni soggetto umano.

Da questo punto di vista, come sottolineato da Freud, il principio del piacere risulta connesso con la realtà e col principio di realtà che contiene in sé un lutto esistenziale che non può essere denegato e che può essere evitato solo attraverso lo stesso fenomeno allucinatorio che ne ha fissato la traccia.

La quiete che il fenomeno allucinatorio comporta nel bambino, potrebbe far pensare che l’apparato psichico leghi tra loro i moti pulsionali per assicurare il dominio del piacere così che il bambino, liberandosi dall’eccitamento, possa ritornare alla quiete del mondo inorganico: principio del piacere al servizio della pulsione di morte? (Mosconi 2022).

Il desiderio del bambino che necessita di essere esaudito è strettamente collegato con l’ordine della natura umana, con il fine primo della sessualità, quello della sopravvivenza della specie. Afferma Green «Si comprende meglio ciò che si nasconde sotto l’espressione di atemporalità dell’inconscio, Atemporalità, abbiamo detto, innanzitutto rispetto all’indistruttibilità del desiderio. Ma questo è insufficiente. Ci si rende ben conto così di ciò che non sparisce sotto gli effetti del tempo. Ma rimane il problema, di fronte a questa temporalità, di sapere come questa abbia potuto temporalizzarsi attraverso la memoria dell’inconscio, pur continuando ad essere definita atemporale. […] Per parlare di atemporalità, bisogna che la questione non interessi solo il futuro come fine, ma anche il passato come origine. […] Così l’atemporalità è un concetto che deriva la sua consistenza dal fatto di sfuggire sia il problema della distruzione del tempo, che a quello della creazione da parte del tempo. […] Teso tra una limite che non è un’origine e un altro che non è una fine, l’inconscio perdura. Esso è allora «fuori tempo» pur essendo resistenza al cambiamento. Il paradosso è che questa resistenza al cambiamento come rifiuto di estinzione diverrà nella cura analitica resistenza allo svelamento dell’organizzazione significante. Ciò che desidera essere è, in quanto è, anche se questo essere porta in sé il germe della propria fine, essere di non-essere. (Green, 2006, Atemporalità dell’inconscio. In: La diacronia in psicoanalisi.)

Green pone la questione di come la atemporalità possa temporalizzarsi attraverso la memoria dell’inconscio che per sua natura è atemporale ma che  trova nella scansione tra futuro e origine e nella tensione stessa tra futuro e origine il perdurare dell’inconscio. Questo ‘essere-non essere’, questa temporalità vissuta dal bambino attraverso l’assenza dell’oggetto, attivata attraverso la pulsionalità (il desiderio), e fissata dall’intermittenza allucinatoria, costituisce un ‘fuori tempo’ che resiste alla mancanza  e che comporta la prima ‘nozione’ di tempo.

 “Qui e allora. Quanto viviamo nel passato” di Stefano Bolognini, “Legamenti sbarrati e coazione a ripetere” di Marco La Scala e “Il doppio tempo della psicoanalisi” di Enrico Mangini sono le tematiche che ci accompagneranno nel-attraverso il tempo del lavoro clinico in psicoanalisi.

L’auspicio è di ‘essere…’ sollecitati al pensiero.

Andrea Mosconi, Padova

Centro Veneto di Psicoanalisi

mosconi.cabianca@gmail.com 

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