Esperienza di soddisfacimento e Masochismo originario erogeno

di Cosima De Giorgi

(Padova), Membro Ordinario della Società Psicoanalitica Italiana, Centro Veneto di Psicoanalisi.

*Per citare questo articolo:

De Giorgi C. (2025), Esperienza di soddisfacimento e Masochismo originario erogeno. Rivista KnotGarden, 2025/2, Centro Veneto di Psicoanalisi, pp. 126-145.

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Tutta la complessa attività di pensiero, che si svolge dall’immagine mnestica fino alla produzione dell’identità di percezione attraverso il mondo esterno, non rappresenta che una via indiretta, resa necessaria dall’esperienza, per giungere all’appagamento di desiderio. Infatti, il pensiero non è altro che il surrogato del desiderio allucinatorio, […] dato che nulla, all’infuori di un desiderio, è in grado di mettere in moto il nostro apparato psichico.

(Freud, 1899, p. 516-17)

Con Il problema economico del masochismo del 1924 Freud capovolge il concetto di masochismo spiegato, fin dai Tre saggi sulla teoria sessuale a Un bambino viene picchiato del 1919, come derivato da un preesistente sadismo che è tornato a rivolgersi contro l’Io del soggetto. Questo capovolgimento è stato possibile, anzi si è reso necessario, dopo la svolta del 1920 con Al di là del principio di piacere in cui Freud compie una riformulazione estremamente complessa della teoria: non che smentisca quanto aveva concettualizzato prima, anzi riprendendo antichi concetti già formulati nel Progetto di una psicologia e che, in Al di Là del principio di piacere, ritornano. Entrambi i lavori esplorano e interpretano lo sviluppo dei processi psichici a partire dal punto di vista economico.

A me pare che i due testi siano contemporaneamente somiglianti e opposti. Si somigliano perché, come già detto, importanti concetti del Progetto ritornano in Al di là: il principio di inerzia prenderà il nome di principio del nirvana, o principio di costanza, e il principio di piacere approderà nella elaborazione del masochismo erogeno primario. Sono opposti per il modo con cui viene condotta l’indagine. Mentre le intuizioni postulate nel Progetto sembrano scorrere quasi a cascata, in Al di là, ogni concetto viene via via messo in discussione per cui tutto lo scritto è segnato da un movimento di va e vieni che confonde e fa perdere il filo. Per il Progetto si trattava di costruire una teoria generale dei processi psichici; per Al di là, la necessità di una rielaborazione della teoria sviluppata nel frattempo in modo da includere e rendere coerenti i nuovi concetti con il quadro generale. A monte di tutto ciò la trasformazione della contrapposizione tra pulsioni di autoconservazione e pulsioni sessuali, entrambe incluse in Al di là, in pulsioni di vita o Eros in contrapposizione con la pulsione di morte.

Tra i molti interrogativi che Il problema economico del masochismo pone, mi soffermerò sull’ipotesi che il masochismo originario erogeno sia l’esito del legamento della pulsione di morte presente all’interno dell’organismo ad opera della libido e la contemporanea trasformazione del principio del nirvana in principio di piacere-dispiacere. Impasto pulsionale e masochismo originario erogeno sarebbero quindi tutt’uno costituendo una condizione di base non solo per lo sviluppo dell’apparato psichico, ma anche per la vita in generale. Il mio lavoro intende mostrare come il carattere primario del masochismo erogeno, ipotizzato in Al di là, affondi le sue radici nel Progetto su cui focalizzerò la mia attenzione

Progetto di una psicologia

Prima di addentrarmi nell’esperienza di soddisfacimento, vorrei dare un’immagine del Progetto più ampia ed evocativa della forte impressione che ha prodotto su di me. Si tratta di una rappresentazione dell’attività psichica in generale, un’opera visionaria, “una mirabolante anteprima della metapsicologia, un grandioso affresco psichico travestito da brogliaccio neurologico” (Napolitano, 2024, p. 399) la cui concezione ‘rimossa’ costituisce, insieme a L’Interpretazione dei sogni, il motore epistemologico di tutto il percorso dell’opera la cui latenza si percepisce fino al Compendio (Green,2001). Il Carteggio con Fliess (vedi Lettera n.64,[1] Lettera n.78[2], Lettera 82[3]), rivela lo stato psichico, come di possessione, da cui è scaturita l’opera, all’interno di una relazione affettiva e di scambio scientifico molto intensi con l’amico; opera presto abbandonata e mai una volta nominata, anche quando ne riprenderà quasi alla lettera alcuni concetti. Il manoscritto venne infatti trovato nel 1937 nelle carte di Fliess e Freud, informato del ritrovamento, aveva chiesto che venisse distrutto ma, nel 1950, venne finalmente pubblicato.

L’assunto di base del Progetto è che lo stato di eccitamento consista in una quantità di energia Q in movimento e che il principio che lo regola sia il principio di inerzia, vale a dire la tendenza alla riduzione di energia a zero. Questo processo di eccitamento-scarica costituisce “la funzione primaria del sistema nervoso” (Freud, 1895, p. 202) che in Pulsioni e loro destini diventerà il 1°postulato biologico. È evidente che una condizione in cui Qη è uguale a zero sia una condizione inesistente nella realtà e che appunto il principio di inerzia esprima la tendenza alla riduzione, o comunque al ripristino della situazione di partenza, o regressione.

Infatti, fin dalle origini della vita, questo principio deve essere modificato perché il sistema riceve stimoli non solo dall’esterno ma anche dall’interno dell’organismo stesso, stimoli endogeni (anticipazione del concetto di pulsione) -fame, sessualità- che non cessano (cioè non possono essere mai scaricati del tutto) se non si realizzano particolari condizioni nel mondo esterno, per esempio il nutrimento. Perché si produca un’azione di questo tipo, ‘azione specifica’, imposta dall’ ‘urgenza vitale, il sistema nervoso è costretto ad abbandonare l’originaria tendenza all’inerzia e mantenere una scorta di energia Qη necessaria all‘azione specifica’. Nel fare questo mantiene la stessa tendenza, nel senso che cerca di tenere il livello di Qη più basso possibile e di evitare ogni aumento, ossia di mantenerlo costante. “Tutte le attività del sistema nervoso devono essere incluse o entro l’ambito della funzione primaria oppure entro quello della funzione secondaria, imposta dalle esigenze della vita” (ibid., p.  203).

L’importanza di questa concettualizzazione consiste nel fatto di stabilire fin dalle origini la necessità dell’oggetto, (l’azione specifica richiede che qualcosa accada nel mondo esterno) che sia la persona accanto, il soccorritore, la madre.

Il secondo assunto sono i neuroni. Questo assunto permette di articolare la tesi quantitativa con particelle, i neuroni appunto, che possono essere concepite come entità caricabili o scaricabili di una certa energia Qη, cioè di essere ‘investite’ oppure ‘disinvestite’. Freud ipotizza che vi siano tre classi di neuroni: il sistema di neuroni ϕ deputati alla funzione della percezione, il sistema dei neuroni ψ deputati alla memoria e ai processi psichici in genere, e i neuroni ω i cui stati di eccitamento si traducono in sensazioni coscienti. La struttura del sistema nervoso dovrebbe consistere quindi di “dispositivi per trasformare la quantità in qualità, dove sembra trionfare ancora una volta la tendenza originaria a liberarsi della quantità” (ibid., p. 214). Esistono dunque due serie di qualità: quelle derivate dagli organi di senso e derivate dalle variazioni di Qη (energia interna): di dispiacere per l’aumento, e di piacere per la riduzione.

 

L’esperienza di soddisfacimento (paragrafo 11)

Proviamo ad immaginare cosa succede quando nel neonato insorge per la prima volta uno stimolo interno (Freud indica rifornimento di cibo, prossimità dell’oggetto sessuale). Secondo il modello che abbiamo più sopra presentato, la tensione, l’incremento di Qη, prodotta dallo stimolo suscita dispiacere che spinge alla scarica attraverso i neuroni motori (secondo il principio dell’inerzia neuronica ipotizzata nello schema generale). L’esperienza mostra che la prima via di scarica è quella che conduce a una modificazione interna (grida, pianti, agitazione). Ma questa strada, per quanto possa dare un iniziale piccolo sollievo attraverso la scarica motoria, non conduce all’estinzione dello stimolo per cui la tensione continua ad aumentare fino ad arrivare alla soglia del dolore. La sospensione dello stimolo può essere operata solo da una modificazione nel mondo esterno che interrompa l’emissione di Qη all’interno del corpo e che, come ‘azione specifica’, può seguire solo determinate vie. Il neonato non è in grado di compiere questa azione da solo. Questa azione si realizza solo mediante l’intervento del Nebenmensch, la persona accanto che, dalle grida del bambino, viene indotto a farvi attenzione. “Tale via di scarica acquista pertanto la funzione secondaria estremamente importante dell’intendersi, e l’impotenza iniziale degli esseri umani è la fonte originaria di tutte le motivazioni morali” (Freud, 1895, p. 223). Quando il soccorritore ha provveduto all’azione specifica, a favore dell’impotente, questi è in grado, grazie a dispositivi riflessi, di compiere nel proprio corpo l’attività necessaria a eliminare lo stimolo interno. “Il tutto costituisce un’esperienza di soddisfacimento, che ha le più importanti conseguenze nello sviluppo funzionale dell’individuo” (ibid.).

Questa esperienza produce all’interno del sistema Ψ (il sistema deputato alla memoria e all’attività psichica) tre ordini di fattori.

1) una scarica duratura così che la tensione che aveva prodotto dispiacere si esaurisce;

2) uno o più neuroni investiti da ϕ, neuroni percettivi) vengono investiti di una carica corrispondente alla percezione di un oggetto;

3) altri punti del pallio sono informati che la scarica ha avuto luogo mediante il movimento riflesso che ha fatto seguito all’azione specifica.

Si stabilisce quindi una “facilitazione”, una via privilegiata di conduzione tra queste cariche e i neuroni nucleari investiti da Ψ. L’informazione che la scarica riflessa è avvenuta è data dal fatto che i cambiamenti avvenuti all’interno del corpo del neonato in seguito all’ ‘azione specifica’, hanno dato origine a nuovi eccitamenti sensoriali che producono un’immagine motoria in Ψ.

Freud ipotizza che alla base dei rapporti tra i neuroni Ψ ci sia una legge di associazione per simultaneità, la quale entra in azione durante la pura attività Ψ, durante la rievocazione riproduttiva(ricordo)” (Ibidem). L’esperienza di soddisfacimento porta dunque a una facilitazione tra due immagini mnestiche (quella dell’oggetto e quella delle trasformazioni corporee del bambino conseguenti al soddisfacimento) e i neuroni nucleari investiti durante lo stato di tensione prodotto dallo stimolo. Con la scarica di soddisfacimento anche la Qη defluisce dalle immagini mnestiche. Questo vuol dire che le diverse entità, “i neuroni”, non sono più isolati ma si collegano tra di loro per cui l’apparato può mettere in atto operazioni più articolate e complesse.

Infatti, appena lo stato di tensione, o di desiderio si ripresenta, la carica rifluirà e attiverà le due immagini mnestiche. Con molta probabilità, scrive Freud, l’immagine mnestica, (la rappresentazione) dell’oggetto sarà la prima a sperimentare l’attivazione operata dal desiderio. Questa attivazione produrrà qualcosa di molto somigliante a una percezione, cioè un’allucinazione. Questo ci dice come il desiderio possa animare e dare nuova vita agli oggetti di desiderio. Ma, se si mette in atto l’azione riflessa ne seguirà una delusione. Da qui l’importanza di imparare a distinguere l’allucinazione, ossia l’immagine mnestica, la rappresentazione, dalla percezione prodotta dalla presenza reale del soccorritore.

Analizziamo con più attenzione questa esperienza: sulle prime il neonato non chiede, semplicemente scarica la tensione prodotta dallo stimolo interno sulle vie motorie interne che produce il grido. Il grido inizialmente non sembra essere diretto a nessuno, semplicemente produce un piccolo sollievo con la scarica della tensione (siamo nell’ambito della funzione primaria). Ma le sue grida attirano l’attenzione del Nebenmensch, la persona accanto, che non sa perché il neonato piange, deve interpretare quel pianto, indovinarne il bisogno. L’offerta che viene fatta al bambino non è quindi una risposta a una domanda che la precede, ma il grido è importante perché apre la via all’intendersi e si integra con l’azione specifica.

Dall’interpretazione, azione, del Nebenmensch, fatta sempre in maniera ipotetica, il bambino ottiene non solo la pacificazione da un’eccitazione vissuta come intrusiva, ma fa esperienza anche di movimenti direzionali verso qualcosa, un’esteriorità che può portargli delusione oppure rivelazione dei propri movimenti appetitivi. In questa prospettiva la domanda e il bisogno non sono necessariamente ciò che precede la soddisfazione, ma sorgono retroattivamente dall’esperienza di soddisfacimento. Questa lettura interroga sui ruoli assegnati al neonato, all’adulto, e all’ oggetto offerto che dovrebbe catturare, magnetizzare il bisogno. Da qui la domanda: viene prima il bisogno (l’istinto) o la pulsione? Schneider sottolinea il fatto che Freud considera il bambino come indifeso- ‘impotente’- che riceve (domanda) “rifornimento di cibo” o-e “vicinanza dell’oggetto sessuale” collegando tra loro funzioni eterogenee. Nella situazione originaria, il Nebenmensch è sovraccarico di funzioni che lo rendono enigmatico. Perché, sebbene le due funzioni siano eterogenee, di fatto sono concomitanti. “Il primo oggetto erotico del bambino è il seno della madre che lo nutre, l’amore nasce in appoggio al bisogno soddisfatto di nutrimento. [….] Occupandosi del corpo del bambino la madre diventa la sua prima seduttrice” (Freud, 1938a, p. 15).

“L’erotico’ e il ‘conservativo’- scrive Balestriere- sono co-originari, ciascuno fin dall’inizio mirando a un fine specifico e subito poggiandosi l’uno contro l’altro, donde l’intrinseca possibilità di passaggio dall’uno all’altro” (Balestriere,2003, p. 189).

  1. Aulagnier, ne La violenza dell’interpretazione, costruisce un modello relativo all’incontro originario tra il bambino e il seno: l’immagine di oggetto-zona complementare. La condizione essenziale è che questa esperienza possa essere rappresentata come un’esperienza che apporta piacere alle due entità. La rappresentazione di questo primo incontro, il pittogramma, ignora la dualità che la compone. Zona e oggetto esistono unicamente l’una per l’altro, sono inscindibili. Nel caso che l’esperienza sia di dispiacere avremo una bocca che cerca di strappare il seno, un seno che cerca di strapparsi dalla bocca, e di strappare la bocca. Il pittogramma rappresenta una medesima unità oggettozona come luogo di un duplice desiderio di distruzione. Nell’originario, ogni organo di piacere può diventare quello di cui ci si mutila per annullare il dispiacere di cui si mostra tutto a un tratto responsabile. “Sarebbe inutile, in questo registro, stabilire un ordine di precedenza tra l’affetto e la sua rappresentazione, così come tra il vissuto e l’informazione che ne ha la psiche. [….] Bisogna postulare la coalescenza di una rappresentazione dell’affetto indivisibile dall’affetto della rappresentazione che la accompagna. Non sono maggiormente separabili di quanto lo sia lo sguardo da ciò che è visto” (Aulagnier, 1975, p. 85-6).

“In questo universo che può aprirsi sia al disastro che al miracolo” (Schneider, 2011,113) come facciamo a essere sicuri che l’agitazione iniziale del bambino richieda il seno? Freud propone la nozione di “azione specifica”. Ma tra i bisogni ha messo nutrimento e vicinanza dell’oggetto sessuale. Questo implica un’esitazione sulla legittimità di ogni risposta al malessere iniziale, l’intendersi non è poi così scontato. È su questa minaccia, arbitrarietà di ogni risposta materna che P. Aulagnier ha fondato la nozione di violenza primaria che designa, in campo psichico, ciò che si impone dall’esterno a costo di una prima violazione. “Violenza” necessaria del Nebenmensch alle origini della vita.

 

L’esperienza di dolore (paragrafo 12)

Nel paragrafo immediatamente successivo all’esperienza di soddisfacimento, Freud immagina l’esperienza di dolore, come se quest’ultima potesse essere non solo possibile ma anche ineludibile dopo l’introduzione del Nebenmensch e l’esperienza di soddisfacimento.

Proviamo ad immaginare cosa succede. Dopo che l’infans ha fatto l’esperienza di soddisfacimento, all’apparire di un nuovo stimolo si renderà urgente l’intervento dell’oggetto. Con molta probabilità, scrive Freud, ci sarà l’attivazione dell’immagine mnestica dell’oggetto, qualcosa che somiglia a una percezione, cioè un’allucinazione. Questo ci dice che la rappresentazione dell’oggetto ha trovato posto nel mondo psichico dell’infans, diciamo che è stata interiorizzata. L’immagine mnestica dell’oggetto, ravvivata dal desiderio, offre all’infans una speranza all’angoscia prodotta dallo stimolo e lo sostiene nell’attesa ma, se mette in moto l’azione riflessa, ne conseguirà una disillusione. L’esperienza di dolore suggerisce l’ipotesi che l’oggetto che causa dolore, sia l’oggetto allucinato che non risponde all’appello, che non porta il soddisfacimento atteso. Ma, nel caso della riproduzione dell’esperienza, nel ricordo, l’energia Q che si aggiunge è solo quella che investe il ricordo, quindi dello stesso ordine di Qη interna, compatibile con l’attività del sistema, anche se in grado, comunque, di produrre un dolore attuale. L’ipotesi in questo caso è che, come esistono neuroni motori deputati alla scarica di Qη con la muscolatura, esistano “neuroni secretori” che vengono eccitati dall’aumento relativo di Qη producendo qualcosa all’interno del corpo che agisce come stimolo nel sistema Ψ. Questo qualcosa, prodotto dai neuroni secretori non scarica ma introduce Qη per via indiretta. Attraverso l’esperienza del dolore- dispiacere, l’immagine mnestica ostile riceve una facilitazione verso questi “neuroni secretori” e in virtù di essa il dispiacere si può liberare nell’affetto.

Grazie all’investimento affettivo della sofferenza, l’immagine dell’oggetto ostile, invece di essere vissuta come un ostacolo, trova posto all’interno dell’apparato come motivo di un’eccitazione. Ipotesi “problematica” ma indispensabile osserva Freud, sostenuta da quanto si verifica durante la scarica sessuale. Questo contrasto tra l’immagine che provoca sofferenza e l’effetto attribuibile alla liberazione del sessuale suggerisce l’esistenza di una correlazione fondatrice tra sofferenza e sessualità che farebbe del masochismo il luogo di nascita del sessuale

Questa esperienza ci mostra come il significato dell’oggetto soddisfacente si capovolga ma, come abbiamo visto, sia capace di “eccitare” di “stimolare”. “È proprio perché la soddisfazione attesa non si verifica che l’oggetto, che sfugge al potere allucinatorio del desiderio, viene appreso come una causa eccitante” (Schneider, 2011, p. 129). Si crea così un ulteriore legame con l’oggetto, uno spazio che separa la disillusione dall’oggetto imperiosamente evocato. Uno spazio per l’oggetto ribelle. L’immagine dell’oggetto ribelle è portatore così di una doppia valenza: può causare sofferenza e può eccitare. A questo punto, se parte la scarica con disinvestimento dell’oggetto che causa sofferenza, questa potrebbe coinvolgere anche l’oggetto che ha portato soddisfacimento, pertanto, l’immagine dell’oggetto ostile può sfuggire alla scarica diventando traccia mnestica che può manifestarsi nell’affetto. La possibilità di mantenere investita anche l’immagine dell’oggetto ostile è sostenuta da quanto Freud afferma. “Supponiamo che l’oggetto che fornisce la percezione sia simile al soggetto, cioè un essere umano. L’interesse teorico [suscitato nel soggetto] si spiega anche in quanto un oggetto siffatto è stato simultaneamente il primo oggetto di soddisfacimento e il primo oggetto di ostilità, così come l’unica forza ausiliaria” (Freud, 1895, p. 235).

Il dispiacere prodotto diventa così sostenibile rendendo possibile all’ ‘impotente’ l’attesa dell’aiuto che pone fine alla sofferenza. In questo modo l’oggetto che aiuta è mescolato con l’oggetto ribelle rendendone incerta la pericolosità. L’intervento del Nebenmensch rimanda sempre a un aspetto intrusivo, però è grazie a lui che può avvenire il soddisfacimento reale, che permette all’infans di avere accesso a ciò che stava aspettando senza saperlo, senza poterlo chiedere e a cui è legata la sua sopravvivenza. In questo senso possiamo dire che è il masochismo originario erogeno a rendere possibile il mantenimento dell’investimento dell’oggetto (la rappresentazione) fin dalle origini. È qui l’ipotesi sconcertante di Freud: il dispiacere prodotto dall’investimento dell’oggetto ostile produce gli stessi effetti della sensazione sessuale. Collegamento questo non supportato da una logica che cerca di dimostrare, ma di confrontare questo enigma all’enigma del sessuale. “Non è impossibile- scrive M. Schneider- che il sessuale, nel corso dello sviluppo, conservi tracce di questo nodo primordiale tra ciò che deve essere posto dalla parte dell’intrusivo, del potenzialmente doloroso, e ciò che precipita dalla parte del desiderio” (Schneider, 2011, p. 150).

 

 

Il Nebenmensch intermediario del legamento della pulsione di morte ad opera di Eros

Dell’esperienza di soddisfacimento, Freud ci descrive dettagliatamente cosa immagina accadere nel neonato, ma non ci dice molto di quanto accade nel Nebenmescsh oltre al fatto di essere attento e propenso a prendersi cura del neonato mettendo in atto l’azione specifica. Ma, nelle ripetute riprese, che nel Progetto fa di questa esperienza, gli attribuisce diversi attributi: Nebenmensch – persona accanto, adulto esperto, soccorritore, persona cooperatrice. Ho sempre molto apprezzato la felice espressione dell’intendersi che mi pare indichi quello che possiamo immaginare accada in questo originario incontro tra due esseri simili e in posizioni tanto asimmetriche. L’espressione intendersi fa pensare subito a una forma di reciprocità, come se ciò che accade nell’infans dovesse accadere anche nel soccorritore e che proprio per questo si intendono. R. Guarnieri sottolinea come il grido dell’infans, possa produrre un fenomeno di risonanza una “sorta di eco che fa dell’altro il luogo di risonanza di sé”. Il Nebenmensch accanto al neonato in stato di impotenza, è “colui che, facendosi penetrare dalla sofferenza dell’altro, può accedere alla propria sofferenza e attivare, dentro di sé, la presenza di ciò che fu per lui stesso il Nebenmensch, l’essere prossimo” (Guarnieri, 2014, p. 125).Intendersi fa venire in mente anche la relazione amorosa: uno scambio di messaggi privato, intimo, fatto di mille cose: di sofferenza ma anche di piacere, di promesse, di paure, di ostilità come anche di curiosità, di sorpresa, di gioco, sensazioni e impressioni che si percepiscono e manifestano quasi più a livello corporeo che con le parole.

Credo che nell’ “intendersi” sia all’opera la funzione del giudizio ipotizzata da Freud nel Progetto: attività che si compie nel sistema Ψ molto importante per conoscere gli oggetti del mondo. Il giudizio primario consiste nella scomposizione del complesso percettivo per cui possiamo dire che la percezione proveniente dal mondo esterno viene riprodotta all’interno dell’apparato psichico del soggetto percipiente in un nucleo oggettuale + un’immagine motoria. Mentre si percepisce la percezione, per esempio un sorriso, si copia il movimento per farlo coincidere con la percezione. In questo caso si parla di percezione avente un valore imitativo. Concetto ripreso poi da E. Gaddini. Oppure la percezione suscita il ricordo di una sensazione dolorosa patita dal soggetto stesso in modo tale che esso prova il dispiacere corrispondente. In questo caso la percezione ha un valore simpatetico. Il nucleo oggettuale che si sottrae al giudizio la chiamiamo cosa. L’immagine motoria invece indica l’attività, l’attributo della cosa. Si tratta di un processo primario di associazione tra gli investimenti dall’esterno e quelli derivati dal corpo stesso dell’individuo, attività che non richiede l’intervento dell’Io. “Supponiamo- scrive Freud- che l’oggetto che fornisce la percezione sia simile al soggetto, cioè un essere umano prossimo. [….] Per tale ragione, è sul suo prossimo che l’uomo impara a conoscere” (Freud, 1895, p. 235). Possiamo immaginare che il grido del neonato si riverberi sulle tracce motorie- tracce mnestiche del proprio grido nel Nebenmensch che anima tra i due una forma di intensa comunicazione inconscia. È da questa esperienza originaria dell’essere umano che Freud fa nascere l’amore e i sentimenti morali. Nel giudizio primario troviamo il punto di origine comune di affetti e rappresentazioni. P. Aulagnier descrive in modo molto bello come nell’originario affetto e rappresentazione siano inseparabili: “Non sono maggiormente separabili di quanto lo sia lo sguardo da ciò che è visto”. I poeti intendono e sanno dire queste cose ancora meglio. “Un gemito, poi, è il suono più familiare che un uomo possa indirizzare ad un altro. Lo si intende subito. È più intellegibile di una parola, perché sfuggito all’organismo che lo formò e non lo volle come tutte le sue funzioni. Così il polmone respira e il cuore batte. E il suono va direttamente al cuore degli altri che sanno anch’essi formarlo e perciò l’intendono” (Svevo,2014, p. 66). Questa prospettiva che vede l’inseparabilità dell’affetto dalla rappresentazione non verrà sviluppata da Freud; infatti, negli scritti di metapsicologia, affetti e rappresentazioni verranno descritti per i loro differenti destini.

La straordinaria intuizione della funzione dell’“intendersi” associata all’esperienza di soddisfacimento, anticipatrice del concetto di area transizionale di Winnicott, che nel Progetto Freud riprende più volte, verrà presto abbandonata, quasi volutamente occultata e votata alla distruzione. Restano la funzione dell’attenzione, della prossimità e la qualità dell’ascolto attribuite al Nebenmensch che caratterizzeranno la posizione dell’analista nella situazione analitica.

Ritorniamo al saggio sul masochismo del ’24, in cui Freud, come aveva già scritto ne LIo e l’Es, e come continuerà a ripetere in tutti gli scritti successivi al 1924, sottolinea che non si sa per quali vie e con quali mezzi si compia il legamento della pulsione di morte, rimasta all’interno dell’organismo vivente, ad opera della libido. Ma che questo avvenga è un postulato irrinunciabile, talché non abbiamo mai a che fare con pulsioni di vita o di morte allo stato puro ma sempre e soltanto con impasti delle due specie di pulsioni che si mescolano in proporzioni variabili. E che, così come avviene l’impasto, può, sotto l’influsso di particolari fattori, verificarsi il loro disimpasto. In questo senso masochismo originario erogeno e impasto pulsionale sono tutt’uno in quanto esito del medesimo processo.

Riprendiamo, a questo punto, l’esperienza di soddisfacimento, esperienza primigenia a cui è legata la sopravvivenza organica e psichica dell’infans. Abbiamo visto che la prima risposta, all’insorgenza di uno stimolo interno, il neonato mette in atto è la scarica motoria che produce il grido secondo il principio di inerzia. Ma il grido attira l’attenzione del Nebenmensch che, adoperandosi a compiere l’azione specifica, apre il circuito inizialmente chiuso (eccitamento-scarica-principio di inerzia-pulsione di morte) da cui prende avvio la funzione dell’intendersi. Questa esperienza, come abbiamo visto, stabilisce all’interno dell’apparato psichico nascente un legame tra lo stimolo-pulsione, la rappresentazione dell’oggetto che ha prodotto il soddisfacimento e l’immagine motoria delle trasformazioni corporee seguite all’esperienza. In questo modo il Nebenmensch, o meglio la sua rappresentazione, viene a collocarsi all’interno dell’apparato psichico del neonato, viene introiettata, divenendone elemento costitutivo. È quindi con l’esperienza di soddisfacimento, resa possibile da ciò che il Nebenmensch mette in atto nei confronti del neonato, che Eros prende corpo, si attualizza e va a legare o contrapporsi al principio di inerzia-pulsione di morte che rappresenta invece la spinta regressiva-pulsione di morte- insita nella pulsione stessa, da cui l’apparato si deve affrancare per potersi sviluppare. Il soddisfacimento allucinatorio del desiderio, sul modello del sogno, prima forma di rappresentazione a cui il neonato prontamente ricorre all’insorgenza di un nuovo stimolo, testimonia dell’avvenuto legame della pulsione con l’oggetto a cui è legato il soddisfacimento. L’esperienza di soddisfacimento però, come abbiamo visto, è in stretto rapporto con l’esperienza della sofferenza, infatti solo la disillusione, l’esperienza di dispiacere in una condizione di sofferenza erotizzata, ha avuto per conseguenza l’abbandono di questo tentativo di appagamento per via allucinatoria e reso possibile la trasformazione del principio di inerzia in principio di piacere -dispiacere, ossia in masochismo erogeno primario. Il masochismo erogeno primario rende sopportabile quella inevitabile dose di dispiacere, resa necessaria dall’esperienza, per ottenere il soddisfacimento, condizione basilare non solo per lo sviluppo dell’apparato psichico ma per la vita in generale e in questo senso custode della vita (Rosenberg, 1999). Freud incorpora quindi proprio nel movimento pulsionale la dualità conflittuale tra Eros e pulsione di morte, riprendendo, a ben vedere, l’opposizione tra pulsione e tendenza ipotizzata nel Progetto. Ipotesi sostenuta anche da quanto scrive in Al di là: “I processi primari sono anche i primi nel tempo, all’inizio della vita psichica non ce ne sono altri, e possiamo inferire che se il principio di piacere non fosse già stato all’opera in essi, non potrebbe neanche instaurarsi nei processi successivi” (Freud, 1920, p. 248).

Può instaurarsi così il principio di realtà che da avvio al processo di pensiero, alla vita fantasmatica e al desiderio. Il pensiero lega i moti pulsionali sostituendo il processo primario che li governa con il processo secondario rendendo “possibile all’apparato psichico di sopportare l’aumentata tensione degli stimoli durante il differimento della scarica. Esso è essenzialmente un’azione di prova” (Freud, 1911,456). Il pensiero è opera dell’Io che, proprio perché a monte il moto pulsionale è abitato da Eros oltre che di pulsione di morte, può, non sempre peraltro, legarlo agli influssi che promanano dalle altre tendenze presenti, ossia istituire l’esame di realtà “il cui fine non è quello di trovare nella percezione reale un oggetto corrispondente al rappresentato, bensì di ritrovarlo, di convincersi che è ancora presente” (Freud, 1925, p. 199-00). Infatti la rappresentazione non è mai la ripetizione fedele della percezione che può risultare modificata per commistione di altri elementi o per altre ragioni. L’esame di realtà deve controllare fino a che punto si spingono le deformazioni. “Si riconosce comunque come condizione necessaria per l’instaurarsi dell’esame di realtà il fatto che siano andati perduti degli oggetti che in passato avevano portato a un soddisfacimento reale” (Ibidem).

La prossimità tra l’esperienza di soddisfacimento e l’esperienza di sofferenza, in una condizione erotizzata, è ciò che determina il masochismo erogeno primario: “residuo di quella fase dello sviluppo in cui ha avuto luogo la fusione della pulsione di morte e dell’Eros, che tanta importanza ha per la vita” (Freud, 1924, p. 10) da cui origina, come abbiamo detto, il desiderio e sarà a fondamento della psicosessualità umana.

“Il desiderio conserverà dall’inconscio il suo potere e la sua funzione organizzatrice nel fornire al sogno mezzi e sostanze per costruire le sue forme e le sue storie. […] La sua forma sarà l’allucinatorio, la sua via preferenziale, quella del processo primario, ma gradualmente saprà anche adattarsi al divenire del principio di piacere in principio di realtà. Braccato dalla memoria, esso vivrà di un perenne stato nostalgico, quello che lo indurrà sia a riaccendere il bisogno, sia a contrastare il carattere estintivo della pulsione, la sua intrinseca natura protesa verso il silenzio dell’inanimato. Queste considerazioni per ribadire la centralità del desiderio, la sua adattabilità, […] la sua indispensabile, e sostanziale, funzione di legamento e di significazione. Il desiderio sostiene le pulsioni di vita, addirittura coincide con esse?” (Munari, 2019, p. 64)

 

Bibliografia

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NOTE

[1]Lettera n. 64 del 25 maggio 1895, p.154. “sono un uomo che non può vivere senza una mania, una passione divorante, senza un tiranno……. Nel servirlo non conosco limiti. È la psicologia […]Nelle ultime settimane ho dedicato ogni minuto libero a questo lavoro; ho impiegato le ore notturne, dalle undici alle due, intento a fantasticare, interpretare e congetturare, interrompendomi solo quando arrivavo a qualche assurdità o quando non ne potevo proprio più”.

[2]Lettera n.78 del 20 ottobre 1895, p.172. “In una laboriosa notte della scorsa settimana, […] tutto a un tratto le barriere sono crollate, i veli si sono sollevati e io sono riuscito a penetrare con lo sguardo dal più piccolo particolare delle nevrosi sino alle condizioni della coscienza. Ogni cosa al suo giusto posto, gli ingranaggi ben congegnati, si aveva l’impressione che la cosa si fosse ora veramente trasformata in una macchina che da un momento all’altro si sarebbe messa a camminare da sola. I tre sistemi di neuroni, lo stato libero e legato della quantità (Qη) il processo primario e quello secondario, la tendenza principale e la tendenza al compromesso del sistema nervoso, le due regole biologiche dell’attenzione e della difesa […] Naturalmente non sto più in me dalla contentezza. [….] Ciò che non si può raggiungere a volo, occorre raggiungerlo zoppicando; la Scrittura dice che zoppicare non è una colpa”.

[3]Lettera n.82 del 20 novembre 1895, p.180. “Non comprendo più lo stato mentale in cui ho concepito la psicologia; non riesco davvero a capire come abbia potuto infliggertela. Penso che tu sia sempre troppo cortese; mi sembra che si sia trattato di una forma di vaneggiamento.

Cosima De Giorgi (Padova)

Centro Veneto di Psicoanalisi

cosima.degiorgi@gmail.com

*Per citare questo articolo:

De Giorgi C. (2025), Esperienza di soddisfacimento e Masochismo originario erogeno. Rivista KnotGarden, 2025/2, Centro Veneto di Psicoanalisi, pp. 126-145.

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