Sezione Locale della Società Psicoanalitica Italiana
KnotGarden 2025/2 “A partire da: Il problema del masochismo, Freud 1924”
di Bernard Chervet
(Parigi). Membro della SPP con funzioni di training. Ex presidente della SPP. Ex segretario scientifico del CPLF. Ex membro del consiglio e dell’esecutivo dell’IPA.
*Per citare questo articolo:
Bernard Chervet (2025), Precessione del masochismo e attrazione al di là del masochismo. Rivista KnotGarden 2025/2, Centro Veneto di Psicoanalisi, pp. 25-50.
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Pluralismo del termine masochismo
I termini sadismo e masochismo sono nati nel XIX secolo. Fin dall’inizio del XX secolo essi fanno parte del linguaggio quotidiano, del linguaggio scientifico dell’erotologia e della metapsicologia della psicoanalisi. Prima non esistevano, nonostante le realtà che essi designano appartengano alla specie umana dalla notte dei tempi. Se guardiamo alla frequenza con cui vengono usati oggi, ci incuriosisce una cosa: come hanno fatto gli uomini a rappresentarsi queste realtà nella loro vita quotidiana?
Esse sono state inizialmente riconosciute entrando nell’uso comune e nel campo della scienza come componenti della sessualità umana e come varianti perverse.
La loro immediata combinazione in un unico termine, sadomasochismo, nonostante le rispettive origini siano molto diverse, merita una riflessione. Come ogni condensazione, essa prende parte ad un processo di occultamento delle differenze e della realizzazione di un desiderio, in questo caso quello di unirli per rafforzare una precisa funzione, percepita come incerta, condivisa da sadismo e masochismo: affrontare la dimensione traumatica insita in tutte le pulsioni. Questa fusione in un’unica entità è stata indotta dalla necessità di nascondere il loro legame, attraverso il dolore, con la dimensione traumatica che definisce tutte le pulsioni.
Dal 1920, le pulsioni sono state concepite nei termini della loro qualità più elementare, la loro tendenza a ritornare a uno stato precedente, persino all’inorganico e all’inanimato. Questa tendenza è alla base di un’attrazione regressiva finalizzata all’estinzione, che viene sperimentata attraverso gli affetti traumatici dell’angoscia e della paura.
Questa necessità di unire sadismo e masochismo in un’unica entità, a scapito delle loro dinamiche specifiche, legate al dolore e all’odio, dimostra la fragilità del controinvestimento della tendenza all’estinzione e lo stretto legame che esiste tra sadismo, masochismo e dimensione traumatica.
Dopo aver adottato il masochismo e il sadismo come pulsioni parziali appartenenti alla sessualità umana, e poi come destini pulsionali, la psicoanalisi ha gradualmente riconosciuto il loro coinvolgimento nel trattamento e nell’occultamento del trauma; da qui una riflessione sulla loro rispettiva genesi, sull’asimmetria del loro manifestarsi e sui loro legami differenziati con il dolore e l’odio.
A seconda dell’ambito in cui si utilizzano, questi due termini vengono più o meno accorpati in uno solo e assumono significati molto diversi.
Fenomenologicamente parlando, si riferiscono ai modi in cui vengono effettuati gli investimenti relazionali e ai modi in cui vengono soddisfatti, che fanno parte della sessualità umana più comune, in cui formano una coppia di opposti complementari (ad esempio, la famosa richiesta del masochista: “fammi male” e le due possibili risposte sadiche: “sì” e “no”).
A volte il rapporto con il dolore prevale su qualsiasi altro mezzo di soddisfacimento; la perversione è organizzata. Sadismo e masochismo sono allora distribuiti e suddivisi in modo più o meno elettivo e stabile tra due partner che insieme cercano, attraverso di essi, l’accesso al piacere sessuale, giocando con le varie forme di dolore fisico, psicologico e morale per ottenerlo. Questo è il loro modo di fare l’amore. Si amano per le soddisfazioni sessuali, narcisistiche e generative che si danno reciprocamente.
A volte è l’odio a diventare la posta in gioco principale di questo genere di coppia, odio per il dispiacere legato al funzionamento mentale che genera dolore, odio per il masochismo e per ciò che ne è all’origine; in altre parole, la tendenza estintiva e la funzione di trattenimento[1] che vi si oppone. In effetti, per opporsi all’estinzione, viene invocato l’imperativo[2] del trattenimento iniziale da cui deriva la tensione dolorosa alla base del masochismo. Il godimento, o il suo opposto, l’astinenza raccomandata da varie religioni, ha la funzione di nascondere o reprimere questa tensione dolorosa.
Questa relazione con il dolore è ulteriormente complicata da un’altra circostanza. Il dolore fisico o psichico (insulti, privazioni, vessazioni), sia esso inflitto da un altro o da se stessi (autoflagellazione), può essere usato per far scomparire altri tipi di dolore. Il dolore che viene elettivamente preso di mira, il dolore che deve scomparire perché è sentito con maggior dispiacere, è il dolore che nasce dal funzionamento mentale stesso, da quella tendenza al trattenimento iniziale. Nascondendo il dolore, reprimendo il desiderio o l’odio, prescrivendo l’amore o la calma, si procede sempre verso la tendenza estintiva.
Se queste dissimulazioni e repressioni falliscono, sia per il godimento che per l’astinenza, l’odio verso questa estinzione endogena può portare alla crudeltà e alla distruzione, fino a mettere in discussione l’integrità corporea dell’altro o di se stessi. Attraverso le mutilazioni, fino ad arrivare all’omicidio e al suicidio (sui-cid: tagliare-sé), sono i luoghi della conversione a essere attaccati per sradicare alla fonte la tendenza all’estinzione delle spinte pulsionali. Anche l’odio stesso può diventare oggetto di repressione per lo stesso scopo.
La clinica delle dipendenze da sostanze tossiche rivela un’altra possibilità che è quella di sopprimere i processi di trattenimento iniziali e di cercare la calma oltrepassando il trattenimento doloroso e il masochismo nella sua funzione di trattenimento; tentare di andare oltre ogni masochismo a rischio di perdere la propria salute fisica e psicologica, o addirittura la propria vita.
Tutte queste soluzioni convergono e si combinano nel tentativo di evitare di esperire la tendenza estintiva, facendo scomparire una parte del mondo esterno, degli oggetti, del corpo e della psiche. In altre parole, far scomparire l’estinzione pulsionale utilizzando la soppressione di una parte della realtà attraverso il diniego, la distruzione, l’abolizione e l’eliminazione.
Sadismo e masochismo non seguono sempre destini esclusivi, ma sono coinvolti nello sviluppo del desiderio e in tutte le relazioni sessuali, allo stesso modo di tutte le altre componenti pulsionali. Possiamo riconoscere la loro presenza nella sensibilità delle zone erogene e nella scelta degli oggetti che le investono.
Nel linguaggio quotidiano, i significati colloquiali dei termini sadismo e masochismo hanno generalmente una connotazione negativa (in particolare, “essere masochista”). La fragilità dell’occultamento fornito dalla soluzione sessuale influenza questo giudizio, che in realtà si rivolge al trauma alla base di tutti i destini pulsionali. La cultura della sofferenza ha avuto un buon successo quando la religione l’ha collegata a un ideale raggiungibile.
Un tale giudizio negativo non viene espresso in erotologia in nome di una cultura che mette al centro la via del soddisfacimento e che mira al godimento condiviso con la sua conseguenza essenziale, il premio d’amore. La tendenza estintiva viene quindi sperimentata solo attraverso l’orgasmo e il suo successivo periodo refrattario (“la piccola morte”).
Anche la metapsicologia ha attribuito una connotazione positiva al sadismo e al masochismo, prima come componenti della sessualità umana, poi come destini pulsionali. Ma al masochismo è stata gradualmente attribuita una funzione positiva molto più essenziale. Il masochismo erogeno primario, quello legato al trattenimento iniziale, è diventato la base preziosa di tutta la vita psichica, di ogni desiderio e di ogni pensiero. Ne è nata una concezione del masochismo come custode della vita psichica, anzi della vita stessa. Il masochismo in questione è un masochismo di funzionamento e di costrizione che sarà completato dal sadismo proprio per poter svolgere la sua funzione di trattenimento. Il sadismo allevia il masochismo mutando i moti pulsionali in investimenti con destini multipli, verso il corpo (erogeno e motorio), le azioni, il linguaggio, il pensiero e gli oggetti.
Nell’uso quotidiano, il sadismo è spesso associato a qualche perverso dominio narcisistico, o addirittura a una morbosa tendenza tirannica, mentre il diminutivo “maso” invita la persona a cui è rivolto a uscire da una passività degradante in cui probabilmente si abbandona, più o meno inconsapevolmente. In entrambi i casi, si tratta di un invito a porre fine a tali orientamenti, indipendentemente dal contesto in cui si manifestano. Il sadico e il masochista sono allora visti come una coppia alienata in una relazione oggettuale narcisistica, persino passionale e traumatica, stabilita a scapito di qualsiasi relazione oggettuale erotica.
Torneremo più avanti sul lungo percorso che ha segnato l’avvento dei termini sadismo e masochismo nel pensiero umano, a partire dal loro uso nelle aspirazioni mistiche (prescrizioni masochistiche di “esercizi” autosadici), nei riti funerari sadomasochistici (Tombe della Fustigazione), alla commercializzazione della sfera sado-maso nei bordelli specializzati nella flagellazione vietata in Francia dal 1946, al comportamentismo della pornografia (strumenti e decorum sado-maso) e, più recentemente, al posto del sadomasochismo nel corpus della metapsicologia.
Questo percorso ci fornisce informazioni sullo statuto speciale che questi moti e configurazioni pulsionali occupano nella condizione umana, attraverso le varie forme di sofferenza psicologica, morale, fisica e somatica, nonché attraverso meccanismi terapeutici.
Masochismo e metodo analitico. Asimmetria.
In psicoanalisi sadismo e masochismo designano componenti, destini e spinte pulsionali descritte come parziali, appartenenti sia alla sessualità infantile che a quella adulta, all’interno delle quali si iscrivono, allo stesso modo di tutte le altre componenti parziali, come autoerotismi e azioni preliminari. Tuttavia, non sono equivalenti. Classicamente, il sadismo articola odio e sessualità, mentre il masochismo utilizza il dolore per raggiungere la soddisfazione sessuale. Torneremo sul rapporto tra dolore e odio.
Non c’è dubbio che sadismo e masochismo siano coinvolti nel metodo analitico a causa delle varie costrizioni specifiche del protocollo, ma anche a causa della regola fondamentale. La prescrizione della libertà associativa regressiva (parlare prima di pensare) permette l’emergere di moti negativi che, come contrappunto, esigono un lavoro psichico all’origine di una tensione di trattenimento proprio nello stesso modo in cui l’attenzione fluttuante e l’interpretazione richiedono all’analista un lavoro sul pensiero.
Il masochismo è sollecitato dal metodo stesso, in modo evidente dal protocollo, ma in modo ancora più fondamentale dall’esigenza di mentalizzare secondo le molteplici forme che essa implica. L’odio verso l’analisi trova qui la sua principale ragion d’essere, così come gli attacchi sadici che compaiono in seduta; da qui il possibile omicidio edipico, come omicidio dell’imperativo a mentalizzare trasposto e metaforizzato come omicidio del padre.
Questo aspetto intrinseco del metodo, fondamento masochistico su cui esso poggia, non sfugge all’ “uomo dei topi” che accusa Freud di sadismo nei suoi confronti. Egli tenta così di inscrivere all’interno della seduta il masochismo come coppia sadomasochistica per evitare il destino della tensione dolorosa creata dalla esigenza di mentalizzazione. In quel caso (il paziente) si alza e inizia a camminare, utilizzando le sue capacità motorie per ridurre la tensione causata dal dover far passare tutti i cammelli dei moti pulsionali che si dispiegano in lui, attraverso la cruna dell’ago della parola.
Freud si difende sostenendo di avere poco gusto per la crudeltà. Questa argomentazione non è molto convincente perché sa di negazione, anche se egli è stato in grado di mentalizzare il suo sadismo e di utilizzarlo a fini terapeutici.
A sua difesa, Freud attribuisce al metodo la responsabilità delle esperienze masochistiche “Lo assicuro che io stesso non ho nessuna propensione per la crudeltà, che certo non mi piace tormentarlo, ma che naturalmente non sono autorizzato a fargli questa concessione. [Sarebbe come chiedermi la luna]. Superare le resistenze è un imperativo della cura a cui non possiamo assolutamente sottrarci” (O.S.F.,9, pp. 14-5).
Il primo tentativo di Freud di liberarsi da questa sessualizzazione della relazione analitica è stato quello di abbandonare l’ipnosi, poi il metodo catartico; di conseguenza di creare un metodo analitico basato su un principio enunciato nella regola analitica fondamentale, il principio della libera associazione che collega enunciazione e coscienza, e quindi l’inconscio al divenire cosciente attraverso l’interpretazione, essendo quest’ultima, nella seduta, la via maestra per la presa di coscienza.
Freud ha così liberato la cura psicoanalitica da una relazione sadomasochistica, soggetto-oggetto. Egli si presenta come il traghettatore di un metodo che si impone a lui. Consegna al metodo la responsabilità del masochismo sollecitato nell’analizzando. Riconosce così, senza formularlo, che un’erotizzazione del metodo è possibile e inevitabile sia nel transfert positivo che in quello negativo, a seconda che il sadomasochismo sia auspicato o rifiutato dal paziente.
Vent’anni dopo, fu Ferenczi a lamentarsi con Freud. Durante il trattamento, Freud non aveva sufficientemente risvegliato e analizzato il transfert negativo. Freud rispose che avrebbe dovuto essere attivamente sgradevole con Ferenczi per portare alla luce tale transfert, il che sarebbe stato contrario al metodo. Si affidò quindi ancora una volta al metodo per far sperimentare (al paziente) il masochismo della mentalizzazione, che si rivela diverso da quello che un incitamento da parte dell’analista avrebbe potuto indurre.
In queste due risposte, all’Uomo dei topi e a Ferenczi, Freud mette in evidenza un’asimmetria tra sadismo e masochismo e una precessione del masochismo sul sadismo, cosa che potrà ammettere apertamente solo più tardi, nel 1924, dopo aver per lungo tempo affermato che fosse il sadismo ad essere primario.
In nessun momento Freud sottolineerà la desessualizzazione che egli assume in nome dell’etica psicoanalitica: non sottrarsi al metodo. Non affermerà nemmeno mai il destino sublimatorio del sadismo nella cura inteso come fermezza e autorità, aspetti che giocano un ruolo nella promozione degli investimenti e del loro orientamento sulla via progredente; non evidenzierà neanche il destino sublimatorio del masochismo in quanto tenerezza carica di attenzioni basata sul riconoscimento sia delle rinunce necessarie per costruire la via regressiva sia della realtà dell’estinzione pulsionale (Braunshweig, 1971).
Genesi dei termini sadismo e masochismo: un après-coup
La storia della genesi dei termini sadismo e masochismo, così come la logica temporale che ha presieduto al loro avvento, meritano di essere osservate. Esse evidenziano l’asimmetria che esiste tra queste due realtà, asimmetria celata dalla creazione di un unico termine da parte di Krafft-Ebing. Fin dal loro avvento in erotologia, questi due termini sono stati uniti in un’espressione che privilegia la relazione, senza che venissero esplorate le rispettive logiche e i loro legami con il dolore e l’odio.
A dire il vero, la comparsa di questi due termini segue la logica del processo di après-coup con un evento, una scomparsa, un ritorno attraverso un elemento sostitutivo e un periodo di latenza durante il quale si svolge il lavoro di elaborazione, in questo caso grazie alla letteratura; ciò dimostra, ancora una volta, la loro vicinanza alla dimensione traumatica. La stessa dinamica di après-coup si ripete nell’elaborazione metapsicologica di Freud sull’asimmetria e sull’evoluzione della precessione (del masochismo).
Questi due termini sono apparsi tardivamente, anche se il loro uso attuale dà l’impressione che siano sempre stati disponibili. Erano assenti dai dizionari fino all’inizio del XX secolo[3] . Oggi non potremmo farne a meno, anche se sono apparsi solo alla fine del XIX secolo e sono stati utilizzati all’inizio del XX.
Sono stati introdotti da Krafft-Ebing nel 1886, che li ha ufficializzati nella sua famosa Psychopathia Sexualis. Entrambi hanno un elemento in comune: derivano dai nomi propri di autori letterari, il Marchese de Sade e Sacher-Masoch. Questa è l’unica volta, in ambito sessuale, che si può osservare una tale sostanzializzazione di due nomi propri di due scrittori e romanzieri. Inoltre, l’abbondante opera del marchese de Sade (1740-1814) precede di un secolo quella del ben più piccolo Sacher-Masoch (1836-1895). Infine, è stato il termine masochismo a entrare per la prima volta nella letteratura scientifica, permettendo al sadismo di tornare in auge.
Sade occupò la scena pubblica con i suoi scandali e i suoi scritti durante la seconda metà del XVIII secolo. Morì nel 1814 e il termine sadismo apparve per la prima volta nel 1834 nel Dictionnaire universel di Boiste. Esso indica una degenerazione antisociale, una “terribile aberrazione della dissolutezza: un sistema mostruoso e antisociale che rivolta la natura”. All’epoca, il suo valore psichico non era riconosciuto ed era riservato alla devianza profonda e alle mostruosità piuttosto rare. A causa delle importanti conseguenze dovute alla Rivoluzione francese, a cui Sade aveva partecipato a vario titolo, il suo nome e la sua opera subirono una importante repressione così come il neologismo «sadismo» termine che egli stesso aveva coniato poco prima, a partire dall’opera più recente di Sacher-Masoch. E ‘solo nel 1886, alla fine del IXX secolo, che lo psichiatra tedesco Krafft-Ebing conferì al sadismo lo status di concetto scientifico, riconoscendo il suo posto all’interno della sessualità e il suo valore antonimico del masochismo, termine che egli stesso aveva coniato poco prima, a partire dall’opera più recente di Sacher-Masoch
Dunque, è alla fine del XIX secolo che compare il termine masochismo, dopo la pubblicazione de La Venere in pelliccia di Sacher-Masoch (1870); ed è solo dopo l’avvento del masochismo nella letteratura scientifica che il termine sadismo si aggiunge alla concettualizzazione erotologica. Krafft-Ebing considera il masochismo una forma di perversione, che definisce come la ricerca del piacere attraverso il dolore. Allo stesso modo, considera il sadismo come una perversione sessuale in cui la soddisfazione è legata alla sofferenza o all’umiliazione inflitta agli altri. Egli però non considera l’odio.
In passato, il comportamento sadico veniva stigmatizzato nel linguaggio quotidiano e le “povere” vittime venivano compatite per le loro dolorose sofferenze. Queste pratiche venivano concepite e interpretate in termini di demonologia o di morbosità, a seconda dell’approccio religioso o medico adottato.
Il linguaggio scientifico alla fine del XIX secolo era alla ricerca di parole più neutre. Nel 1892, Schrenck-Notzing propose termini derivati dal greco algos (dolore), come algolagnia (piacere attraverso il dolore), algofilia e algofobia, algologia, per indicare il masochismo; tutti legati esclusivamente al dolore. I derivati di algos non hanno avuto però troppo successo.
L’avvento dei due termini, masochismo e sadismo, è quindi avvenuto in più fasi, con il termine sadismo rimasto a lungo silente. La sua rinascita è stata possibile solo dopo il riconoscimento del masochismo maschile e l’attenuazione del sadismo con l’accoppiamento dei due termini da parte di Krafft-Ebing e la loro fusione in un unico termine, sadomasochismo. Nel frattempo, una mentalizzazione della dimensione traumatica, più direttamente presente nell’opera di Sade e nella sua vita, è stata raggiunta passando attraverso la letteratura.
Fu probabilmente questa esperienza traumatica a spingere Krafft-Ebing non solo a nominarli e unirli, ma anche a scrivere monografie specifiche su sadismo e masochismo nella sua Psychopathia Sexualis (Richard von Krafft-Ebing, 1886).
Questa temporalità discontinua, questo sviluppo teorico segnato da sparizioni e risorgenze, si è realizzato attraverso un processo di deformazione e con l’uso di elementi intermedi per nascondere, dissimulandolo, l’aspetto traumatico (masochismo maschile e letteratura). Questo percorso mostra lo stretto legame tra sadismo, masochismo e dimensione traumatica, da cui le numerose connessioni tra questi movimenti pulsionali e la castrazione, attraverso le teorie sessuali infantili.
È stato quindi solo dopo l’avvento del masochismo nella letteratura romanzesca e poi in quella scientifica che il termine sadismo ha trovato spazio nella letteratura psicoanalitica e nel discorso corrente, mettendo da parte tutti gli altri termini concorrenti. Questo gioco di precessione e après-coup comporta una rimozione collettiva.
Precessione del masochismo e l’attrazione che va oltre …
Dopo questo complesso cammino attraverso l’uso che è stato fatto di questi termini, la loro adozione da parte di Freud è stata determinante per il loro destino. Essa è stata resa possibile dal loro accoppiamento come opposti sessuali e si è sviluppata collegandosi all’asimmetria del rapporto di ciascun termine con l’odio e il dolore.
Probabilmente anche l’autorevolezza riconosciuta da Freud a Krafft-Ebing ebbe un ruolo importante. Infatti, egli si era molto interessato ai testi scritti da questo autore sul sadismo degli uomini e delle donne e sulle varie forme di masochismo, proprio nel momento in cui stava riconoscendo l’esistenza dell’isteria maschile.
Troviamo tracce di questa polisemia e di questa storia nella differenziazione proposta da Freud di tre figure di masochismo: il masochismo erogeno che è alla base degli altri due, il masochismo femminile e il masochismo morale (1924).
In seguito, l’unificazione dei due termini in un’unica entità ha dato luogo a forti opposizioni, la più importante delle quali è la critica di Gilles Deleuze (1967), che esige una rigida separazione tra il mondo sadico e quello masochista e rifiuta il “mostro semiologico” creato dal termine sadomasochismo. Egli distingue due costellazioni, quella del masochismo, masochista-carnefice e quella del sadismo, vittima-sadica. Per lui, questi due poli non si incontrano. Questa opposizione non è lontana dalla dimensione traumatica e dal rapporto che ogni termine ha con il dolore, l’odio e la castrazione. Nonostante questo approccio critico si discosti ampiamente dalle posizioni di Freud, esso si trova in linea con lo sviluppo della metapsicologia freudiana per ciò che riguarda la differenziazione delle funzioni di ciascun polo.
Per avere un’idea più precisa del percorso di questa differenziazione, dobbiamo notare che Sacher-Masoch scrisse un breve romanzo su un uomo che viene picchiato da una donna, e che gode nell’essere picchiato. Nelle opere del Marchese de Sade, invece, le donne vengono picchiate e persino abusate fino alla morte, finché non vengono rianimate. Le scene sadiche in cui viene coinvolta Justine includono anche la presenza di medici. Sadismo e crudeltà si intrecciano nell’opera di Sade. Era quindi necessario passare attraverso il masochismo maschile per poter contro-investire l’amalgama, godimento del dolore – castrazione, e riconoscere la genuina partecipazione del dolore alla voluttà erotica. In precedenza, gli atti sadici a cui le donne venivano sottoposte in varie forme (sadismo fisico, verbale, affettivo e morale) non erano considerati come rivelatori di una attitudine masochista, ma parte della logica di attacco e vittimizzazione che riguardava i torturatori. Questi atti erano collegati alle teorie sessuali inconsce di castrazione e giustificati da esse. Le teorie falliche, infatti, rassicuravano gli uomini sulla loro identità priva di qualsiasi mancanza, quindi, permettevano loro di sentirsi liberi dalla minaccia della castrazione. Inoltre, esse sostenevano che la sessualità femminile era profondamente trasgressiva; da qui la meritata castrazione. L’assenza del penela conseguenza punitiva, una teoria che ne maschera un’altra, evocando un aldilà accessibile attraverso il godimento femminile: la castrazione-sparizione del pene è la prova dell’accesso delle donne a un godimento infinito e incestuoso. È il fantasma del Presidente Schreber: il desiderio di accedere ai raggi divini attraverso la rimozione del suo pene. Questa equivalenza, dolore/godimento = castrazione, è presente in tutte le cure e deve essere elaborata affinché l’erogeneità masochista possa emergere, liberata da questa equazione.
Le teorie sessuali infantili fanno parte della concezione narcisistica della differenza tra i sessi a scapito della ricerca della soddisfazione sessuale. La presenza del pene nel maschio masochista (Séverin picchiato da Wanda) permette da quel momento in poi, di denominare il masochismo, mentre la sua assenza condanna il sadismo e il masochismo alla rimozione, lasciando alle teorie sessuali infantili il compito di sostenere una funzione antitraumatica (l’assenza del pene come punizione per una trasgressione e come godimento incestuoso).
La soluzione sadica non ha potuto quindi essere integrata che come componente sessuale che utilizza il dolore soltanto dopo che il masochismo era stato riconosciuto come tale, cioè differenziato dalle logiche della castrazione; in altre parole, dopo aver avuto la possibilità di utilizzare le teorie sessuali infantili che collegavano sadismo, masochismo e castrazione.
Questa dinamica di differenziazione si è verificata anche all’interno delle elaborazioni metapsicologiche di Freud; il sadismo è stato pensato inizialmente come il primo a palesarsi, per poi lasciare il posto al masochismo; l’asimmetria è comunque presente in ciascuno dei passaggi che hanno segnato le precessioni dei termini.
Approfittando di questo percorso distribuito lungo un secolo, sadismo e masochismo hanno potuto essere integrati di diritto nella psicoanalisi come componenti della vita sessuale, e poi come destino di moti pulsionali; in seguito, verranno considerati come una conseguenza della realizzazione dei processi di pensiero, in particolare delle operazioni psichiche più fondamentali, quelle che presiedono al principio stesso della vita psichica e sono coinvolte nel processo di co-eccitamento libidico. È in quel momento che troveranno le loro specificità.
La concettualizzazione di Freud del sadismo e del masochismo inizia con l’integrazione della coppia sessuale simmetrica delle pulsioni parziali all’interno della sessualità umana (OSF, 4), prosegue con il montaggio delle pulsioni in tre stadi a b c (attivo, riflessivo, passivo) con una precessione concessa al sadismo (Freud, 1915), e infine arriva fino alla concezione di un masochismo originario alla base di qualsiasi moto pulsionale (Freud, 1924). La precessione del sadismo introduce la prima asimmetria, la seconda è la precessione del masochismo originario. Freud intuisce questa seconda asimmetria già nel 1915, quando riconosce l’esistenza di uno stadio pre-abc, uno stadio α per la coppia esibizionismo-voyeurismo. Per il sadomasochismo lo concepisce solo nel 1924. Il masochismo diventa allora un punto di fissazione, il nodo regressivo del co-eccitamento libidico a partire dal quale si crea e si rigenera la vita libidica stessa, ma anche la battuta d’arresto dovuta al periodo refrattario (all’ineccitabilità che sopravviene dopo il soddisfacimento orgasmico).
Questa elaborazione del sadismo e del masochismo riunisce diverse caratteristiche interconnesse: l’esistenza di una coppia di opposti inscritti in una apparente simmetria all’interno della sfera oggettuale; una diversa implicazione nel coinvolgimento dell’odio e del dolore in ciascuno dei moti pulsionali; una precessione del masochismo derivante dall’intervento originario dei processi di trattenimento iniziale sulla tendenza estintiva. In effetti, sulle pulsioni di vita e di morte viene esercitato un doppio trattenimento che viene prolungato da un’iscrizione dei moti pulsionali così creati, nell’Es. Questo doppio trattenimento costituisce la base di una tensione libidica responsabile del masochismo primario e può essere definito come masochismo di funzionamento.
La tendenza a trasformare una coppia di opposti in un’unica entità dà conto di questa funzione anti-traumatica, che riguarda in modo diverso ciascuna delle due modalità pulsionali. Il processo fondatore alla fonte, quello responsabile del masochismo di funzionamento, non può procedere se i moti pulsionali creati dai processi di trattenimento non vengono mutati in investimenti e diretti verso l’apparato psichico, il corpo, il linguaggio e gli oggetti. Il ruolo del sadismo di funzionamento è quindi quello di promuovere la co-eccitazione sessuale, le conversioni e le deviazioni verso i vari registri di investimento possibili, in modo da alleviare la tensione dolorosa e il masochismo. Esso utilizza l’odio per opporsi alle tendenze estintive e per promuovere le iscrizioni e gli orientamenti oggettuali.
Il lavoro del masochismo (Rosenberg, 1991), come quello del sogno, può soddisfarsi allucinatoriamente solo per un certo periodo di tempo. La durata della soluzione allucinatoria varia da un individuo all’altro. Questo è il fondamento del doppio rivolgimento e del montaggio pulsionale attraverso i 3 stadi delle pulsioni. Quest’ultimo riconosce che le pulsioni hanno una fonte, una spinta, una meta e un oggetto. È privo di ogni negatività; da qui deriva l’affermazione della precessione di uno stadio attivo (a), inizialmente progrediente e orientato verso l’oggetto, mentre gli altri due stadi, passivo (c) e riflessivo (b), sono secondari. Questa configurazione della pulsione è sostenuta da alcuni postulati: la spinta costante della pulsione e la sua natura oggettuale.
Freud ha messo in discussione molto presto questa concezione positivista, prospettando l’esistenza di uno stadio α, pre-abc, strettamente autoerotico, con il corpo sensuale e motorio come oggetto primario di conversione. Reintroducendo la negatività tramite una tendenza alla negativizzazione, Freud apre una possibile comprensione delle situazioni cliniche caratterizzate da perdita, mancanza e senso del vuoto, in particolare la melanconia. L’inversione della precessione fa il suo corso.
Il processo di co-eccitamento reso possibile dal ruolo del sadismo nel promuovere investimenti progredienti è, allo stesso tempo, anche il luogo di spinte regressive. Esso articola le tendenze estintive delle pulsioni e il trattenimento iniziale, risultato degli imperativi che impongono la rinuncia, da cui derivano i numerosi rischi, variazioni e inciampi del masochismo che dipendono da questo lavoro di co-eccitamento. L’intensità della regressione fino all’estinzione, combinata con il fallimento degli imperativi, apre il capitolo di un al di là del masochismo di trattenimento, il cui potere di attrazione è legato alle incertezze delle identificazioni che stabiliscono l’efficacia di questi imperativi.
La teoria della precessione del sadismo è stata concepita per superare questi ostacoli nel masochismo, mentre la sessualizzazione dell’odio cerca allora di rispondere a carenze dei processi fondanti.
Allo stesso modo, la concezione simmetrica delle pulsioni parziali coinvolte nel binomio sadismo-masochismo, porta a pensare che l’odio utilizzi il dispiacere del dolore per esaltare il godimento condiviso, sia nel sadico che nel masochista; ma il masochista non cerca di essere odiato.
Un bambino viene picchiato (OSF, 9, p. 41) ci ricorda un altro significato del “cercare di essere picchiato” e del “bisogno di punizione”. Al di là della ricerca della punizione, c’è una richiesta di essere oggetto di investimento che trova un minimo di soddisfazione nella seguente formula: “se mi picchia, è perché mi ama”. Essere picchiati prende il posto della rinuncia a essere investiti in modo permanente. È meglio essere picchiati che essere lasciati e dover lasciare. Lasciare e essere lasciati possono diventare modalità di eccitazione dolorosa che garantiscono la presenza e la non rinuncia. Le passioni vengono così esaltate. È la rinuncia che viene poi odiata ed eliminata e tutto ciò si prolunga nell’eliminazione degli imperativi superegoici: il famoso omicidio del padre del conflitto edipico.
L’espressione “bisogno di punizione” si riferisce a una situazione in cui il Super-Io non è efficiente, così come l’espressione “un bambino viene picchiato” si riferisce a una situazione in cui il lavoro di identificazione non si realizza.
In questo caso, l’odio segue la strada dell’auto-sadismo o del sadomasochismo anti-traumatico piuttosto che partecipare alla creazione dell’oggetto e del soggetto. Le concezioni psicoanalitiche che prevedono poste in gioco sado-masochistiche tra le istanze contribuiscono a nascondere il fatto che gli imperativi sono oggetto di eliminazioni nascoste dall’appello a soluzioni sessuali.
Il masochista vuole accedere al piacere erogeno attraverso il dolore e spera che il sadico risponda alla sua richiesta. Quindi il legame che sostiene la coppia sadomasochista non è l’odio, ma il gioco con il dolore, un gioco che non mette a repentaglio l’integrità corporea. Quanto all’odio, esso si trova a un bivio, quello presentato in Un bambino viene picchiato il cui sottotitolo è Contributo alla conoscenza della genesi delle perversioni sessuali. Si tratta allora di eliminare il potenziale fondante del destino dell’odio. Il dolore di essere lasciati e di lasciare serve a far sì che non ci sia bisogno di lasciarsi. Finché mi lasci, finché il dolore è presente, non sono lasciato! La costruzione di oggetti perduti viene così evitata. L’odio viene sessualizzato in sadismo laddove dovrebbe promuovere la crescita – l ‘oggetto nasce nell’odio – attraverso la costruzione di identificazioni narcisistiche derivanti da una desessualizzazione che implica una rinuncia.
Freud ritorna su questa logica in Al di là del principio di piacere (O.S.F., 9, pp. 193-49) quando fa riferimento alle reminiscenze del dispiacere che si ripetono nella seduta, in particolare quelle relative alle esperienze di sdegno, umiliazione, persino disprezzo e ignoranza, vissute da ogni bambino come risultato delle sue richieste edipiche e del rifiuto che esse incontrano.
La simmetria raggiunta nell’oggettualità risulta quindi nascondere un’asimmetria di base che articola diversi termini
del transfert, una ferocia che nasce dalla desessualizzazione del sadismo.
È quindi la presa in considerazione della tendenza pulsionale all’estinzione traumatica che modifica la precessione del sadismo nel: l’estinzione delle pulsioni, la spinta al trattenimento, il dolore e l’odio. Questa complessità è illustrata dalla famosa battuta: “Fammi male!”, “Non farlo!”; dove è evidente l’impossibilità a non soddisfare in un modo o in un altro la richiesta masochistica, richiesta che porta a far di tutta un’erba un fascio.
Il processo di co-eccitamento sessuale trova qui il suo pieno valore, ma anche la sua attualità come crocevia aperto a tutti gli ostacoli. Esso coinvolge le tendenze estintive, il principio della rinuncia, l’odio e il dolore. Il masochismo originario sostiene due messaggi incompatibili e inseparabili: “Là dove fa male, non manca niente” e, “Quando manca, fa male”. Questa equazione del masochismo originario non ha una soluzione possibile.
La storia dei termini sadismo e masochismo anticipa così la dinamica dei contributi della metapsicologia. L’asimmetria tra i due poli riflette il destino ultimo di tutte le pulsioni, la loro estinzione, al di là del dolore, dell’odio e del dispiacere, sia per il masochismo che per il sadismo.
L’invito a essere picchiati nasconde una distorsione del lavoro dell’odio nei confronti delle identificazioni. Francis Pasche ha saputo esprimere questo concetto per quel che riguarda l’omosessualità. Per lui, ciò che l’omosessuale non può possedere attraverso l’identificazione, è ciò che lo fa godere. Un fallimento processuale viene compensato dall’esacerbazione di una soluzione sessuale. La testa di Medusa (O.S.F., 9, p. 415) non si allontana di molto da questa prospettiva.
Con il caso della giovane omosessuale (O.S.F., 9, p. 141) Freud si imbatte nuovamente in questa sostituzione di un processo psichico inefficiente con una soluzione sessuale perversa, ma questa volta usa astutamente una nuova forma di espediente che consiste nell’utilizzare i desideri oggettuali per ottenere una soddisfazione regressiva al di là del principio di piacere. Freud rimase sconcertato e interruppe il trattamento della sua paziente; prevedendo che i sogni potessero essere ipocriti e ingannevoli, gettò nello scompiglio l’intera comunità psicoanalitica. Infatti, egli si rese conto che le attrazioni regressive estintive possono utilizzare qualsiasi mezzo possibile per raggiungere il loro fine e che la psiche dovrà produrre ogni sorta di stravaganze per rimediare alla situazione: dalla distorsione, fino alla lacerazione e all’amputazione, fino alla creazione di nuove realtà come i deliri e le ideologie. Questo è l’inganno delle idealizzazioni con una nuova varietà di deformazione: la falsificazione.
Si può allora ricorrere a ogni sorta di espediente, come l’auto-sado-masochismo (flagellazione religiosa) o il sadomasochismo anti-traumatico degli oggetti. La civiltà ha spesso istituito luoghi specifici, i bordelli specializzati, frequentati con assiduità da personaggi impegnati nelle più alte sfere di governo o nelle attività sublimatorie più creative, per farsi picchiare. E così è stato a Parigi, dalla fine del XVIII secolo alla metà del XX, con più di 200 bordelli, i più famosi dei quali vengono associati attraverso il loro nome a molteplici fantasmi diabolici: Chabanais, La Fleur Blanche (con la sua camera di tortura), Hôtel Marigny (finanziato da Proust), One-Two-Two, Aux Belles Poules, Le Sphynx, fino al più specializzato, Chez Christine (di fronte all’Hôtel Amour) con il suo interno da camera di tortura medievale. Tutti sono stati chiusi nel 1946 dalla legge Marthe Richard, l’ex prostituta soprannominata “La vedova che chiude” (Pierrat, 2013).
Durante un trattamento psicoanalitico queste spinte ad andare al di là del masochismo sono all’origine delle reazioni terapeutiche negative. Così una interpretazione finalizzata all’elaborazione viene invece messa al servizio di obiettivi regressivi traumatici. L’intento è quello di superare il blocco processuale del trattenimento iniziale, la fissazione alla base del masochismo funzionale. Siamo nel bel mezzo di Histoire d’O (Réage, 1954).
Tecnicamente parlando, il sadismo dovrà essere evocato nella sua forma sublimata, la fermezza, opporsi con forza contro queste propensioni alla negativizzazione, questa forma di resistenza contro le resistenze. Non ci può essere psicoanalisi senza l’ingresso della ferocia nell’arena quadro di una nuova concezione delle pulsioni. Questa qualità richiede un nuovo tipo di lavoro che promuova il principio di piacere, accompagnato da una specifica trasposizione sul corpo, la conversione sensuale. Questo processo di padronanza (Freud parla di addomesticamento) è un’operazione che appartiene alla funzione di trattenimento e di rivolgimento che precede e instaura il principio di piacere e assicura l’orientamento progrediente degli investimenti.
Questo riconoscimento modifica completamente il punto di vista sulla coppia sadismo/masochismo. La reintroduzione di uno stadio α che precede il montaggio pulsionale attivo-riflessivo-passivo a-b-c, uno stadio della funzione di trattenimento seguito da co-eccitazione e iscrizione psichica, costituisce la base della precessione del masochismo. Il sadismo nasce dall’impossibilità di sostenere tale trattenimento iniziale oltre un certo tempo, dall’obbligo di aprire l’economia libidica creata dal trattenimento iniziale verso un destino progrediente.
Abbiamo visto sopra come questa precessione sia mediata dall’asimmetria insita nella cura stessa, inscritta nel suo protocollo e nella sua regola fondamentale inaugurale, un’asimmetria mediata in tutta la cura dalla dinamica transfert-controtransfert.
L’autorità concessa allo psicoanalista è una perfetta illustrazione di come l’asimmetria della situazione analitica corrisponda all’asimmetria originaria di sadismo e masochismo.
Questa asimmetria si traduce in un transfert specifico, motore di ogni cura, il transfert di autorità, che preannuncia una cura potenziale costruita sulla base di un masochismo erogeno di origine. Quest’ultimo trova un destino progrediente grazie all’intervento del sadismo desessualizzato, che implica l’imperativo della rinuncia.
Il sadismo e il masochismo hanno quindi un posto molto speciale nella vita pulsionale. Essi costituiscono la base di tutte le pulsioni, di qualsiasi tipo; il sadismo attraverso il destino progrediente dei desideri, il masochismo come base regressiva comune. E tutti i moti pulsionali sono suscettibili, a seconda delle circostanze, di regredire e di trasformarsi in crudeltà e sofferenza.
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[Traduzione di Roberta Guarnieri e Caterina Olivotto]
NOTE
[1] Abbiamo chiesto all’Autore di specificare l’uso del termine francese retenue che verrà tradotto con il termine italiano trattenimento” (nota del traduttore).
“In francese, il termine retenue ha diversi significati:
– trattenere qualcosa che cresce e si riversa, contrastare una spinta; impedire, rallentare uno slancio; fare una diga (un serbatoio d’acqua);
– trattenere qualcosa che tende a scomparire; impedire l’estinzione; soffocare; mantenere in vita una persona morente; far durare.
Uso il termine “trattenere” in modo diverso da quello abituale in psicoanalisi.
In generale, il termine “trattenere” indica una barriera nei confronti della scarica o una barriera a una spinta, una barriera alla soddisfazione per rimandarla, con la metafora di una diga idraulica (il trattenimento di un fiume).
Nella mia concezione, trattenere impedisce la scomparsa, l’estinzione, l’esaurimento; trattenere qualcosa che tende a scomparire, come trattenere qualcuno che se ne va, che vuole suicidarsi, che sta morendo; in francese c’è un gioco linguistico con il termine tenir: trattenere qualcuno a cui si tiene (tenir à quelqu’un). Questa espressione evoca la metafora dei fumatori di pipa. Far durare la pipa. Tra i fumatori di pipa c’è una sorta di competizione: chi riesce a far durare di più una determinata quantità di tabacco.
Se non esiste una parola italiana per questo (cosa che spesso accade nelle traduzioni), si può trovare una perifrasi come, ad esempio, una costrizione contro la scomparsa”.
[2] Questo termine si riferisce alle funzioni del Super-Io. Esso si compone di diversi imperativi: la costrizione (per evitare la scomparsa), l’inscrizione, l’investimento, il lutto e la mentalizzazione.
Tutti questi imperativi si riuniscono quando viene istituito il Super-Io (erede del complesso di Edipo), che Freud descrive come l’imperativo categorico.
[3] I termini sadismo, masochismo, algolagnie e altri derivati sono assenti dalle edizioni di Littré del 1866 e del 1877.
*Per citare questo articolo:
Bernard Chervet (2025), Precessione del masochismo e attrazione al di là del masochismo. Rivista KnotGarden 2025/2, Centro Veneto di Psicoanalisi, pp. 25-50.
Per una lettura più agile e per ulteriori riferimenti di pagina si consiglia di scaricare la Rivista in formato PDF.
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